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PENSIONI, RIMBORSO MINIMO, MEGLIO POCO CHE NIENTE…. PUO’ FUNZIONARE?

pensioni

AG.RF.(MP).18.05.2015

“riverflash” – Pasticcio pensioni. Dopo l’annuncio dato (e smentito) della possibilità per un gran numero di pensionati, di ricevere gli arretrati del mancato “adeguamento” della pensione, atto ritenuto illegittimo bocciato, con la sentenza della Corte Costituzionale, ora Matteo Renzi deciderà, probabilmente nel pomeriggio, se e come chiudere la partita sulla rivalutazione delle pensioni. Al momento, il ministero dell’Economia ha messo a punto alcune soluzioni tecniche, con l’obiettivo di “minimizzare” l’impatto della sentenza sui conti pubblici. Nonostante la Corte abbia bocciato il blocco dell’indicizzazione deciso dal governo Monti per il 2012-2013 per gli assegni superiori a 3 volte il minimo (1.443 euro lordi nel 2012), non verrà restituito tutto il mancato adeguamento a tutti gli aventi diritto.  Nel 2012, secondo i dati del Casellario centrale Inps, su un totale di 23,4 milioni di pensioni in pagamento, solo 4 milioni erano superiori a tre volte il minimo e quindi non sono state indicizzate. E ora tra le ipotesi, c’è quella di escludere dalla restituzione degli arretrati maturati, le pensioni superiori a 5 volte il minimo (2.405 euro nel 2012), che erano circa un milione. Il rimborso sui restanti 3 milioni di assegni, quelli fra tre e cinque volte il minimo, avverrebbe con un meccanismo a scalare, che si azzererebbe al superamento delle 5 volte il minimo. In questo modo, si potrebbe limitare la spesa per gli arretrati fra 2,5 e 3,5 miliardi, a seconda di quanto si accentua il meccanismo a scalare. E questa sembra essere l’unica soluzione possibile,  perché le altre sono tutte molto più costose, ad iniziare da quella che prevede l’adeguamento per fasce d’importo. Significherebbe cioè garantire sempre e comunque il 100% dell’adeguamento all’inflazione per gli importi fino a 1.443 euro anche per le pensioni più ricche, e poi ridurre l’indicizzazione fino ad azzerarla per gli importi superiori a cinque volte il minimo. Con questo sistema per fasce, che la Corte costituzionale nelle motivazioni della sentenza 70 giudica più equo, verrebbero però rivalutate, sia pure parzialmente, tutte le pensioni almeno sugli importi fino a 2.405 euro. Con l’altro sistema, invece, che si applica al trattamento complessivo, sarebbero rimborsate appunto solo le pensioni fra tre e cinque volte il minimo, senza trascinamenti su quelle di importo maggiore. Nel frattempo Matteo Renzi, ospite nella trasmissione “l’Arena”, ha dichiarato: “Nessun pensionato perderà un centesimo: scriveremo una nuova norma rispetto al blocco dell’indicizzazione che restituirà in tasca a quattro milioni di italiani il 1 agosto 500 euro a testa. Inoltre, saranno tagliate le pensione oltre 3 mila euro al mese; non sarà un rimborso totale, ma ci sono 2 miliardi che mi ero tenuto per le misure contro la povertà…..”. A questo punto, sorge la “solita scontata” domanda: “Ai pensionati basterà tutto questo? Potranno essere accontentati con un “bonus una tantum?”. “Poco è meglio di niente, sicuramente, ma la questione aperta non può finire né qui né così. Farebbe bene a confrontarsi con noi per non fare errori”, ha commentato la segretaria dei pensionati della Cgil (Spi-Cgil), Carla Cantone.

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