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SAN FRANCESCO: ALLODOLA E GIULLARE. Raccontato da Stefano de Majo

di Francesco Angellotti (AG.RF 12.10.2018)

(riverflash) – San Francesco, dalla sua morte nel 1226 nella Chiesa che aveva ristrutturato ed era suo luogo di culto, la Porziuncola, è stato eletto come Luminare della Parola di Dio. Infatti dal Vaticano furono impegnati subito i maggiori artisti che hanno operato nel Rinascimento, per edificare una Basilica enorme e stupenda; non meno artistica quella che porta la memoria della sua devota dal 1212, Santa Chiara, che ha difeso il misticismo del messaggio dopo la morte del Santo.

   Le sue gesta sono sempre stata fonte di ammirazione da parte di tutto il contesto organizzativo e politico, che nell’epoca medioevale e poi rinascimentale, si muoveva bilanciando il Messaggio con la posizione Politica.

   Francesco da Bernardone, avendo ricevuto ispirazione da una mondanità molto gaudente e frivola, capì la direzione del Senso della Vita lanciato verso il suo contrasto. Partì fiero condottiero contro il comune di Perugia, che economicamente contrastava gli interessi di Assisi, e quindi della sua famiglia dato che il padre era commerciante di pelli a Marsiglia. Fu fatto prigioniero ed in questa situazione la sua mente cominciò ad aprirsi verso una Verità, che non trovò subito spazio, ma si incarnò nella sua persona in modo radicale. Infatti, dopo rilascio avvenuto per pagamento del riscatto da parte del padre, s’indirizzò a combattere in una Crociata con partenza da Lecce; ma non oltrepassò i confini dell’Umbria perché ebbe l’illuminazione verso qual’era la Meta  unica ove dirigersi, per avere una dimensione.

    Varie le imprese tornato ad Assisi, ove non trovava più riscontro, e quindi abbandonato dagli amici passati. Fino a che fu lucida a Francesco la posizione che doveva seguire: ultimo tra gli Uomini; servo per portare il Bene a tutta la Comunità; dalla quale non poteva pretender niente, ma alla quale donava tutto se stesso.

   Dal 1205 si isola ed inizia a curare i lebbrosi. Cerca d’aver riscontro presso il Vaticano, ma Innocenzo III nel 1209 quasi lo scaccia, emanando un’approvazione ad una Regola Francescana solo oralmente. Però aveva iniziato a raccogliere compagni nel 1208 in un tugurio abbandonato, ma riedificando la Porziuncola vi si trasferirono tutti i francescani: dovreste vedere com’è diventata!

Nel 1212 entra a far parte della Regola la bambina Chiara, che avrà una lunga e tormentata funzione presso l’organizzazione che si era creata: spoglia di qualsiasi accessorio ma volta solo verso il Bene.

Negli anni seguenti iniziano le avventure, che saranno interpretate anche come forma espressiva della Missione.

Ad esempio, il colloquio con i Lupi era simbolo della sua missione, portata verso gli Infedeli, che erano impegnati nelle crociate guidati dal sultano al Malik al Kamil, nipote di Saladino, che lo accolse con benevolenza.

   Mirabili ed indescrivibili avventure, che hanno attribuito a Francesco una immagine mitica: al di sopra delle normali vicissitudini comuni. Infatti Francesco seguiva la sua Fede, che non si appropriava dei Beni e non cercava disponibilità, per offrire materia di lavoro e sussistenza; il giullare, o l’ allodola come preferiva definirsi, di Assisi viveva di ciò che gli offriva la Natura, e si porgeva per attenuare le sofferenze a chi ne pativa.

   Il messaggio fu divulgato dopo che Francesco è stato eletto Santo; subito dopo la sua morte, essendo fino ad allora solo fondatore della Regola, anche se di Frati Minori, che fu riconosciuta da Onorio III.

   Certo, una parola forte come quella di San Francesco, dimostrata e resa evidente con l’esempio, non poteva far comodo a chi, invece, seguiva la linea opposta. Allora, furbescamente, si è cercato di esaltarne l’Immagine, rendendogli i più grandi onori possibili; fin dall’erezione della Basilica, in cui furono chiamati i più grandi architetti e i più illustri artisti, che hanno eseguito delle Opere Magnifiche.

   Così fino ad ora, in cui è stata celebrata la festa di San Francesco il 4 ottobre (anche se lui è morto il 3; ma così da sempre), ed il giorno 7 s’è eseguita la Marcia della Pace Perugia- Assisi, anche sotto l’acqua, con una folla enorme di persone che si rendevano conto di quanto vadano risolte le assurde controversie imperanti.

