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IL GOVERNO CON UNA MANO REGALA E CON L’ALTRA TOGLIE PIU’ DEL DOPPIO

renzi e padoanAG.RF 26.10.2014 (ore 07:58)

(riverflash) – Con una mano il Governo elargisce soldi e con l’altra li toglie. Non è un conto pari, sono maggiori i soldi tolto rispetto a quelli elargiti. Di questo sono convinte Federconsumatori e Adusbef che affermano costerà 606 euro l’anno a famiglia la nuova manovra economica predisposta dal ministro Padoan con risparmi per 15 miliardi di euro e un recupero di 3,8 miliardi di euro dalla lotta all’evasione fiscale. Secondo le due associazioni di consumatori gli sgravi sull’IVA e la cancellazione dell’IRAP, nascondono una manovra che si ritocerrà contro gli italiani. Non solo il taglio della base imponibile Irap per le aziende o 80 euro per le neo mamme, la nuova finanziaria varata dal Governo Renzi, nasconde anche molte fregature che, ovviamente, ricadranno sui cittadini.

Se i conti italiani non raggiungeranno gli obiettivi prefissati con Bruxelles, scatterà la clausola di salvaguardia che prevede l’aumento automatico dell’IVA. La manovra del governo Renzi porta in dote a Bruxelles, in caso di necessità, un aumento dell’aliquota IVA agevolata del 10% di 2 punti percentuali nel 2016 e poi di un altro punto nel 2017, arrivando così al 13%. Mentre l’attuale aliquota ordinaria del 22% salirebbe al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018. Non vi è soltanto questo. Nella finanziaria è anche previsto l’aumento delle accise sulla benzina come copertura. Questo, nel caso in cui l’Unione europea non accogliesse il meccanismo per il quale sarebbero le Pa a versare l’IVA e non le imprese.

Un’altra questione importante riguarda l’IRAP (Imposta regionale sulle attività produttive). Già dall’anno d’imposta in corso la legge di stabilità prevede l’aumento dell’aliquota IRAP dal 3,5 al 3,9%. Dall’altra parte, c’è da dirlo, va considerata l’eliminazione della componente lavoro dalla base imponibile IRAP, valida però soltanto per le imprese con lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato. Per le piccole aziende, quelle con pochi dipendenti precari oltre alla mancata agevolazione si aggiunge anche la beffa dell’aumento dell’IRAP al 3,9%.

Non finisce qui. Nella legge di stabilità è stata inserita anche la cancellazione dell’esenzione dal pagamento del bollo per le auto storiche. Una cancellazione che peserà non poco sui cittadini che possiedono una macchina d’epoca.

Altro tema caldo. Il TFR. La legge varata dal Governo prevede che il lavoratore possa scegliere se ricevere parte del suo TFR direttamente in busta paga, con un aggiunta del 7,41% della retribuzione. La fregatura, però, è proprio dietro l’angolo e colpisce soprattutto i poco informati. Prima di decidere se prendere o meno il TFR in busta paga è necessario sapere che la tassazione a cui è sottoposto il TFR sarà quella ordinaria come per tutti gli altri redditi da lavoro e non quella agevolata che si applica solitamente sul trattamento di fine rapporto. Non va meglio a chi decide di accantonare il TFR in fondi pensione e casse previdenziali. La legge di stabilità infatti, prevede l’aumento della tassazione per la previdenza complementare: le tasse sui fondi pensione passano dall’11,5% al 20%, mentre quelle delle casse di previdenza dal 20 al 26%. Altra fregatura. Mettere il TFR in busta paga significa aumentare il proprio ISEE. Il lavoratore può così superare il tetto massimo di reddito per altre agevolazioni come il bonus IRPEF di 80 euro o altri benefici assistenziali come sconti sull’iscrizione del figlio all’asilo.

Un altro inasprimento sarà da osservare nella tassazione sulla previdenza e la nuova imposta sui fondi pensione, che arriverà a costare alle famiglie fino a 14 euro. Il rincaro IVA dal 4% al 10% per i beni di prima necessità (pane, latte, pasta, ecc.) ci costerà fino a 239 euro. Se si sceglierà di percepire in anticipo il TFR in busta paga, questo verrà tassato con l’aliquota marginale del 2,625% e costerà alle famiglie fino a 23 euro. Da questo provvedimento lo stato dovrebbe incassare una cifra compresa tra il miliardo e mezzo e i 4 miliardi di euro.

Un colpo anche ai professionisti con redditi bassi. Si tratta del regime dei minimi, il regime fiscale agevolato (con una imposta sui redditi inferiore rispetto a quella ordinaria), applicato a professionisti, lavoratori autonomi e titolari di partita Iva i cui guadagni non superano una certa soglia. Con la legge di stabilità la tassazione dei minimi passa dal 5% attuale ad un’aliquota forfettaria del 15%. In pratica, chi godeva di un regime agevolato perché guadagna poco, nel 2015 si troverà un’aliquota triplicata.

Federconsumatori e Adusbef sostengono che la manovra sembra salvaguardare ancora una volta gli interessi delle banche, che prendono in prestito il denaro dalla BCE con un tasso dello 0,15% e lo riaffidano con un tasso d’interesse del 15%, senza destinare risorse adeguate a ricerca e innovazione.

 

Fonte: Marta Panicucci su Forexinfo

 

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