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Ricordo di Carlo Del Bravo, collezionista e professore di Storia dell’Arte

di Francesca Petrucci (AG.RF 31.07.2020)

(riverflash) – È scomparso a Firenze, il 12 agosto di questo 2017, Carlo Del Bravo. Nato a San Casciano, il 16 luglio del 1935, ha voluto essere sepolto proprio nella sua terra, il Chianti, ed aveva scelto da tempo come ultima dimora  il piccolo cimitero del Morrocco, elevato e solitario, tra la natia Val di Pesa e l’amata Val d’ Elsa,  e lì ha trovato, inatteso, l’amico pittore Mario Fallani.

Carlo si era laureato con Roberto Longhi nel ‘59 all’Università di Firenze con una brillante tesi su Liberale da Verona, preludio ad una importante ricerca sulla scultura senese del  Quattrocento, condotta grazie ad una borsa di studio dei Tatti e pubblicata nel 1970. Professore dal 1959 al Magistero d’Arte di Porta Romana ‒ dove, tra i giovani promettenti, conobbe  Renzo Dotti e, qualche anno dopo, Rodolfo Meli, i pittori suoi amici per l’intera vita ‒, era passato nel ’66 assistente di Storia dell’arte alla facoltà di  Architettura, e, dal 1969, a  Lettere,  dove divenne ordinario di Storia dell’arte moderna nell’82, per insegnare fino al 2008, ma anche oltre, per qualche anno da  “volontario”.  Per i tanti suoi studenti, rimangono esemplari la serietà didattica con cui Del Bravo preparava le lezioni per i corsi, ogni anno diversi nei contenuti e nella bibliografia, la severità di giudizio – ma onesta, nell’applicare l’intransigenza per primo a se stesso -, la familiarità e la buona disposizione di chi, nella propria scelta di assoluta dedizione allo studio ed alla bellezza, vedeva in loro sostegni e compagni. Schivo dai rituali accademici,  ha avuto la soddisfazione di formare generazioni di valenti storici, inseriti ed apprezzati  nelle soprintendenze, negli enti pubblici e  nelle scuole di ogni grado.

Studioso libero, seguendo sinceramente le scelte del cuore,  ha indirizzato il suo interesse su secoli ed argomenti assai variati, su molti autori italiani e stranieri, famosi e non, senza preclusione, scelti e presentati ai suoi studenti anche nelle stimolanti lezioni di “Attribuzioni”: dalle aperture pionieristiche sull’arte del Seicento fiorentino ‒ avviate  in parallelo a Mina Gregori e Piero Bigongiari ‒ e senese, all’Ottocento toscano ‒ per il quale ha fornito le basi di una rilettura qualificante ‒ al primo  Novecento figurativo,  ai contemporanei… al suo, mai sopito, amore per il Rinascimento, periodo per cui ha proposto aperture illuminanti su artisti sommi come Filippo Brunelleschi, Luca della Robbia, Donatello, Michelangelo, il Tribolo, il Rosso Fiorentino, in pagine memorabili che hanno tracciato nuove vie di ricerca,  seguìte ed arricchite  da molti suoi  allievi.

Gli argomenti affrontati nell’insegnamento accademico, già comparsi in varie riviste, sono stati da lui raccolti in volumi: Le risposte dell’arte, edito nel 1985, Bellezza e pensiero, uscito nel 1997, Intese sull’arte, con gli scritti fino al 2008, mentre  negli ultimi mesi, in cui la malattia aveva rallentato il suo operare pratico ‒ rimasto  lucido, invece, fino all’ultimo,  il pensiero ‒ egli stava lavorando ad un altro volume, con gli scritti dal 2008 ad oggi, che uscirà presto con  il titolo La bellezza, la sua pace, già da lui annotato.

Dal 1989, con Carlo Sisi ed Annamaria Petrioli Tofani, dirigeva la rivista «Artista. Critica d’arte in Toscana», che ha presentato riuniti lavori suoi, dei suoi studenti e di altri autori, in una sorta di “famiglia” elettiva, affine nel metodo, che intende superare l’oggettività, per attuare una via interpretativa più complessa, in cui letteratura, iconologia, filosofia concorrono a disvelare l’anima degli  artisti del passato e del presente.

Esempio di coerenza ed onestà intellettuali, Carlo Del Bravo ha sempre proposto alti pensieri a modello di vita ed ha vissuto secondo una bellezza morale che continuerà ad illuminare la sua preziosa eredità culturale.

 

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