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COME GLI STATI SI DOVREBBERO DIFENDERE DALLA CRISI: LE 10 REGOLE DI NASSIM TALEB

AG.RF.(redazione).08.04.2020

“riverflash” – Nassim Taleb è un personaggio che molti di voi non conosceranno, ma è uno dei migliori analisti del rischio finanziario. E, con i problemi che questa crisi (non prevista da nessun analista, economista o premio Nobel) ha generato, si sa benissimo che la gestione del rischio e dell’imprevisto è il problema principale, quello che Taleb chiama: Il Cigno Nero.

In pratica, per chi non lo sapesse, il Cigno Nero è quella cosa impossibile per le regole dell’evoluzione delle specie studiata e definita da Darwin. Tali regole che si basano su l’estrapolazione dei dati, ossia: se finora le cose sono andate così, continueranno ad andare così, le specie si evolvono tutte secondo uno schema derivativo, per cui tutti i cigni devono per forza essere bianchi. Poi dall’Australia è arrivato il cigno nero e le regole di Darwin hanno avuto un forte shock, per lo meno si è trovata un’eccezione.

Taleb è professore alla London Business School, tra i direttori del Decision Science Laboratory e Distinguished Professor di Risk Engineering al Polytechnic Institute della New York University.

Dopo oltre vent’anni di lavoro sui derivati di istituti finanziari come CSFB, UBS, BNP-Paribas e Bankers Trust, ha rivolto la sua attenzione alle ricerche in ambito psicologico, filosofico, finanziario e innovativo. Taleb ha conseguito una laurea e un master all’Università di Parigi e ha completato i suoi studi con un MBA conseguito alla Wharton School della University of Pennsylvania.

Un curriculum di tutto rispetto. Un personaggio che non può non essere letto e considerato da chi si dice conoscitore del risk management e della gestione oculata di portafoglio.

Crediamo di fare cosa gradita nello scrivere qui di seguito, le 10 regole di Nassim Taleb per difendersi dal cigno nero. Un breviario che meriterebbe di essere stampato ed appeso al frigo (soprattutto sul frigo dei vari Gualtieri, Monti e dei nostri governanti) e che arricchisce qualitativamente la cultura finanziaria di ognuno di noi, oltre che delle pagine di questo articolo.

Bando alle chiacchiere e largo alle 10 regole di Nassim Taleb:

La 10 regole per difendersi dal cigno nero

1) Ciò che è fragile dovrebbe spezzarsi nella fase iniziale quando è ancora piccolo.

Nulla dovrebbe ingigantirsi troppo prima di fallire. L’evoluzione, in economia, porta le situazioni con il maggior numero di rischi nascosti – e quindi le più fragili – a diventare sempre più grandi (che ne pensate dell’ILVA di Taranto e dell’Alitalia?).

2) Nessuna socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti.

Tutto ciò che necessita di essere salvato dovrebbe essere nazionalizzato; ciò che non necessita di aiuto dovrebbe essere lasciato libero, piccolo ed esposto ai rischi. Siamo riusciti a mettere insieme il peggio offerto dal capitalismo e dal socialismo. In Francia negli anni 80, i socialisti controllavano le banche. Negli Stati Uniti, dal 2000, le banche controllavano il governo. Si tratta di una situazione surreale.

3) A coloro che guidavano uno scuolabus bendati (e l’hanno sfasciato) non dovrebbe essere mai più permesso di guidare un altro scuolabus.

L’establishment economico (università, autorità di regolamentazione, funzionari delle banche centrali, funzionari governativi, economisti al servizio di varie organizzazioni) ha perso la propria legittimità a seguito del fallimento del sistema.
Sarebbe imprudente e insensato da parte nostra se ci affidassimo alle capacità di questi così detti “esperti” per uscire da questo caos. Al contrario, bisogna individuare le persone intelligenti e con le mani pulite.

4) Non lasciare che una persona che riceve bonus e “incentivi” gestisca un impianto nucleare, né tanto meno i rischi finanziari.