   Molto importante anche la partecipazione a questa Marcia di Susanna Camusso, che ha portato avanti il principio che bisogna seguire e dar importanza ad un Santo che cercava la Giustizia e la Pace. Anche se non come secondo la formula che i sindacati propugnano; perché è un diritto il Lavoro, per un equo guadagno onde condurre una vita senza sacrifici; San Francesco si privava di tutto (anche degli abiti vivendo nel Saio) perché l’Uomo ha una dimensione accettabile se si integra nella Natura e vive con essa. Senza alcuna pretesa.

   Il messaggio andava ribadito, perché dopo circa 800 anni, non viene assorbito integralmente, ma spesso le modificazioni e i sotterfugi sono taciuti, quindi attuati perché convenienti all’Egoismo: che è il contrario dell’Individualismo, che vorrebbe dire esprimere ognuno la propria personalità, per adeguarla alla Vita Collettiva.

   Ma sui detti impropri e sulle azioni subdole si fa troppo gioco per affermare l’Incoerenza; allora avreste dovuto assistere al messaggio che è stato lanciato nella Parrocchia di S. Giuseppe Lavoratore di Terni, ove spesso l’Arte si esprime per chi la vuole ascoltare. Sabato 6 ottobre l’Ensemble di fiati “G. Fantini”, diretta dal maestro Luca Panico, ha accompagnato un’emozionante interpretazione di Stefano de Majo nel ruolo di San Francesco.

Una musica imponente, che lanciava il senso che veniva esposto per  ribadire il messaggio francescano; che va oltre alla retorica della Pace e della Giustizia, ma ricongiunge l’Umanità alla Natura ed alle Forze Spirituali.

Anche se nella trama de Majo ha inserito dei collegamenti con l’attualità, mettendo in luce riferimenti importanti, anche se a volte poco adeguati al tempo in cui avveniva la rappresentazione. Per esempio, c’è stato un richiamo al Sincretismo, che all’epoca del ‘200 non poteva essere considerato; anche se, effettivamente, San Francesco annunciava un Cristianesimo aperto verso Dio; tanto che ha ritenuto più consono parlare col Sultano, più che con il Papa, che non avrebbe accolto il suo messaggio di Pace; che non è  stato accettato neanche dal Sultano, ma le Crociate non sono state un avvenimento così leggero dato che dall’ XI al XIII secolo ne furono disputate 8.

   Eppure la differenza con la corrente dei Catari è importante notarla, nonostante alcune somiglianze d’espressione; ed infatti de Majo ha raccontato il senso che Francesco ha dato al primo Presepio, che è stato essenziale quando l’ha ideato a Greccio, ed ha avuto un seguito enorme in tutto il Mondo; eppure il significato di Francesco non è più stato ricercato: forse perché troppo essenziale. Magnifico e documentario il testo da lui scritto, “Il Cantico delle Creature”, in cui è intrisa tutta la spiritualità che è insita nel Mondo. Pochi anni prima della fine della Vita, Francesco ricevette le stimmate: il primo tra i 3 casi in cui questo è accaduto. Ma anche la sua vista era scomparsa.

   In circostanze limite, se non ci sono alimenti, Francesco ha avuto cibo nella Terra, che assume il colore della cioccolata. L’acqua delle pozzanghere disseta come le brocche di vino in tavola; non è avendo che si acquista, ma donando che ci si arricchisce (risposta di santa Chiara quando fu raggiunta dal Papa che inoltrava la preghiera di ridurre la condizione di miseria della Regola).

   Grande de Majo nel saper mettere in luce quel che racchiude il messaggio francescano; perché non basta dire umiltà: più o meno mistificata, come si può verificare anche in testi che vengono elaborati, per far apparire realtà di comodo.

    Bisogna ritornare alla Natura, per rendere e donare quel che è nel nostro Spirito.

   Tante le avventure raccontate; del Diavolo in vesti attraenti e dei banchetti con Terra bagnata; i contrasti causati nella famiglia e la bontà della madre che sempre ha cercato di esser vicina.

   Eppure, de Majo ha espresso una tesi sulla quale sarebbe meglio riflettere; perché sono messaggi di chi si è imposto come Santità, e quindi è stato reso Mito, pur di oscurare le Difficoltà, che sono necessarie per poter darsi agli Altri: la Sofferenza è sentimento di gioia quando significa che abbiamo raggiunto la Rinuncia per far del Bene all’Umanità; l’Egoismo va allontanato perché limita e quindi è la negazione dell’Essere, mentre vivere per tutti i Fratelli (inteso in senso francescano) dona la Gioia di aver raggiunto lo scopo Esistenziale.

   Non basta dir che San Francesco è stato un gran Santo; bisognerebbe seguire il suo esempio, senza nasconderlo

 

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