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«LA MIA DEA», IL PRIMO LIBRO DI LEONARDO MARTELLUCCI

martellucci libro_mia_dea(1)di Francesco Angellotti (AG.RF 06.04.2016) ore 11:32

(riverflash) – Leonardo Martellucci s’è introdotto nell’ambiente dell’Arte, e si è fatto notare, facendo ammirare le sue opere in tutto il Mondo. Nato il 22 agosto del 1981, dopo il diploma all’Istituto d’Arte Leonardi di Spoleto,  ha trovato modo di esporre già dal 2004 in una collettiva. Da allora, numerose le sue esposizioni importanti: a Berlino nel 2010, a New York nel 2012, nella Galleria Canovaccio (di cui abbiamo ripetutamente illustrato le mostre, ultima di Xavier Vantaggi poco fa) a Terni nel 2013, stessa data ma ambiente molto diverso si è presentato a Palermo, fin giù ad Abu Dhabi nel 2014, nella capitale della cultura oltre che d’Italia, a Roma, nello stesso anno, e queste solo le più importanti.

   Se avessi cercato di elogiare un artista per la sua innata e sfolgorante creatività, dovrei rivedere un attimo il battuto, perché non ho espresso niente sulla forma pittorica, che meriterebbe altra attenzione, per la sua enorme vivacità nella trasmissione di un messaggio essenziale.

   Ma le 2 parole sono state anche troppe riguardo l’incontro di martedì 5 presso la biblioteca di Terni; poi vorrei capire perché dicono presso il “caffé letterario”, sala accogliente ove si finisce sempre a conversare amichevolmente con una tazza di thè e pasticcini, mentre poi l’incontro si è svolto nella sala videoconferenze: più grande, ma più freddina.

   Il calore nell’animo ha pensato di portarlo lui, proprio Leonardo Martellucci, perché gli interventi erano alternati da parte di Chiara, che ha recitato dolcemente com’era il suo gentile aspetto, accompagnata col canto alla chitarra da Manuel, che sommessamente univa la tecnica all’armonia.

    Ha introdotto il professor Riccardo Sceklin, che con la simpatia ha semplificato la profondità dei concetti, che entravano nell’indagine personale e spesso concludevano con una domanda a Leonardo; di cui si presumeva il tono della risposta.

   Quindi niente d’espositivo, tranne il quadro, dettagliato e unico nell’espressività, che era il soggetto preso come figura nella copertina del Libro; in cui, scusate l’appunto, perde tutta la sua vena artistica. Mi direte che sopra bisognava scrivere titolo-autore-casa editrice (intermedia edizioni), ma l’impaginazione non è stata proprio eccellente. Avrei optato per una soluzione diversa, ma sono dettagli; che però predispongono in modo che poteva essere ancor più essere indotto.

   La storia raccontata nel libro LA MIA DEA è molto personale e non può essere presa come esempio, ma come testimonianza. Leonardo idealizza come ha scoperto sua madre negli ultimi 7 anni di vita, quando le analisi hanno scoperto un tumore irreversibile. Storie frequenti, quanti arrivano alla morte a causa di un tumore; invece l’occasione ha permesso a Leonardo di scoprire sua madre. Trovatasi davanti ad una realtà che avrebbe portato alla fine, ha reagito non pensando tanto ad essa, ma al valore che poteva attribuire all’Esistenza che ancora poteva trascorrere.

   Non tutti hanno un simile comportamento in analoghe circostanze. La Morte incombe, ma la madre di Leonardo (che se abbiamo capito bene era poetessa, quindi con un animo volto verso “il senso” e non l’occasionale) ha cercato l’espressione della sua personalità, cercando il senso nella Bellezza, indotta a trasmettere la Bontà riguardo ogni persona, in qualunque circostanza; sopprimendo la sofferenza interiore che invadeva il suo corpo, ma non trovava sbocchi per introdursi nell’anima.

   Voi direte: un incontro patetico e passionale, quasi pietoso; non avete capito niente. Perché in Leonardo quel che si è introdotto nella sua Essenza è un significato personale ed un senso riguardo certi Valori, che hanno reso la Vita di questa donna, che stava morendo, Immortale. Non in senso religioso o soprannaturale, queste sono tutte costruzioni mentali di cui non si è parlato ed ognuno è libero di astrarsi come trova conveniente. Ma la Madre ha assunto una dimensione Assoluta; per la sua impostazione dell’Essere che ha affermato, per la Realtà che ha scoperto ed ha trasmesso… non a chi stava a lei vicino, che era solo un tramite, ma in senso Assoluto. Senza tante incoerenze che si costruiscono per bisogno, ma assumendo un Valore che mai si cancellerà. Non si cancellerà il valore: lei che lo ha assunto, vivrà in questo valore.

   Infatti, tanti son stati gli interventi e le storie raccontate dai due relatori, accompagnati dall’esile voce di Chiara e dal giusto suono che cantava Manuel alla chitarra.

   Un richiamo alla Vita, a dare un senso alla parabola che ha fine solo se ha inizio, ma che se inizia, finirà sempre per tutti: incontrovertibilmente. Per cui, l’esempio che ha lanciato chi è stata innalzata nella veste di Dea, è bellissimo realizzarlo, perché essenzialmente dedito a valori Positivi; ciò crea l’Umanità degna dell’Essenza a-temporale.

   Potrei narrare gli interventi che, casomai, nell’espressione perderebbero il senso profondo con cui sono stati enunciati. Ma sarebbe inutile, tutto si racchiude nel senso della Vita, inteso in maniera Edificante, come ho cercato di rendere.

    E questa partecipazione, che ha comportato un assetto Esistenziale nuovo e profondo, è Arte.

   Conclusione adeguata, cantata da Manuel che ha interpretato la canzone “Figlio” di Roberto Vecchioni, di cui Riccardo Sceklin è amico, ed ha concluso il senso dell’incontro.

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