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«THE WALKER» (USA 2007) DI PAUL SCHRADER: un uomo dalla grande dirittura morale in un ambiente corrotto

di Marino Demata (RiveGauche)

(AG.RF 24.03.2020) – Lasciatosi alle spalle un film mediocre come Forever mine e le beghe produttive che avevano accompagnato Dominion: Prequel to the Exorcist, Schrader, nel 2007, con The walker, costruisce un piccolo capolavoro e soprattutto un personaggio indimenticabile.
Ci sono delle evidenti affinità tra questo film con uno dei suoi primi film, American gigolo. Il cui protagonista aveva scelto, come modo di vivere, il mestiere di gigolo, cioè di intrattenitore, a sfondo eminentemente sessuale, di anziane signore. La vocazione del protagonista di The walker, ambientato a Washington, DC, è esattamente simile: intrattenersi con anziane signore, escludendo però il sesso dai possibili argomenti, essendo un gay, ed escludendo anche possibilità di lauti compensi, come invece era il caso del personaggio interpretato da Richerd Gere nel film del 1980.
Il protagonista di The walker, Carter Page III (Woody Harrelson) ama trascorrere la sua giornata spettegolando su quanto succede nel mondo politico di Washington assieme alle sue amiche, tutte ben aggiornate su malefatte, tradimenti e gossip vari dei personaggi politici più in vista, a partire dai propri mariti.
The_Walker_posterTutto questo intriga moltissimo il nostro personaggio, che ottiene la più grande fiducia da parte delle sue interlocutrici, grazie ad una dote unica e in lui ben radicata, la più inscalfibile riservatezza. All’inizio del film lo vediamo dispensare consigli e pettegolezzi alle sue amiche, impegnate nel settimanale tavolo di canasta. Sempre vestito in maniera perfettamente elegante, non tralascia di presentarsi in giro con ironia e anche autoironia, su suo padre, uno degli artefici del Watergate, e sul nonno, proprietario di piantagioni di tabacco nel sud. Autoironia che lo spinge a dichiararsi non tanto “naif”, quanto piuttosto “superficiale”. Non nasconde però, soprattutto alle sue anziane confidenti, un certo fastidio nell’esser continuamente paragonato al padre, nell’essere valutato non per le sue proprie capacità, ma per essere figlio di “cotal grande padre.”
Eppure Carter Page III ha una grandissima lealtà e signorilità, che magari il padre, che dopotutto lui non stima eccessivamente (“è entrato ne Congresso degli USA con pochi soldi e ne è uscito con moltissimi milioni”), non aveva. A tal punto che ogni settimana accompagna con la sua auto una delle sue anziane amiche, Lynn Lockner (Kristin Scott Thomas):davanti all’abitazione dell’amante, aspettando pazientemente che l’incontro amoroso termini. L’ultima volta però l’attesa sarà molto breve. La Lockner ritorna immediatamente in auto trafelata: l’uomo giaceva morto in un bagno di sangue. La lealtà e la dedizione affettuosa di Carter verso la sua amica, ma anche la curiosità, lo spingono ad entrare sul luogo del delitto e poi a chiamare la polizia dicendo di essere stato lui a scoprire il morto. In tal modo finirà inevitabilmente tra i maggiori indiziati dell’omicidio.
Per inciso anche questo improvviso volgere della storia verso il thriller è un ulteriore elemento di questo film in comune con American gigolo, dove, come si ricorderà, il protagonista Julian (Richard Gere), viene ingiustamente accusato di omicidio. E anche in questo caso Carter rischia grosso, pur di non rivelare a nessuno la segreta relazione della sua amica. Il cui marito, tra l’altro, è un pezzo grosso di Washington, un senatore invischiato in affari poco puliti (interpretato da Willem Dafoe, un abituè dei film di Schrader).
Da canto suo, Carter può contare a sua volta sulla dedizione e l’affetto del suo amico preferito, il suo compagno (Moritz Bleibtreu), che gli sarà di grande aiuto.
Paul Schrader ha costruito, con Carter Page III, uno dei personaggi più riusciti della sua ricca filmografia, assecondato pienamente da un brillantissimo Woody Harrelson, a sua volta impegnato nel suo ruolo sicuramente meglio riuscito da sempre. Dunque, l’accoppiata Schrader – Harrelson rappresenta certamente l’ossatura vincente di questo film, che, malgrado i rimandi ad American gigolo, è un’opera di grande originalità ed interesse. La costruzione del personaggio di Carter è perfetta a tal punto che non può esistere spettatore capace di non amarlo. Lo stuolo delle anziane signore di cui si circonda è parimenti ben reso da attrici di gran livello, come la stessa Kristin Scott Thomas, senza dimenticare Lily Tomlin, e soprattutto la donna saggia della compagnia, Natalie Van Miter, interpretata da Lauen Bacall, in una delle sue ultime apparizioni cinematografiche.
Il film è stato accolto molto bene dalla critica al di fuori degli Stati Uniti, dove invece le recensioni non sono state tutte favorevoli. Pensiamo che ci sia ancora molto schematismo nelle modalità di alcuni giudizi. Non si perdona troppo, ad esempio, la virata, ad un certo punto del film, verso il thriller, ritenuta impropria e inopportuna. Difficile essere d’accordo con tale metro di giudizio. Per noi la parte relativa all’omicidio serve soprattutto a rinsaldare le caratteristiche morali del protagonista, a mostrarne la sua integerrimità e lealtà, che lo portano a rischiare di suo. D’altra parte, Paul Schrader è regista di thriller solo occasionalmente (ma comunque anche brillantemente, come in Autofocus del 2002). E’ invece soprattutto un regista a cui piace cogliere gli aspetti etici di ogni storia e d ogni personaggio. Schrader sembra voler mettere in contrappunto il corrotto ambiente di politicanti senza scrupoli di Washington con il personaggio di Carter, dalla salda dirittura morale. E proprio il caso di omicidio, di fronte al quale il protagonista non arretra per non tradire i propri principi etici, è straordinariamente funzionale alla costruzione di uno dei personaggi meglio riusciti e più amati tra quelli da lui creati.

 

Fonte: https://rivegauche-filmecritica.com/

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