di Francesco Angellotti (AG.RF 17.02.2024)
(riverflash) – La grandiosità artistica che si è voluta mostrare ad Assisi, già subito dopo la morte del Santo che predicava la Povertà nella Natura, raggiunge vette nella specializzazione, curando l’espressioni più classiche delle Opere.
Ha affrontato il compito, arduo e dettagliato, nella maniera migliore il restauratore Francesco Fusetti, studioso che ha saputo portare con Gloria il nome attribuitogli, con l’intenzione d’indirizzarlo verso la Summa che poteva assorbire dal posto in cui è nato, Assisi. Infatti l’impegno del Tecnico del Restauro riguarda la cura delle Opere del suo loco natio, che è il più ricco fra quanto si è distinto nel momento storico più elevato nell’ espressione artistica.
L’operazione è stata consentita da uno sponsor elevato ad altezza adeguata per quanto era nell’intenzione di ricomporre.
Potrebbero arrivare contributi da chi cerca di conciliare la qualità migliore, al prezzo più ridotto; ma quando si mettono le mani su qualcosa che non ha limiti di classe, non ci si può fermare al mediocre; infatti, per l’Opera del Cimabue è giunto provvidenziale il contributo della più importante casa automobilistica, che cerca la ricercatezza nella qualità: la “Ferrari”.
Un nome che eleva la statura dell’impresa, mostrando come l’Arte Moderna, espressa nella meccanica e nella ricerca della selezione automobilistica, abbia affinità nell’accostamento nell’Arte al massimo del concetto artistico.
Offrendo riscontro al concetto che Tutto che matura costantemente; e senza rifarsi a copie già di successo, è importante proporre contenuti sviluppati per creare il bagaglio migliore, evolvendo nel senso rivolto al Futuro: senza barcamenarsi nelle stranezze che non hanno vincoli e presupposti; affermazione non polemica ma analitica.
In Epoca Medioevale, seguendo la caratteristica per lunghi secoli sfociando anche nel Rinascimento, l’espressione politica ed i diritti d’affermazione, venivano imposti in 2 maniere, che iniziavano sempre con la stessa vocale: Armi ed Arte.
Sembrerebbero in antitesi, ma allora aggiustarono la situazione in modo che una forma dominasse sull’altra, anche se aveva dimensioni imprescindibili. Quindi il Potere, più s’ esprimeva artisticamente, più acquistava nell’importanza sociale.
I Tempi son molto cambiati, e non è chiaro se poter dire “per fortuna”. Adesso son la Scienza e la Tecnica ad imperversare nel costume sociale, con il grave problema che producendo effetti enormi, non si calcolano gli effetti collaterali, che son devastanti.
Così l’Arte non è più conduttrice dell’ambiente collettivo, ma ha assunto un ruolo essenziale, onde ribadire al Mondo che i contenuti produttivi non possono essere vittime della Convenienza, in quanto sarebbe saggio e sostanziale evidenziare la purezza della Natura, rilevando la magnificenza dell’Arte, dando espressione elevata alla costruttività.
Lo studioso Francesco Fusetti ha dato vita a questo discorso, riportando l’Arte al suo senso artistico; ovvero, studiando attraverso le più moderne ricerche con apparecchi alquanto ricercati, ripresentando quel che gli Autori han ideato con la tecnica più elevata, anche se non esulando da tendenze ed atteggiamenti personali.
Per rielaborare la prima opera eseguita da Cimabue nella Basilica, Francesco Fusetti ci ha messo 1 anno; sperava di riuscirci da gennaio a dicembre, ma ha sgarrato di poco, terminando quest’anno, anche se sempre a gennaio.
Ed oggi ha documentato su come sia stato accurato intervenire sulla “Maestà di San Francesco”, che si può chiamare anche “maestà d’Assisi”. L’accoglienza all’esposizione del Capolavoro è stata ospitale, come consono in una sala capiente nella Basilica, ove son state graditi gli interventi della presentatrice, che ha dato la parola al tecnico di Storia dell’Arte prof. Elvio Lunghi, veramente preparato, la signora Sindaco, entusiasta della riuscita dell’iniziativa a cui spera possano partecipare tanti ammiratori d’ogni classe e leva, ed il custode della Basilica fra Marco Moroni, comunicativo nell’Estasi che l’ambiente favorisce a percepire, come oramai da 4 anni può partecipare, da quando espleta la sua Missione nel paese che nel ‘200 spesso guerreggiava con Foligno, Perugia ed altre zone circostanti.
Quel che ha impegnato Francesco Fusetti, è stato nel condurre la sua equipe nel riportare l’affresco di Cimabue all’espressione originale. Restauri ne son stati eseguiti diversi, ma non proprio inquadrati nel discorso che voleva esprimere Cimabue. Erano stati attribuiti atteggiamenti e particolari, per cercare di incentrare l’attenzione su caratteristiche adatte al tempo del restauro; cosa sbagliata, perché quel che è il senso della pittura, è quello espresso dall’Autore, che affronta un particolare momento storico, in una specifica situazione, secondo la tecnica che trova sia la più adatta.
Infatti, la tecnica usata non è quella convenzionale per un affresco; il colore, che allora veniva prodotto in modo molto elaborato, Cimabue lo disponeva diversamente, acquistando senso essendo dipinto in altro modo
La tecnica è stata d stato lo studio dell’Originale a condurre la maestria, che ha ridato all’Opera il senso originario; di cui si è potuta apprezzare la dinamica, volta ad elevare una figura eccelsa nella vita, anche se non appariscente. Per quanto da giovine, erano i denari la sua forza con cui mostrarsi bulletto, ma la soddisfazione è giunta capendo di dover rinunciare a Tutto
Conclusa l’esposizione, bisognava verificare quanto era stato esposto, osservando “Maestà” vicino alla Tomba del Santo, ma laterale in un’anta nascosta dall’ingresso: appariva bellissima com’era stata restaurata
Finisco qua il reportage, perchè non sarei mai in grado di trasmettere l’emozione e l’elevatezza trasmessa dal dipinto, di cui erano state spiegate le caratteristiche che hanno avuto bisogno d’essere ricomposte
La perfezione e l’eloquenza dell’immagine, è l’affermazione più eloquente che Francesco Fuscetti ha dipinto il composto di Cimabue da Grande Artista. E da Grande Artista non può essere appagato, quindi già son pronti gli strumenti, e lunedì inizieranno i lavori di restauro di un affresco di Dono Doni, che ha avuto grande fama per opere d’alta classe, anche se adesso non lo si considera per quel che vale.ettagliatamente illustrata, raccontata da un “video” che il Restauratore aveva preparato: essendo affascinante come sia
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