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LE TASSE IN ITALIA E NEL MONDO

tasse

AG.RF.(di Claudio Peretti).17.09.2016

 Riverflash” – Oggi ho partecipato ad una riunione, seguita dal solito pranzo di lavoro. Si parlava di affari e di come lanciare un nuovo prodotto in grado di rilevare lo stato di salute di edifici e di costruzioni, anche per resistere ai terremoti.

Oltre a me c’erano due uomini d’affari, uno scienziato del CNR ed un ingegnere americano. Non voglio e non posso qui parlare di come sono andate le cose e di cosa abbiamo discusso. Voglio invece commentare quello che ci siamo detti durante il pranzo, parlando del più e del meno, di politica, di cultura e di economia. L’ingegnere americano, di origine norvegese, ci ha raccontato della migrazione dei suoi, dalla Norvegia all’America, quando lui aveva solo 8 anni. Ci ha detto che ancora oggi torna ogni anno in Norvegia, dove ha ancora dei parenti, a trascorrere le vacanze.

Con un fare stupito, incuriosito e quasi attonito, ci ha chiesto come mai in Italia le cose vanno così male dal punto di vista del lavoro e dell’economia. Ha detto che in Norvegia non c’è assolutamente nulla, non ci sono fabbriche di auto né di qualsiasi altra cosa, tutto è importato dall’estero. L’unica cosa che esportano, ma che non colma assolutamente la bilancia commerciale, è il baccalà, e l’Italia è il loro maggiore importatore. Nonostante questo in Norvegia l’economia va bene, non c’è debito pubblico e non c’è disoccupazione. Poi ha parlato dell’Italia, in tono stupito ed estasiato, ci ha detto che non conosce nessun paese al mondo con così tanta cultura, arte, inventiva, fantasia. Ci ha detto che conosce decine, centinaia di ditte in Italia che hanno prodotti eccezionali, che lui compera e rivende in tutto il mondo (si occupa di sicurezza). Dice che non ha mai conosciuto gente così intelligente e creativa come gli italiani, per cui per lui è un mistero il fatto che una nazione come la nostra possa essere in crisi… Beh, sentito da un americano oriundo dalla Norvegia, la cosa si fa interessante. Ma come, noi italiani stiamo sempre a criticarci, a gettare fango sulla nostra italianità e viene un ingegnere americano ad adularci? E non si spiega il motivo per cui stiamo per andare in default? Per me il motivo è solo uno: il nostro stato costa troppo. Per mantenersi in piedi ci deve succhiare una enorme quantità di tasse, che, sommate al costo del lavoro (anch’esso oberato da altre tasse e da burocrazia) e della materia prima, rendono la maggioranza dei nostri prodotti quasi invendibili. In pratica il prezzo di vendita viene più che raddoppiato a causa delle tasse e della nostra burocrazia. Per cui, prima di parlare di ridurre le tasse, si deve parlare di riduzione dei costi dello stato. Ma esiste un tabellone, anche di 5 metri per 5, che illustri l’organigramma del nostro stato? Ma servono ancora davvero tutti quelli che servavano 50 anni fa? Le questure e le prefetture, non sono un duplicato? I carabinieri e la polizia, non sono un duplicato? A che serve la Corte dei Conti se i conti non li sa fare? Che conti ha fatto se il nostro debito pubblico continua a salire e siamo già a 2400 miliardi? E tutte le direzioni generali asservite a ministeri, servono proprio tutte? Perché da noi l’IVA è al 22 % ed in Svizzera solo al 8%? In svizzera i servizi pubblici sono molto meglio dei nostri. Perché in Svizzera, che sta fuori dalla CE, le tasse per le imprese sono al 15% e da noi al 45%? Perché un operaio che costa al datore di lavoro 3300 € al mese da noi prende 1250 € nette in busta paga ed in Svizzera, con lo stesso costo, ne prende 2400? I nostri politici dovrebbero rispondere a tutte queste domane ma nessuno glie le fa, perché? E molto semplice, perché tutti gli organi d’informazione ufficiale sono asserviti alla politica. Perché tutte le categorie sociali, tutti i sindacati chiedono sempre soldi allo stato e non si chiedono dove lo stato prende i soldi? Ma è semplice, lo stato prende i soldi dalle tasse che ci fa pagare e, se l’economia non riprende, lo stato prenderà sempre meno soldi dai cittadini, per cui, volente o nolente, sarà costretto a dimagrire. Da dove comincerà la cura dimagrante? Io non lo so, so solo che, se l’Italia non vuole morire, lo stato ci deve costare molto meno. Solo dalla riduzione di questo costo si potrà partire per una riduzione delle tasse che potranno fare crescere l’economia come ci meriteremmo.

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