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Stampanti ed ecologia, i produttori cercano di ridurre l’impatto ambientale

Si discute spesso dell’impatto ambientale dei processi di stampa e, apparentemente, le stampanti e l’ecologia sembrano una coppia difficile da conciliare, soprattutto se pensiamo al livello di inquinamento prodotto da cartucce e toner esausti, che sono in genere i primi elementi a finire sotto accusa.

Più attenzione all’ambiente

In realtà, negli ultimi anni la situazione è molto cambiata, sia perché si è ridotta l’esigenza di stampare (in casa ma anche in ambiti lavorativi), sia perché le stesse grandi compagnie produttrici hanno eseguito una sorta di svolta green, abbracciando processi, tecnologie e materiali che hanno impatti inferiori sull’ambiente.

Le cartucce Canon riducono l’impatto

Ad esempio, Canon ha lavorato per prolungare l’uso dei suoi consumabili: i prodotti ufficiali dell’azienda nipponica, venduti nella rete di distribuzione fisica o su siti online come La Mia Stampante, garantiscono una durata di uso superiore rispetto ai concorrenti. In particolare, toner e toner Canon assicurano in media una qualità di stampa superiore del 35 rispetto ad altre tipologie, senza sbavature né striature.

HP punta sulla soia

Molto più futuristico il progetto di HP, che sta sviluppando dei toner rigenerati speciali con inchiostro ricavato dalla soia, il legume che in genere siamo portati a immaginare semplicemente come alimento. Dopo un lungo processo di ricerca e sviluppo, l’azienda statunitense ha scoperto il giusto mix che consente di produrre questi toner green, che usano resine di oli naturali da colture bio, che quindi sono rinnovabili, facilmente disponibili e sostenibili sul lungo periodo.

Plastica riciclata nelle stampanti HP

La stessa HP, poi, si è concentrata anche sulla riduzione dell’uso di materie plastiche (inquinanti e di difficile smaltimento come rifiuto) nella struttura delle proprie stampanti: gli ultimi modelli commercializzati, come ad esempio la gamma Neverstop Laser, sono realizzatiusando plastica riciclata e lo stesso kit di ricarica del toner è composto in larga parte (tre quarti del peso totale) da plastichericiclate. Non è un caso che questa tecnologia abbia ottenuto due importanti certificazioni internazionali per il livello di basse emissioni e la qualità del consumo, come il Blauer Engel (Blue Angel) e l’Energy Star.

La tecnologia inkjet per aiutare l’ambiente

Nella stessa scia c’è anche Epson, leader di mercato per le stampanti inkjet, che punta molto su questa tecnologia che, stando alle stime fornite, potrebbe offrire una “boccata d’ossigeno” anche all’ambiente. Nel solo settore dell’istruzione in Europa occidentale l’adozione di soluzioni inkjet potrebbe significare “un potenziale risparmio dei consumi energetici corrispondente a 54 milioni di chilowattora, un taglio dei costi pari a 6,2 milioni di euro, una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di 18,5 milioni di chilogrammi e, molto importante, una diminuzione dei rifiuti di stampa”.

E Flavio Attramini, Head of Business Sales di Epson Italia, offre dati più specifici relativi al nostro Paese: continuando a usare la tecnologia a getto di inchiostro “si potrebbe ottenere un potenziale risparmio dei consumi energetici pari a 10,1 milioni di chilowattora, un taglio dei costi di 1,4 milioni di euro e una riduzione delle emissioni di anidride carbonica equivalente a 3,3 milioni di chilogrammi”.

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