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UTO UGHI con i Filarmonici di Roma al Teatro Sociale di AMELIA

di Francesco Angellotti (AG.RF 02.10.2018)

(riverflash) – Tanta bella musica in Umbria, ha offerto l’ambiente per accogliere quanto più non si può raggiungere al Mondo: Uto Ughi accompagnato dalla compagnia dei Filarmonici di Roma; che poi sarebbero la selezione dell’Orchestra di Santa Cecilia.

Dove volete che sia ospitato il Meglio assoluto? In un Teatro che di meglio non c’è n’è: Teatro Sociale ad Amelia. Certo, la capienza è limitata a 400 persone; ma è d’una eleganza progettata dal maestro Stefano Consacchi; così il suo allievo Gianantonio Selva ne ha preso l’ispirazione per realizzare il Teatro “La Fenice” a Venezia; che è ben più famoso ed importante, perché ha una capienza molto maggiore; ma trae la sua impostazione dal Teatro edificato ad Amelia nel 1783, per iniziativa popolare, unitisi i Ceti nobile e civico nell’esecuzione di un gioiello per la città. Infatti, dopo accurati e pazienti lavori svolti negli ultimi 15 anni, ha racchiuso le più importanti manifestazioni di rilievo internazionale.

Basti dire che è stato ospite lunedì 24 settembre Uto Ughi, accompagnato dai Filarmonici di Roma. Se cercate di più, sicuro che non lo troverete.

Importante, prima di iniziare il Concerto, il direttore del Teatro ha voluto dedicare la serata al ricordo di Claudio Scorsone; la cui avanguardia non passerà mai dal Presente, per proporre il Futuro.

Anche Uto Ughi, prima di iniziare a suonare, si è detto felice di poter dedicare la Musica che avrebbe elaborato a Claudio Scorsoni: che non era solo un personaggio ad altissimo livello musicale, ma era un Uomo dalla profonda Cultura, al quale sarebbe opportuno volgere maggior rispetto ed attenzione; mentre invece, il Maestro ha espresso sconcerto che i Media allontanino dalla ricezione di ogni bagaglio Essenziale tutto il Pubblico, che tende ad alienarsi nelle manifestazioni avvilenti, prive di slancio e di Arte. Infatti Ughi trova deprimente che, nonostante gli sforzi di notevoli personaggi che cercano di trasmettere l’importante bagaglio da sviluppare, come il maestro Muti ad esempio, il livello ricettivo popolare si deprime gradatamente, ed è sceso ad un livello avvilente.

Aspettando, però, ancora che Uto Ughi entrasse nel palcoscenico, si ammirava il Sipario del 1880, quindi circa di 1 secolo dopo la costruzione del Teatro, a cui ha dato la luce Domenico Bruschi, rappresentando l’assedio d’Amelia, che resisteva al tentativo d’invasione di Federico Barbarossa. Ma non si è atteso molto; il Teatro si è riempito in brevissimo tempo.

Per riscaldare l’ambiente, gli strumentisti della Filarmonica hanno dato un saggio del loro Livello, con un brano introduttivo dell’attuale Gioacchino Rossini; che dato l’anniversario è frequentemente ricordato. Si è sentita la “Sonata terza in do maggiore, dalle sei sonate a quattro”.  Ed il cuore ha cominciato a batter forte.

   Quando è entrato Uto Ughi, è stata un’ovazione.

   Dopo aver lanciato il messaggio partito dal ricordo della personalità di Scorsone, come appena detto, ha iniziato a proporre l’elaborazione dei composti studiati, per farli ascoltare al pubblico accorso ad Amelia. Si è scusato che non erano state preparate le Locandine, quindi avrebbe presentato lui i pezzi che avrebbe donato all’ascolto. Ciò non è stato un male, perché così, esponendo verbalmente, ha impostato un dialogo con il pubblico, che così si è sentito maggiormente coinvolto nell’emotività che le Note avrebbero espresso. E quel che si è suonato, è stato un esempio di perfezione. Non solo nell’Armonia e nella passionalità, ma nell’esattezza dei tempi e come erano effettuati linearmente i passaggi: ci permettiamo di dire che non è stato un concerto in cui si poteva assorbire una Lezione per imparare, perché è stato suonato in maniera così Artistica, che si sono ascoltate Note al di sopra di quel che è una lezione sul Bagaglio Musicale: non c’era niente da imparare, ma solo d’arricchirsi, perché l’esecuzione era al di sopra di qualsiasi perfezione stilistica.

   Il primo brano era un’elaborazione di T.A.Vitali della “Ciaccona in sol minore”. Questo testo, per violino ed archi, era stato proposto la sera prima, ascoltato a Collescipoli: concerto per Organo, suonato dal maestro Maffezzoli, in cui di J. Pachelbel si è eseguita “Ciaccona in d”. Indubbiamente il motivo non era lo stesso, anche perché sono stati interpretati tempi diversi; ma come giustamente deve avvenire all’esordio, è stata impostato l’incontro su un piano Esaltante.

   Il secondo brano era il “concerto in mi maggiore per violino ed orchestra” di J.S.Bach. Un’ autore così è indubbiamente il massimo, ed il maestro Ughi ha ricordato  come lo stimasse L.van Beethoven: il termine Bach in tedesco vuol dire “Fiume”, ma nel caso del musicista è improprio, perché è paragonabile ad un Oceano. Capirete che unendo il Massimo alla Perfezione, l’effetto non si riusciva più a contenere.

   Ancora di G.Pugnani si è ascoltato lo studio su F.Kreisler, un movimentato ed avvincente “preludio ed allegro” che ha trascinato sulla linea intrapresa che librava nell’aria.

   Per concludere, di P.de Sarasate, alcuni pezzi tratti dalla Carmen di Bizet, uniti in “Fantasy”. Testo indovinatissimo, infatti la Carmen è nel Mondo una delle Opere più eseguite; non per la ricercatezza musicale o la raffinatezza del testo; probabilmente per la passionalità della trama, ma è un’Opera tra le più ascoltate a livello Mondiale (poi una graduatoria precisa è difficile farla, ma approssimata è stata fatta). I vari temi della Carmen sono stati uniti in una sequenza perfetta, svolgendo un discorso lineare.

Il bis era implicito; allora il maestro Ughi ha chiesto se il pubblico preferiva Dvorak o Gershwin; indubbiamente è stato acclamato il primo autore, dalla personalità più artistica e coerente. Allora, prima di interpretare un brano della composizione più nota, “dal Vecchio al Nuovo Mondo”, Ughi ha raccontato che Dvorak, che era polacco, quando è andato in America, ha assimilato la musica composta dalle popolazioni originarie dell’Antica Etnia, e le ha riproposte in una Sinfonia, dedicata al Nuovo Mondo, di cui ha fatto ascoltare un Tempo.

   Terminato il quale, l’acclamazione è stata talmente straripante, che era opportuno eseguire anche il secondo bis, dedicato a Gershwin; indubbiamente un’elaborazione molto articolata e trascinante, come l’Autore sapeva ben proporre al pubblico che lo seguiva con trasporto.

   Il Concerto è stato per tutti Emozionante; chissà quel’è stata la partecipazione del maestro Ughi che esprimeva una musica così idilliaca. Quando gli è stato esposto questo quesito, il Maestro col sorriso ha citato  Paganini, esclamando:” non bisogna suonare per emozionare gli ascoltatori; bisogna trasportare la propria emozione nell’animo di chi sente”.

   Sembra una sottigliezza, ma è la differenza tra essere “bravo esecutore” ed “artista”. Uto Ughi è un Grande Artista.

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