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TIZIANO LA BELLA RACCONTA LA STAND UP COMEDY

di Paola Provaroni (AG.RF 17.02.2019)

(riverflash) – Quando vedi per la prima volta uno spettacolo di stand up comedy all’inizio pensi: “e dove sta la novità?” Poi, nel corso dello show, provi sensazioni nuove e ti accorgi che quella persona con il microfono in mano non fa le solite battute. Quel comico sul palco non si ferma ad accarezzare la tua ironia e a compiacere un po’ qua e un po’ la il pubblico. Individua i limiti delle convenzioni e anziché’ rallentare accelera a tutta velocità, sfondando le barriere dell’imbarazzo e dei luoghi comuni. Pensi “ora si ferma” e invece no, incalza senza freni. Dopo un po’ ti abitui e ti lasci andare ad un nuovo ritmo, allentando le tante tensioni che impone la vita quotidiana.

Una comicità nuova che può affascinare o non piacere per niente. A Tiziano La Bella questo tipo di spettacolo è piaciuto talmente tanto da spingerlo a cambiare completamente percorso e a salire sul palco. Laureato a 22 anni, il giovane ragazzo romano, decide di trasferirsi in Turchia per fare l’insegnante di inglese e italiano. Poi il cambio di percorso professionale, insolito, inaspettato, ma indispensabile.

 

TIZIANO RACCONTACI DI COME SIA POSSIBILE SALIRE IMPROVVISAMENTE SUL PALCO PER FARE STAND UP COMEDY

Sono sempre stato un appassionato di comicità, ne ho sempre vista tanta. Ma quando ho scoperto la stand up comedy mi sono detto “questa è proprio una cosa diversa, originale, vera” e da lì mi è venuta voglia di scrivere. Devo molto a Satiriasi, un collettivo di comici nato nel 2009, essenziale per l’evoluzione della stand up comedy in Italia. Da li ho poi scoperto i comici inglesi e americani e mi si è aperto un mondo. Avevo così tanta voglia di provare i miei testi che cercai subito dei posti dove facevano serate open mic. Io vivevo nei pressi di Ankara e ne trovai uno ad Istanbul. Fu la mia prima volta sul palco in cui mi presentavo come comico. C’era chi cantava, chi recitava poesie, ognuno provava qualcosa.

 

QUAL’ERA IL TUO PEZZO?

Ho fatto un pezzo sulla mia visione della Turchia, sulle cose che mi rendevano triste, confuso o sorpreso. Sono salito sul palco e mi sono sfogato.

Mi ricordo che parlai di omofobia, del forte nazionalismo, feci anche una battuta sulla legge per la quale se una ragazza viene stuprata e indossa vestiti provocanti è prevista una riduzione della pena per lo stupratore. Assurdo. Tra l’altro oggi la situazione in Turchia è ancora più tesa e se andassi a rifare lo stesso pezzo, potrei passare dei guai.

 

QUALI FURONO LE REAZIONI DEL PUBBLICO?

C’era chi rideva, chi storceva la bocca, qualcuno mi venne a parlare subito dopo. Insomma mi era proprio piaciuto. Avevo ottenuto tutte le reazioni che cercavo.

 

QUINDI HAI ANALIZZATO UN PO’ I TABU’ DI QUEL POSTO E CI SEI ANDATO A SCAVARE, HAI VISTO LE REAZIONI E POI LO HAI FATTO UN PO’ OVUNQUE?

Tabù è proprio la parola giusta. La cosa bella di quando stai sul palco è trovare il nervo scoperto e andarlo a stuzzicare. Il pubblico intelligente capisce che sta ad uno spettacolo comico e il massimo che può fare è non ridere. Se si arrabbia è stupido.

 

ADESSO FAI SPETTACOLI UN PO’ OVUNQUE DOPO LA TURCHIA TI ESIBISCI SIA A LONDRA CHE IN ITALIA. QUAL’E’ LA COSA COMUNE DEL PUBBLICO?

Per come la vedo io, la stand up comedy non è per tutti. O meglio, può piacere a 50 persone e a 50 no, ma credo sia proprio questo ciò che debba accadere ad un comico. Una persona che piace a tutti non ha opinioni, non ha punti di vista originali. Frequenteresti mai una persona che dice di sì a tutti solo per non risultare antipatica a nessuno? Io non ce la farei. Ovviamente è bello quando si riesce a far ridere anche le persone che non sono d’accordo con te e con il concetto che stai esprimendo, ma non riescono a trattenere la risata.

 

CI VUOLE UN PUBBLICO PREPARATO PER QUESTO TIPO DI COMICITÀ. SI PUÒ DAVVERO SCHERZARE SU TUTTO ANCHE SULLE TRAGEDIE?

 

Assolutamente. Non c’è nulla su cui non si possa scherzare. Su cosa dovremmo scherzare? Sulle cose belle? Ma se sono già belle che senso ha?

 

 

NON C’E’ IL RISCHIO CHE IN QUESTO MODO SI POSSANO RENDERE LE PERSONE ANCORA PIÙ CINICHE?

Credo che invece sia il contrario. Una cosa fantastica che ogni tanto succede ai membri del pubblico è di non scoppiare nella risata fragrante perché stanno pensando: “Ah ma allora non lo penso solo io!” Quindi semmai le persone non diventano più ciniche, ma più sincere. Non è la stand up comedy in se ad essere cinica, aggressiva, elegante o volgare. Bisogna veder quale è la natura del comico: se sono cinico scriverò dei pezzi su quello stile, se sono conservatore scriverò in quella direzione.

 

QUALE È IL PRINCIPIO A CUI CI SI ISPIRA QUINDI?

Questo tipo di comicità mi impone di essere vero. Posso fare un pezzo su qualsiasi cosa ma prima di tutto mi deve interessare veramente e non devo parlarne perché va di moda. Chi fa Stand up comedy è uno che sale sul palco e parla del suo vissuto, dei suoi punti di vista in maniera comica.

 

QUINDI È LA VERITÀ E NON IL CINISMO IL COMUNE DENOMINATORE?

Esattamente, pensare qualcosa di negativo, strano, surreale e avere il coraggio di dirlo anche quando la maggior parte delle persone è convinta del contrario. Chiaramente facendo ridere.

 

 

COSA È CAMBIATO DENTRO DI TE DA QUANDO FAI QUESTO TIPO DI ATTIVITA’?

Sicuramente mi sono reso conto di essere diventato più critico e di fare più riflessioni. Praticamente a 26 anni mi ritrovo ad essere un ottantenne lamentoso. Senza la parte razzista.

 

 

COSA CONSIGLIERESTI A CHI VOLESSE FARE IL COMICO

Anch’io sono all’inizio quindi non me la sento proprio di dare consigli. Tutto ciò è solo una mia opinione. Ma se tu mi facessi la stessa domanda tra 10 anni, cioè quando farò il bidello a tempo pieno, probabilmente risponderei che per essere un comico non ti devi prendere troppo sul serio, altrimenti poi rischi di farti venire l’insana voglia di buttarti in politica. Siamo comici.

 

 

 

 

 

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