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Progetto “Omaggio all’Umbria” UTO UGHI e I FILARMONICI DI ROMA

di Francesco Angellotti (AG.RF 14.12.2019)

(riverflash) – Nel pomeriggio di venerdì un’acquazzone scrosciante si è abbattuto su Terni; e già è andata bene, visto che in altre zone i disagi son stati ben più gravi.  Eppure un temporale, pur scrosciante, non poteva fermare gli appassionati di Musica, che hanno colmato il Duomo della città, esaurendo la disponibilità d’accoglienza fino ad occupare tutti i “posti in piedi”.

   In effetti l’evento non era il caso fosse trascurato per 2 gocce di pioggia, che in questo periodo scrosciano anche violente; non poteva essere ignorato il concerto in programma di Uto Ughi, accompagnato da “I Filarmonici di Roma”: che in fondo è il nome dell”‘Orchestra di Santa Cecilia”. Certo i membri del gruppo, arrivati in numero limitato per formare l’Orchestra da Camera, ha potuto esibirsi insieme al più noto e tecnico violinista, col quale già avevano suonato nel 2005 due concerti alla Carnegie Hall di New York.

   Attesa palpitante ed inizio con pulsazioni cardiache alterate. Per lanciare l’ansia dell’attesa, le note son iniziate suonate dall”Orchestra da Camera, con la sinfonia n° 4 “La Casa del Diavolo” di Luigi Boccherini, che ha predisposto gli animi all’emozione provocata dalla qualità di un concerto che sarebbe stato bellissimo.

   Così è arrivato Uto Ughi; ma non so quanti sanno che ha assunto Uto come Nome d’Arte; perché il suo nome sarebbe Bruto Diodato Emilio: meglio il Nome d’Arte. Ha iniziato a suonare col brano che sul programma era elencato come secondo: concerto in La min. di Joann Sebastian Bach. In effetti un inizio al massimo livello, dopo un’introduzione esaltante.

   Va detto, però, che ancor prima d’iniziare l’ascolto, l’intrattenitrice ha presentato la serata; ha nominate tutte le Autorità che non potevano mancare al Gala, oltre ad elencare tutti gli sponsor della una serata così importante. C’è da calcolare, infatti, che in una Società creata con questa impostazione economica, la supremazia in campo commerciale viene affermata anche attraverso queste forme di incentivi alla Cultura; che è quindi condizionata dall’Economia mentre sarebbe preferibile il contrario. E questo discorso è valido anche per quei settori che si sviluppano “contro corrente”, perché sempre quello è il metro di valutazione per essere sostenuti o creare l’alternativa. Il fenomeno non è moderno, ma si tramanda da quando lo sviluppo sociale si è formato su queste basi; che sono comunque preferibili ai confronti armati ed alle supremazie ottenute con la Forza.

   Prima di ogni esecuzione, l’artista Uto Ughi svolgeva un’introduzione storica e tecnica, onde predisporre il pubblico ad un ascolto preparato nel contenuto.

   È seguito un brano del monaco rosso Antonio Vivaldi (1678.1741)i; è stato presentato con spirito e con ironia, ma vorrei sapere cosa accadrebbe adesso se, durante una Messa, un Sacerdote privasse i Fedeli dell’esecuzione per ritirarsi in Sagrestia e scrivere un pezzo musicale, di cui è arrivata “lampo” l’ispirazione; non credo sarebbe molto ben accettata. Infatti Vivaldi ha cercato il consenso di non celebrare messa, perché poteva esser colto da malori improvvisi durante la Funzione. Anche se, a distanza di secoli, possiamo affermare che l’ispirazione che sentiva non erano malori, ma influenze sublimi.

   Di Vivaldi si suonano sempre le 4 stagioni; che sono l’Opera emblematica che definiscono l’Autore; ma Vivaldi ha scritto tanto, o ancora di più. Quindi un’ottica completa dei testi ha spinto Ughi a suonare il concerto n° 11 n°2 “Il Favorito”. Il brio raffinato e ricercato, classico del mondo a cavallo tra il 6 e 700 , era pieno della classe  sofisticata di uno dei massimi autori che hanno composto in tutto il Mondo.

   Con un po’ d’ironia il Violinista a chiesto al pubblico se gradiva un attimo di pausa; si son sentite risate: come si può cercare momenti di requie quando si sente il cuore incamminarsi verso l’esplosione?

