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VENEZIA ANNEGA SOTTO L’ACQUA, IL MO.S.E. NON TIENE MA È STATO UNA MANGIATOIA

AG.RF 13.11.2019

(riverflash) – Acqua alta a Venezia, con i locali a piano terra allagati fino all’altezza di 80 centimetri. Allagata pure la cripta di San Marco e due persone sono decedute. La città lagunare doveva essere difesa dalle inondazioni dal MO.S.E. (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), opera di ingegneria costata molti soldi. Il costo complessivo dell’opera, secondo le previsioni contenute nel Bilancio 2018 del Consorzio Venezia Nuova, è stato calcolato in 5.493 milioni di euro, stanziati in 15 anni, dal primo mattone del 2003 al 2018. I residui finanziamenti programmati dal Governo ammontano a 221 milioni, dal 2017 fino al 2024, ossia per altri tre anni dopo la chiusura dei cantieri.

Il MO.S.E. di Venezia, la grande opera che dovrebbe salvaguardare la città e la laguna dalle alte maree, è messo a dura prova dagli allagamenti della notte scorsa. Dopo le traversie per i lunghi tempi di costruzione e lo scandalo legato alle tangenti, ad ottobre si è verificato un nuovo stop alla fase di test delle paratoie, che stava per concludersi in una data simbolica, il 4 novembre, in ricordo dell’alluvione del 1966.

Un’opera che doveva mettere in sicurezza la Laguna, a cui erano impegnati fior di professionisti, come le imprese Mantovani e Maltauro, oltre a politici di alto livello come Giancarlo Galan, presidente della Regione Veneto ed ex-ministro dei Beni Culturali. Parliamo di professionisti, non di sprovveduti. Il risultato era garantito anche se molti avrebbero glissato sull’onestà. Importante era avviare i lavori.

Il 28 febbraio 2013 la Guardia di Finanza di Venezia ha arrestato Piergiorgio Baita e altri amministratori della società Ing. E. Mantovani spa per presunta frode fiscale relativa ad un sistema di creazione di false fatturazioni. Successivamente, a maggio 2013 la Guardia di Finanza ha acquisito la documentazione relativa alla fatturazione di grosse pietre (utilizzate come protezione delle bocche di porto) acquistate in Croazia tramite una società canadese, la quale le avrebbe poi rivendute alla Mantovani spa a prezzo maggiorato. Dopo due mesi sono state arrestate altre 14 persone a seguito della scoperta di presunti fondi neri aperti in Austria.

Il 4 giugno 2014 un blitz delle Fiamme Gialle ha portato all’arresto di 35 persone tra imprenditori, manager, amministratori e politici coinvolti in un circolo di tangenti nell’ambito dei finanziamenti al progetto MO.S.E. I capi d’imputazione sono reati di natura finanziaria quali corruzione, concussione e finanziamento illecito. Tra gli arrestati figurano Renato Chisso, Assessore regionale alle Infrastrutture dal 2000, accusato di corruzione per aver ricevuto uno stipendio fisso da 200-250.000 euro l’anno, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, accusato di finanziamento illecito di 450-550.000 euro per la sua campagna elettorale da sindaco nel 2010 e l’ex vicecomandante nazionale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante, accusato di aver fornito dietro compenso ad altri indagati «informazioni riservate sulle indagini in corso e su alcune verifiche fiscali operate dalle Fiamme gialle sulle attività del Consorzio Nuova Venezia, sfruttando le sue conoscenze e il suo potere all’interno del corpo incassando 500 mila euro dal Consorzio.

La procura di Venezia ha formulato anche una richiesta di arresto per l’ex Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, accusato di corruzione per avere ricevuto oltre 1 milione di euro di stipendio annuale anche una volta terminato l’incarico di Presidente di Regione dal Consorzio di Mazzacurati, lavori milionari per la ristrutturazione della sua villa di Cinto Eugano sempre da Baita oltre che ingenti somme di denaro, come per Chisso, trasferiti sempre dal capo della Maltauro Baitain conti a suoi prestanome nel Sud-est asiatico e San Marino, come confermato dalla sua ex segretaria particolare Minutillo. Secondo la ricostruzione processuale, il consorzio Venezia Nuova avrebbe raccolto circa 10 milioni di euro in 4 anni con un sistema di false fatturazioni, poi girati come tangenti ai politici per favorire e velocizzare la realizzazione dell’opera.

Nel corso dell’inchiesta sono stati arrestati anche il tesoriere e consigliere regionale del Pd veneto Giampiero Marchese e l’europarlamentare PdL Lia Sartori, ex vicepresidente della Giunta e presidente del Consiglio regionale del Veneto, accusati di finanziamento illecito per ottenere contributi per le loro campagne elettorali (coinvolti, senza essere indagati, per essere stati i procacciatori dei finanziamenti dal Consorzio Venezia Nuova per politici locali e a loro volta foraggiati per le loro: l’ex Presidente della Provincia di Venezia ed ex Responsabile PD Enti Locali e Organizzazione nelle Segreterie nazionali Bersani ed Epifani, il deputato Davide Zoggia, l’ex Presidente della Provincia di Belluno e consigliere regionale Pd Sergio Reolon i quali, in quanto ricandidati rispettivamente a Presidente della Provincia di Venezia e a Presidente della Provincia di Belluno, nel 2009 avrebbero ricevuto 65 mila e 10 mila euro dal Consorzio per finanziarla e il deputato veneziano PD Michele Mognato.

Per Orsoni, i 3 insieme a Marchese lo imposero a prendere il finanziamento dal Presidente del Consorzio Mazzacurati e dall’imprenditore Maltauro per la sua campagna a Sindaco della Laguna nel 2010. Il 4 luglio, viene arrestato anche l’ex deputato PdL e consigliere politico dell’ex Ministro dell’Economia dei Governi Berlusconi Giulio Tremonti accusato di aver incassato una tangente di 500 mila euro dal Consorzio per far sbloccare al CIPE i finanziamenti necessari per il MO.S.E.

Professionisti di grande capacità come Berlusconi e Tremonti, non dilettanti allo sbaraglio. Invece di un’opera di qualità una vergognosa mangiatoia che ha dato lavoro a tante persone ma ne ha fatte arricchire altre. Le solite altre, come gli amici di Berlusconi, che predica attenzione a chi mette le mani in tasca agli italiani. E lavori come il MO.S.E. chi li ha pagati? Gli italiani.

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