La probabilità è che aggiri le regole sulla sicurezza per evidenziare gli “utili” e vantarsi al contempo di essere “prudente”. I bonus non riducono i rischi nascosti di eventuali crisi. È stata l’asimmetria del sistema dei bonus a condurci a questa situazione. Basta con gli incentivi se non ci sono anche le sanzioni: il capitalismo si basa sulle ricompense e sulle sanzioni, non esclusivamente sulle ricompense.

5) Equilibrare la complessità con la semplicità.

La complessità della globalizzazione e di un’economia altamente interconnessa deve essere controbilanciata dalla semplicità dei prodotti finanziari. L’economia è già di per sé una specie di leva, la leva dell’efficienza. Tali sistemi sopravvivono grazie al rallentamento e alla sovrabbondanza; l’aggiunta del debito provoca rotazioni vorticose e pericolose e non lascia spazio a errori. Il capitalismo non riesce a evitare le tendenze e le bolle: le bolle patrimoniali (come nel 2000) si sono dimostrate contenute; le bolle del debito sono pericolose.

6) Non dare ai bambini candelotti di dinamite anche se provvisti di istruzioni.

I derivati complessi devono essere vietati perché nessuno li capisce e solo pochi sono abbastanza perspicaci da conoscerli. I cittadini devono essere tutelati, devono essere protetti dalle banche che vendono loro prodotti “di copertura” e dagli ingenui funzionari delle autorità di regolamentazione che ascoltano i così detti “teorici dell’economia”.

7) Solo lo schema di Ponzi dovrebbe basarsi sulla fiducia.

I governi non dovrebbero mai avere bisogno di “ristabilire la fiducia”. Le voci dilaganti sono il prodotto di sistemi complessi. I governi non possono fermare tali voci. In parole semplici, dobbiamo essere in grado di scrollarci di dosso queste voci, essere abbastanza forti di fronte ad esse.

8 ) Non dare a un drogato altra droga se soffre di crisi d’astinenza.

Utilizzare la leva finanziaria per curare i problemi di troppa leva finanziaria non è omeopatia, è un’aberrazione. La crisi del debito non è un problema momentaneo, ma strutturale. È necessario un periodo di riabilitazione.

9) I cittadini non dovrebbero fare affidamento sulle attività finanziarie o su fallibili consigli di “esperti” per il loro pensionamento.

L’economia dovrebbe essere definanzializzata. Dovremmo imparare a non utilizzare i mercati come magazzini di valore: essi non presentano le certezze che le persone normali richiedono. I cittadini devono provare l’ansia riguardo le proprie attività (che controllano), ma non riguardo i propri investimenti (che non controllano).

10) Preparare un’omelette con le uova rotte.

Infine, questa crisi non può essere risolta con rattoppi di fortuna, così come una barca con lo scafo marcio non può essere riparata utilizzando rattoppi ad hoc. È necessario ricostruire lo scafo, utilizzando materiale nuovo (e più resistente); dobbiamo ricostruire il sistema prima che lo faccia da solo. Siamo noi che dobbiamo imboccare la strada verso la seconda fase del capitalismo facendo in modo che ciò che deve rompersi si rompa da solo, convertendo il debito in capitale, mettendo in disparte l’establishment economico e delle business school, abolendo il Nobel per l’economia, vietando le acquisizioni con indebitamento, mettendo i banchieri al loro posto, recuperando i bonus di coloro che ci hanno portato a questa situazione e insegnando alle persone a navigare in un mondo con minori certezze.
In questo modo avremo un’economia più simile al nostro ambiente biologico: aziende più piccole, un’ecologia più varia, assenza di leve finanziarie. Un mondo in cui gli imprenditori, non le banche, si assumono i rischi e dove le aziende nascono e muoiono ogni giorno senza che ciò faccia notizia.
In altre parole, un luogo più resistente alla comparsa dei cigni neri.

(Source:Nassim Talebs su DailyCapitalist e Sole24h)

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