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AFRICA, IMMIGRAZIONE E ISIS

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AG.RF.(Claudio Peretti). 20.02.2015

“riverflash ” – Abbiamo destabilizzato la Libia con una stupida azione di polizia internazionale (Francia, Inghilterra, USA e anche noi Italiani), il cui  dittatore era l’unico baluardo che teneva a freno il grandissimo flusso migratorio africano verso l’Europa ed ora cerchiamo un interlocutore in Libia con cui trattare: ma ce l’avevamo, era Gheddafi! Ora che non c’è più brancoliamo nel buio e diciamo che dobbiamo risolvere la questione del’ISIS con la diplomazia. Ma la diplomazia pretende che a trattare ci siano almeno due parti, bene, con chi trattiamo? Con gli sgozzatori dell’ISIS? Cosa facciamo, chiediamo loro di comportarsi bene, così poi gli comperiamo il gelato? Ma possibile che non ci rendiamo conto che questi politicanti, burocrati ed ipocriti da strapazzo continuano a trattare le cose nello stesso modo del passato, nel modo con cui hanno provocato tutte queste crisi e questi danni? Nella nostra mentalità ipocrita ed utopistica occidentale abbiamo dei tabù, delle parole che è vietato usare se interpretate in modo positivo, queste parole sono: fascismo, nazismo e colonialismo. Lasciamo perdere le prime due e concentriamoci sulla terza. Cosa è stato il colonialismo? È stata la conquista di territori da parte delle potenze europee, dalla scoperta del’America in poi, per arricchirsi. Ma, a ben guardare, la stessa cosa è sempre stata fatta dall’umanità: dai romani, dai turchi, dagli unni, dai mongoli e così via: tutta la storia dell’umanità è costellata di guerre di conquista e di sangue. E noi crediamo, che, dopo 10 milioni di anni da che l’uomo è sulla terra, siccome oggi siamo nel 2015, siamo diventati buoni e generosi? O meglio, ni occidentali siamo buoni e generosi, ma quelli dell’ISIS no, loro, almeno oggi, sono i cattivi. E che dire di noi europei, che ci spariamo per una partita di calcio, che mettiamo a ferro e fuoco una città per andare a fare il tifo ad una partita (è successo oggi a Roma, i tifosi olandesi hanno pensato bene di spaccare tutto). Bene, siccome oggi noi siamo civili (secondo me siamo soprattutto ipocriti), non possiamo più parlare di colonialismo. Ma ai tempi delle colonie, in Africa stavano sicuramente meglio di oggi, in cui i vari dittatori locali si fanno continuamente guerra, facendo scappare milioni di persone. E dove scappano tutti? Scappano in Italia, in Europa, e questo vuol dire che, nonostante noi europei fossimo i loro vecchi padroni delle colonie, non gli facciamo certamente schifo, per cui preferiscono venire da noi invece che restare a farsi massacrare dai loro dittatori e dalle loro milizie. Allora, dove sta il punto? Ma è molto semplice, si risolva questa equazione:

–          200 o 300 milioni di persone sono pronti a lasciare l’africa per venire in Europa,

–          L’Europa non può certamente accoglierli tutti,

–          Loro preferiscono i nostri governi e la nostra cultura alla loro,

–          Risultato? L’Europa torni in Africa a governare queste popolazioni, cacciando i dittatori ed imponendo le proprie leggi.

Non penso sia una cosa così terribile, anche se la parola “colonialismo” è diventata tabù e non si deve più dire. Se tutti questi africani vengono qui, vuol dire che gli andiamo a genio e che preferiscono noi, con tutti i nostri difetti, ai loro governanti. D’altronde, che loro non si sappiano governare da soli lo hanno ampiamente dimostrato, i loro dittatori non vengono da Marte o dalla Luna ….

Quindi, se non vogliamo soccombere travolti da questa massa migratoria, visto che in Africa c’è tanto spazio e da noi è quasi tutto pieno, l’unica soluzione possibile è quella di andare là, mettendoci d’accordo fra noi europei, a dividersi l’Africa equamente e portare là il nostro governo che, per quanto corrotto, è certamente il male minore sia per loro che per noi. E mi fermo qui, per me, se la nostra civiltà non vuole soccombere, questa del ritorno ad un sano e ragionato colonialismo, è l’unica via percorribile. Se qualcuno ha un’idea migliore, ma che non sia un’utopia, si faccia avanti. È venuto il momento di mettere da parte la nostra stupida ed inutile ipocrisia.

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