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Una serata al sax chiude il Sangemini Classic, ma il suo spirito non si chiude

di Francesco Angellotti (AG.RF 29.07.2019)

(riverflash) – Il Festival Sangemini Classic non è finito, perché ha lanciato un’aspirazione verso la quale tutti dovrebbero capire che bisogna indirizzarsi; si è constatato infatti che, scaduti in un momento di difficoltà, quel che bisogna portare avanti è la reazione individuale, che porta avanti lo Spirito di tanti Artisti che cercano contatto col pubblico, con cui avviene un’unione esaltante.

   E c’è da calcolare che nei 5 concerti organizzati nel mese di luglio, si sono presentati 44 Artisti che hanno unito la loro Arte con coloro che sono accorsi da tutta l’Umbria: e non è un particolare che si può trascurare.

   Importante e significativo che si sia inserita Agnese Casciuoli, che non potendo fare un’esposizione causa maltempo l’unico giorno in cui ci si è trasferiti per ascoltare il Concerto, ha mostrato un significato delle sue Foto esibendo sul palco una sua gigantografia, da cui si poteva trarre un senso lanciato verso il Futuro, che si inseriva benissimo nella la Musica ascoltata.

   Inutile elencare gli sponsor che hanno aiutato nell’Organizzazione, perché ne dimenticheremmo sicuramente tanti, visto che al di là del discorso dell’inquadramento istituzionale e personale, chi ha potuto si è disposto nella partecipazione, fornendo solidarietà pratica, per sviluppare il contesto che senza tante Rivoluzioni, si porge come alternativa, per reagire all’avvilimento in cui la Società è gravemente scaduta: è andata in scena, così, la XX Edizione di “un piccolo festival di Vera arte”.

   In una serata di tutto Sax, ha dato il via Francesco Santucci, che è partito da un rifacimento di una Musica su cui non si può discutere: “Partita in la minore” di Johann Sebastian Bach (1685 – 1750); il brano, scritto per violino, è stato adattato per Sax in una maniera veramente trascinante. Molto diverso, ed un po’ più moderno, il brano eseguito dopo:” Naima”, dedicato da John Coltrane al suo Amore, che è stato così ammantato di una velatura soffusa, che tradotta in Sax ha trasportato la sua dolcezza anche a Sangemini. Per il brano del contemporaneo John Fendermole (1956), che ha scritto “Oracion de Romanso”, è stata chiamata l’organizzatrice delle Giornate in Musica, Virna Liurni, che con la sua delicatissima Arte al pianoforte ha aiutato la melodia del Sax in questa “charrarera”.Non poteva mancare una sua composizione; allora Francesco ha fatto ascoltare “Impro on My Time”; veramente un pezzo d’Arte. Pur mancando ancora molto all’ 11 novembre, Francesco Santucci ha terminato la sua esecuzione, al Sax tenore e soprano, con “Estate di San Martino”, facendo notare come le contraddizioni non si contrastano, ma  volendo si possono adeguare benissimo.

   Applausi scroscianti all’uscita dell’Artista, che sono continuati per l’ingresso del gruppo Steel Wind . Chamber Saxophone Quartet: Roberto Frati, Iacopo Sammartano, Davide Vannuccini e Andrea Lucchesi hanno suonato insieme il Sax; tutti eguali? No, tutti diversi. Nell’ordine: Sax baritono, soprano, contralto, tenore. Il gruppo ha approfondito lo studio delle tonalità insieme dal 1983, specializzando la musica che veniva tradotta in un’armonia eccezionale al suono dello strumento.

   E’ stata bellissima la trascrizione de l'”Ouverture del Flauto Magico” di Mozart (1756 – 1791), che tutti conoscono, ma è stata una presentazione alla Grande. Di seguito un brano un po’ più moderno di Piazzolla (1921 – 1992), di cui è stato fatto ascoltare il movimentato” Escualo”. Diverso ed un po’ più tecnico il minimalista Martens (1953), la cui elaborazione è stata veramente attuale. I due pezzi seguenti sono apparsi molto lenti, ma trasmettevano l’impegno intellettuale dell’autore, che era il suonatore del Sax baritono Roberto Frati (1964), che ha proposto Dream of you e Tempus Fugit II: impegnativi ma coinvolgenti. Ha seguito un’ emozionante estrazione da “Concerto Vivaldiano” (1678 – 1741), molto brillante e melodico, come la caratteristica di Vivaldi propone. Conclusione con un brano di Michael Nyman (1944), che ha portato a concludere la rappresentazione tutti festanti. Ma come al solito, quando la Musica entra nell’animo del pubblico e trasmette sentimenti ricchi d’euforia, non si può terminare con un “Arrivederci e Grazie”. Tutti chiedevano un bis, allora è tornato Francesco Santucci che ha portato sul palco una chitarra a corde, un basso elettrico, un piano sempre elettrico ed una Voce. E’ stato presentato un frammento dall’ “Estate di San Martino”, molto brillante e trascinante; ruolo importante è stato quello della Voce; non per il testo (solo:non ho più tempo per i ricordi), il cui significato si può capire solo inserito nella storia da cui trarre il senso; ma il cantante aveva una Voce così bella e dominante che esaltava l’animo al l’ascolto: non solo perché aveva ottima tonalità, ma perché teneva armoniche e costanti le note, che affermavano il Tema  non disponendolo a compromessi. Un po’ come sembra  avvenire nello sviluppo della Società.

   Conclusione leggera con “Polvere di Stelle”, che ha trasmesso a tutti allegria, sperando che il messaggio coinvolga non solo chi lo ha ascoltato.

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