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ROBERT LAGUNIAK e CEZARY KARWOWSKI, giovani musicisti polacchi al FESTIVAL DEI COLLI

di Francesco Angellotti (AG.RF 01.09.2018)

(riverflash) – Centenario dell’indipendenza della Polonia. In effetti è una vicenda che solo lambisce gli eventi storici italiani; però una volta, fino a 100 anni fa, la Polonia era divisa tra Russia, Prussia ed Austria; ma questa spartizione, che risaliva al 1795, fu abrogata e si istituì la 2° Repubblica Polacca, che aveva antiche tradizioni perché nel 1791 si instaurò la prima; che come abbiamo visto poco durò, fino alla divisione già detta nel 1795. Poi, anche uniti, la politica ha avuto una Valenza determinante, con influenze di Nazione Straniera più o meno oppressive e una Democrazia che, come Democrazia, è stata interpretata “sui generis”. Comunque l’Unione risale a 100 anni fa, ed è una data importante.

   E’ stato preso questo pretesto, per notare il grande contenuto culturale che proviene dall’Europa dell’Est; ove il gelo ed i ghiacci non freddano le iniziative, che trovano sfogo in tanti giovani Geni.

   La signora Joanna Mrugalska (avete pronunciato bene?) è giunta in Italia da tanti anni, ed ha appreso dalla Nostra Cultura le sue radici profonde e importanti nell’evoluzione mondiale. Ma sempre ha avuto nel cuore la sua Polonia, che per vicissitudini oppressive provenienti dall’Esterno, non è riuscita a mostrare il suo bagaglio, esponendo solo e di straforo qualche gita turistica, che è anche importante per capire la carica emotiva del Paese.

   La signora Joanna … profondamente introdotta nell’ambiente musicale, sta lanciando quel che è un discorso multiculturale per far capire che appartiene alla dinamica di ogni Nazione il raggiungimento di uno scambio; che arricchisce ricevendo ricchezza, secondo il principio della Conoscenza e dell’ampliamento Intellettuale.

   Allora, nell’ambiente più adatto perché è ci si è ritrovati in una dependence del Paradiso, nell’Auditorium San Michele Arcangelo a Cesi, è stato organizzato un concerto, in cui è stata importante la collaborazione di Witold Holtz, che ha assunto l’incarico di direttore artistico del Festival dei Colli. Ma Witold è molto di più; a parte le sue mansioni nel Conservatorio, ma è un ottimo pianista ed esegue eccellenti concerti da Camera, oltre ad essere preparatissimo professore.

   Concluderà, infatti, le giornate dedicate al Festival, con un concerto da camera in cui, da solo, suonerà le musiche di Schubert. Mentre nell’Auditorium di Cesi, più che sfogliare lo spartito, era vicino al suo allievo al pianoforte, a cui non servivano consigli, ma assorbiva la fiducia che il maestro gli infondeva con la sua vicinanza.

   Quest’allievo era Cezary Karwowski, un giovane nato ad ottobre del 1998, che ancora deve compiere 20 anni. Ma se chiudete gli occhi, ascoltate un’interpretazione di un pianista già abile e intraprendente: maturo. Il suo ruolo appariva quasi d’accompagnamento nell’occasione (diversamente dal precedente concerto nel Festival in cui era protagonista); ma se, attenti, porgevate l’orecchio alle sfumature, la sua interpretazione è stata veramente esemplare.

   L’altro strumentista più in evidenza, era il violinista Robert Laguniak, che, nato nel 1997, 20 anni li ha compiuti.

   L’Esecuzione di questo duetto era imperniata soprattutto sul violino; così è stata assegnata a Robert l’introduzione ed il bis: in due a-soli in cui si è potuto destreggiare a suo piacimento.

   Non è immaginabile che un Artista di 20 anni sia arrivato al livello che ha messo in luce; infatti incredibile appare il “giovane” che si è presentato a Cesi, in quanto già suonava il violino a 6 anni, ed ha vinto premi in Concorsi che ne aveva 8. Per questo è stato notato in tutta Europa, inserendo anche l’Italia tra l’Europa Colta; e la TV italiana lo ha inserito nei programmi, in quanto andrà in onda anche nel TG Regionale dell’Umbria, visto l’importanza che assume il Festival nelle manifestazioni culturali: che andrebbero divulgate anche oltre i limitati confini regionali.

   Il repertorio che hanno fatto ascoltare i due ragazzi è classico nelle composizioni per violino, e per violino e pianoforte.

   Ha iniziato Robert emozionando con la 3° sonata per violino “a solo” di Eugène Ysaye. Quest’autore nato a Liegi nella metà dell’’800 (1858), era molto tempestoso ed originale nel comporre gli spartiti, assumendo tono rigoroso ma flessibile. Forse tutto frutto della malattia che si portava dietro che ha voluto la sua morte a Bruxelles nel 1931.

   Ha seguito la sonata per violino e pianoforte di Cesar Franck; autore nato sempre a Liegi ma un poco prima, il 10 dicembre 1822; nonostante fosse un professore al pianoforte ed all’organo, è stato un compositore molto ricercato nelle tecniche, che esprimeva in spartiti entusiasmanti; fino all’8 novembre 1890. Questa Sonata è  stata un 4 Tempi molto movimentato, con improvvisi cambi di tempi e tematiche, d’una vivezza trascinante, ma molto articolata.

   Presunta conclusione, un brano che probabilmente tutti conoscevano: Introduzione e Rondò Capriccioso per violino e pianoforte di Camille  Saint Saens, che pur essendo l’unico francese, visse in età contemporanea e fu partecipe nella vita dei colleghi; infatti è di Parigi del 9 ottobre 1835, ed in uno dei suoi tanti viaggi, quando si trovava ad Algeri, terminò nel 16 dicembre 1921. Questo personaggio internazionale era studioso della Musica e compose anche Opere molto innovative, portando sul Palco la Poesia sinfonica.

   Gli applausi scroscianti non permettevano a Robert d’eseguire il bis; che alla fine ha suonato con tutta la soddisfazione essendo stato acclamato: adagio di J.S. Bach: di quest’autore se dessi giudizi sarebbe troppo poco.

   Terminato il concerto, tutto il pubblico è tornato verso le macchine con un’emozione che non riusciva a controllare. Allora, alcuni si sono seduti davanti la piazzola dell’Auditorium, per assorbire la carica interiore. Altri si saranno diretti, probabilmente, presso il vicino “Molino del Duca”, ove mi sono diretto anch’io.

   Dopo aver incamerato nel cuore un’esperienza musicale che riempie così appassionatamente, è essenziale trovare una giusta via per integrarsi nel Mondo con Spirito Nuovo, riuscendo ad individuare la via più Umana d’ espressione. Allora, è essenziale raccogliersi davanti ad un Buon Piatto, ed assaporandolo cercare l’elevazione indotta da una Musica che è entrata nell’interior.

   La raffinatezza servita con i piatti presso il Molino del Duca, armonizzati dalla gentilezza dell’ambiente e del personale col quale si trova inaspettata amicizia, è un giusto sistema per capire che non possiamo cercare l’Unione nella divisione, e nel formare categorie circoscritte da limiti, accampando Regole trovate per l’occasione chissà come e da chi; ma il discorso porta ad apprezzare quel che unisce agli altri perché Uomini; e tutti i problemi, son solo formulazioni settarie ed irreali che non hanno senso: se cerchiamo di reintegrarci in quel che è il discorso che ci porterebbe alla Natura: e non è una scelta, bensì un’Esigenza!

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