30 Giu 2013
Margherita Hack ci lascia in eredità ‘Perché sono vegetariana’, un libro che scuote le coscienze.
(Riverflash) Mangiare verde è una scelta legata a ragioni di salute ma anche etiche perché comporta il rispetto degli animali, e il loro diritto di non soffrire.
Molti fortunatamente sono sempre più sensibili a temi come il benessere individuale e collettivo, la sostenibilità, l’ecologia
Sugli scaffali ‘Perché sono vegetariana’ (Ed. dell’Altana) di Margherita Hack, 125 pagine da leggere tutto d’un fiato, che fanno luce su un argomento difficile e dibattuto, ben oltre il discorso alimentare, e ci spingono a riflettere sulle scelte dell’uomo. E sul futuro dell’intero pianeta.
Proponiamo una delle interviste a Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scientifica, pubblicata tempo fa su un periodico (testo di Cinzia Cinque)
Professoressa Hack, secondo il rapporto Eurispes 2011 in Italia i vegetariani sono circa 6 milioni, destinati ad aumentare.
Un fenomeno di moda o un’esigenza sempre più sentita?
«Credo che la scelta di non mangiare carne sia una presa
di coscienza dovuta alla maggiore sensibilità nei confronti degli animali e della crudeltà con cui sono trattati, come se fossero cose».
Lei però dichiara di essere vegetariana da sempre.
«Sì, è stata una scelta fatta dai miei genitori, che lo erano già nel 1922, quando sono nata; mia madre era cattolica, mio padre protestante, ma entrambi erano scontenti della loro religione, così, tramite un vicino di casa si sono avvicinati alla teosofia, una filosofia di origine indiana molto vicina al buddismo, che pratica il rispetto di tutti gli esseri viventi».
A differenza delle altre religioni?
«In quella cattolica, protestante, ebrea e musulmana l’uomo, considerato il re dell’universo, può disporre a suo piacimento di tutti gli animali, e ciò lo autorizza a procurare loro enormi, assurde e ingiustificate sofferenze».
Ma lei nel suo libro cita anche George Bernard Shaw, sensibile verso gli animali, di cui si riteneva amico, meno verso gli esseri umani, considerato il suo sostegno all’ideologia nazista.
«C’è chi ama gli uomini e gli animali, chi solo gli animali, chi né gli uni né gli altri. Dipende dal proprio vissuto».
Parliamo allora degli allevamenti intensivi.
«Una vera barbarie giustificata da forti interessi economici. Lì gli animali sono macchine finalizzate alla iperproduzione di carne, uova o pellicce; vivono in modo innaturale, in stabulati in cui non riescono a muoversi, nutriti in regime forzato, con cartoni imbevuti di antibiotici, o con farina ottenuta, per esempio, dalle femmine di anatroccolo, visto che i maschi servono per la produzione di quell’orrenda pratica alimentare che è il foie gras. A questi trattamenti si attribuisce l’epidemia della mucca pazza. Gli animali alla fine ci stanno dando una lezione».
Invece una volta, quando la carne era un lusso settimanale…
«Una volta gli animali erano allevati in stalle in cui potevano muoversi, o vivevano all’aperto, nei pascoli, le galline scorrazzavano nei pollai o anche in recinti, comunque enormi rispetto alle gabbie di oggi, grandi quanto scatole di scarpe».
Se fosse ancora così, potremmo ancora nutrirci di animali?
«Non si può certo pretendere che gli esquimesi mangino verdure, il problema è il consumo esagerato che obbliga a una produzione industriale. Oggi poi l’astronomia ci ha messo in grado di conoscere l’origine di tutti gli esseri viventi da un comune antenato, un organismo monocellulare. Poi l’evoluzione biologica ha prodotto la varietà di viventi che popolano la terra, il mare e l’aria, pesci, uccelli e mammiferi fatti di cellule e le cellule hanno tutte la stessa struttura. Siamo il prodotto della morte delle grandi stelle, le supernove, che esplodendo hanno dato origine alla materia prima necessaria alla vita».
La scienza è responsabile dell’etica, ma la scelta vegetariana è legata anche alla salute, sostiene Umberto Veronesi.
«Mangiare la carne fa male, oggi più di ieri. Gli animali allevati
in modo innaturale sono malati, non costituiscono un cibo sano. Veronesi è vegetariano per ragioni etiche ma anche scientifiche: siamo circondati da sostanze inquinanti che, assorbite dal terreno e dall’erba mangiata dal bestiame, si accumulano nei tessuti adiposi».
Eppure la carne può piacere. E le sue proteine…
«Nobili? Ma un corpo morto appeso a un gancio è un cadavere, e un cadavere va seppellito, non mangiato. Io sono cresciuta senza. E ho vinto due campionati nazionali universitari di salto in alto e in lungo, sono arrivata terza in due campionati assoluti di atletica, ho fatto Firenze-Viareggio e ritorno in bicicletta, 200 km in un giorno, e a 80 anni in una mattinata Trieste-Grado, 100 km. Direi che la mancanza di carne non ha indebolito il mio fisico. A me poi non è mai piaciuta, ma sono certa che ci si possa disabituare al suo sapore. Basti pensare da dove viene e il vegetarianesimo diventa un atto di volontà, che comporta la rinuncia ad alcuni piatti preferiti».
Che cosa mangia ogni giorno?
«Al mattino faccio colazione con caffe, pane integrale e marmellata senza zuccheri aggiunti; a pranzo e cena pastasciutta integrale anche di mais o farro , o riso integrale; insalata, tanta verdura. e frutta, anche se mi affatica sbucciarla».
Grazie professoressa Hack!
Manuela Di Forti AG RF 30/06/2013
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