   Così, come ci si aspettava, il concerto è proseguito con un autore meno conosciuto dei capi scuola lanciati all’inizio, ma affascinanti nei brani, eseguiti  con una perfezione di cui si era certi solo perchè ascoltata.

   Di Henryk Wheniaski (1835 – 1886) è stata suonata una fantasia brillante: in re magg: “Polonaise”. L’emozione è stata coinvolta con un ritmo che spingeva alla gioia, in un movimento esaltante, ove i musicisti coordinavano benissimo tutte le tonalità; ed i cambi erano dettagliati così bene, da venir proposti nel modo più leggiadro.

   Ultimo pezzo in programma, un accostamento di Pablo Sarasate (1834 – 1908) che ricco dell’armonia nata in terra di Spagna, ha revisionato l’opera più famosa di Bizet, ed ha composto l’ op. 35 “Carmen Fantasy”, suonata dal violino ed orchestra da camera. I passaggi dell’Opera di Bizet erano evidenti, ma più di un rifacimento, era una proposta musicale su una base armonica già scandita, eppur su diversi toni. Un finale travolgente.

   Senza tanto chiedere consensi, i musicisti, di cui la voce era giustamente di Uto Ughi, si son offerti per il bis.

      Di Astor Piazzolla (1921 – 1992) è stata eseguita “Oblivion”. Prima dell’esecuzione abbiamo ascoltato il commento di un vicino, seduto nella fila di fronte: “la Musica che piace a chi non capisce niente di Musica”.  Però l’esecuzione è stata appassionante; certo ricca di passaggi che presentavano molto folklore, che piace nelle feste e sulle piazze; ma Uto Ughi ha reso il brano di una bellezza appassionante.

   Però non si poteva finire così; gli animi dovevano essere portati alla rilassatezza, dopo un’eccitazione così trascinante. Allora, dolcissimo, di Jules Massenet (1842 – 1912)  è stato suonato il brano “Thais”. Questo compositore è noto sopratutto per le sue Opere, in cui il dramma vien elaborato dalla melodia, ma oltrepassando l’impostazione romantica, ormai superata. Il brano “Thais”  ha invaso di una dolcezza mistica, esprimendo un puro lirismo.

   Siam felici che Uto Ughi sia propenso a esibirsi in Umbria; già lo avevamo ascoltato ad Amelia, e ne abbiamo scritto un’entusiasto reportage. Prima che finisse quest’anno è venuto a Terni, ove non c’è (più) un Teatro elegante e dall’ottima ricezione come ad Amelia, anche se accese sono le ansie a qualsiasi livello che auspicano la ripresa degli spettacoli al Teatro Verdi; anche se i problemi sono tecnici e non facili da affrontare.

   Ma Terni ha risposto offrendo diversi luoghi ove esprimere l’Arte, di tutti i generi..

   Così Uto Ughi è potuto venire ad esibirsi con la Filarmonica di Roma, ed è stato un grande passo, in quanto ha indicato che la resurrezione da una situazione messa in crisi da meri fattori economici, potrà trovare spunto nella Cultura e nell’Amore verso una costruttività meno dipendente.

   Uto Ughi, ormai giunto all’età di 75 anni, ha saputo portare in concerto tutta la sua tecnica veramente ineguagliabile, superando quelle che potrebbero essere carenze nell’esecuzione, proponendo un’Arte unica, che ha emozionato tutto l’Auditorium.

   Molte sono le Opere dell’Artista volte all’ambiente culturale e musicale in tutt’Italia; anche se lui, nato a Busto Arsizio, sente più vicina al suo cuore le Terre dell’Italia Settentrionale; ma importanti sono state le sue iniziative, per esempio a Venezia.

   Sarebbe bello se la sua preparazione, unica nell’ elevazione, l’espandesse ad una gioventù  che, entrata nel Mondo della Musica; sarebbe utile dar appagamento al bisogno d’essere sostenuti nella preparazione da chi, oltre a Lui, c’è solo Lui.

   Ultimo particolare, giusto come notizia di cronaca: il brano di Pablo de Sarasate è stato suonato con un Guarnieri: impetuoso e irruento nelle  note permettendo un’interpretazione passionale; tutti gli altri pezzi son stati suonati con uno Stradivari: rifinito per esprimere le sottigliezze ed i particolari più minuti.

   Non c’è di più.

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