Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

TRADIMENTI di Harold Pinter, che mette in scena il suo rapporto matrimoniale al Teatro Secci di Terni

tradimenti locandinadi Francesco Angellotti (AG.RF 17.11.2015) ore 16:15

(riverflash) – Una forma strana per mettersi in scena; d’altra parte Harold Pinter si può considerare un po’ strano, soprattutto così è considerato da chi non riesce a capire la trama presentata. Questo perché nella Commedia Tradimenti, Pinter riproduce il suo rapporto matrimoniale con l’attrice Vivien Marchant,  conducendo parallelamente un rapporto, lungo sette anni come nella rappresentazione, con la presentatrice televisiva Joan Bakewell.

   Se lo spunto l’ha tratto indubbiamente dalla sua vita, gli auguriamo d’aver partecipato un’unione più realizzante e costruttiva di quella messa in scena, che è assolutamente demoralizzante. Anche se, bisogna ammettere, le caratteristiche sono talmente particolari e difficili da seguire, che ci si sente appassionati nel cercare di seguire, e capire, una trama così smorzata, tanto che risulta ingarbugliato svolgere la matassa.

   Un rapporto come tanti, un matrimonio che si trascina e viene tenuto in piedi con una relazione extra, organizzata benissimo secondo il costume medio-alto borghese. Paradossale la discussione del “marito” con l’ “amante” della moglie, che era un suo grande e profondo amico.

   La confessione viene dichiarata con la massima calma, e quando ci si aspetta una reazione, tutto viene tranquillizzato da affermazioni compendiarie, che smorzano la tensione, allontanando il punto centrale del discorso. Questa combinazione, può essere presentata con sfrontatezza, perché la situazione è particolare; nel senso che, svolgendosi la scena nel 1977, i racconti si riferiscono al 1968: quindi, acqua passata.

   Ma com’è passato il ’68! Ricorderete quegli anni mitici, in cui la Rivoluzione degli Animi trovava nuove vie d’espressione ed i Valori si scoprivano nell’Esternazione Spontanea, al di fuori dalle Regole Convenzionali. Il Movimento Intellettuale è stato Grosso, ha dato l’impressione di assumere un’importanza Dominante nell’Innovazione Umana che sfaldava i dogmi della Borghesia, stantia e retrograda.

   Il Sistema si è salvato, come sempre, accettando e dando spago alla Rivoluzione, permettendole di esagerare ed oltrepassare i Limiti. Così, tra libertà sessuale ed intellettuale, appagamento di stramberie, droga e prese di posizioni sragionate, tutto si è dileguato, ha perso senso perché è stato integrato nel (e dal) Sistema; che ha potuto continuare placidamente il suo corso Autolesionista e Distruttivo, senza Alterazioni. E gli aderenti al ’68, trovandosi inaspettatamente inseriti nel contesto che tanto contestavano proponendo comportamenti nuovi, scoprendoli appiattiti perché assuefatti alla Società, si sono guardati indietro e… tutto come prima.

   Questo testo di Harold, viene scaturito dal Teatro dell’Assurdo; che non vuol dire rappresentare trame “assurde”, ma che i codici canonici della drammaturgia vengono snaturati, con avvenimenti improbabili e paradossali: legati agli avvenimenti, che assumono una dimensione, se non eccessiva, almeno strana. In questo pare che Beckett sia andato anche oltre, io chiedo scusa ma ho ricevuto un’impressione… Noiosa.

   Eppure, caratteristica che distingue l’Autore, Harold è legato alla Realtà, ma intersecandola con Elementi di disturbo che sfalsano tutto il contesto; ed in questo possiamo trovare un atteggiamento simile in Kafka, che non presenta l’Irreale Fantastico, ma la Realtà in modo Fantastico.

   Certo, l’elaborazione mentale non è esordita semplice e immediata; se così fosse stata, sarebbe venuto un frutto banale e di scarsa profondità. Invece Harold è passato attraverso esperienze d’attore e di regista, attraverso cui ha elaborato i concetti che nel 1978 mette in scena nel suo Teatro.

   Un elemento che si diversifica da rappresentazioni d’altri autori, è che la scena avviene in ambiente tipico Borghese, e la trama è proposta dal ricordo dei 3 protagonisti, secondo la sclerotizzazione del salotto di una certa Società, in cui l’analisi del “quotidiano” appare credibile, attraverso dei giochi psicologici tra falso e vero che ha un riferimento nei i meccanismi di Ibsen, o nel il gioco d’Identità di Luigi Pirandello.

   Straordinario il senso della Memoria, contrapposta al Tempo che Passa, pur bagaglio della drammaturgia moderna, in cui si evidenzia il ritorno alle Origini dei personaggi a-simmetrici, che verbalmente scavano nella psicologia dell’ “ovvietà della maniera”.

   In un ambiente così intenso, i personaggi sono assolutamente vuoti di contenuto, senza spirito né bagaglio; alcuna forza di reazione e ricerca dinamica; tutto accettato passivamente e senza impulsi emotivi. Tutto si risolve nella Memoria, in quanto il racconto si schematizza nelle date, ormai passate ma scandite.

   Cosa voleva dire Harold presentando queste immagini? In fondo è solo un’elaborazione di avvenimenti che cercano d’agganciarsi uno con l’altro per comporre organicamente le vicende del testo. Tutto avviene attraverso l’intreccio e l’ amalgama degli Elementi Narrativi, in cui il Tempo ha la dimensione di un Flusso ritmico e continuo, che è scandito da un metronomo dalla cadenza costante, secondo una forma aprioristica, che avviene con l’aggancio delle diverse storie, che alla fine combaciano tutti in un Evento Passato. Eppure, per quanto gli avvenimenti trovino ognuno la sua casella d’inserimento, l’evidenza delle situazioni mostra uno sbilanciamento psicologico tra atti e pensieri, finzione e scollamento d’interpretazione, e così tutta la logica che sembra sia “Assurda”.

   Quindi, attraverso la Realtà di quanto viene definito Assurdo, avviene la Decostruzione del Reale.

 Ambra6_260 e placido  Questo testo Analitico di Harold Pinter, se indubbiamente sconvolge molte impostazioni dogmatiche e inquadrate nel contesto sociale, non è pura fantasia, ma bisognerebbe pensarci profondamente, per cercare di non avere, o almeno essere coscienti il più possibile, dei risvolti inconsci e degli impulsi personali; dovremmo accorgerci ed essere coscienti di quelli estremizzati ma sopratutto quelli stroncati. Per essere Noi Stessi, non così come viene, ma come siam coscienti di voler essere.

   E dici bene, ma è una parola!

   Con profondi ringraziamenti al prof. Lorenzo Mango, direttore di Storia del Teatro Moderno e Contemporanea all’Istituto Universitario Orientale di Napoli, che ha tenuto un incontro delucidante su questa Rappresentazione, Tradimenti, andata in scena la sera presso il Teatro Secci, che replicherà martedì 17 sempre alle 21.

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*