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Note a lume di candela: STABAT MATER di Pergolesi dopo visita a Narni Sotterranea

di Francesco Angellotti (AG.RF 20.07.2018)

(riverflash) – Per continuare nelle rappresentazioni appena iniziate al Narnia Festival, era in programma presso il “Circolo il Drago” una presentazione di famose colonne sonore, suonate al pianoforte da Cristiana Pegoraro a cui si univa il Quartetto Sirio, con la partecipazione di Sebastiano Somma, voce recitante, dopo la presentazione di Yuri Napoli.

   Il programma, intitolato Cinemusicando, era senz’altro affascinante; non solo per il repertorio, che costituisce un tassello molto importante nell’attualità, ma anche per gli interpreti, che avranno preparato un’ Opera entusiasmante.

   Eppure, non volendo trascurare la mia propensione verso le Basi che hanno creato l’Attualità, ho sentito maggior desiderio nel ritornare a Narni; perché, dopo una visita alla “Narni sotterranea”, nella Chiesa di Santa Maria in Pensole si sarebbe ascoltato lo “Stabat Mater” di Giovan Battista Pergolesi; una delle tante composizioni su questo tema, ma particolarmente significativa. Poi tutto il cast era diretto dal maestro Lorenzo Porzio, una garanzia.

   Scoprire quel che è stato creato sotto la città di Narni, non è come visitare le Catacombe della prima era Cristiana; infatti, prima dell’Editto di Costantino, questa Religione non poteva essere professata, e chi era scoperto Cristiano finiva sbranato dalle Belve.

   La prima funzione dei sotterranei del Paese l’adottarono i Romani, perché venivano conservate profonde cisterne d’acqua: elemento senza il quale non esiste la Vita; furono poi costruite Cappelle Ipogee, completamente affrescate, durante la Guerra tra Longobardi e Bizantini; ma successivamente presero forma Chiese Romaniche dai monaci Benedettini, che coprirono altre costruzioni religiose più antiche; l’ultimo utilizzo dei Sotterranei è stato dei frati Domenicani che, trascorsi i tempi dell’Editto di Costantino, hanno pensato che, per affermare la Santa Inquisizione, erano da rinchiudere sotto terra i personaggi accusati d’Eresia.

   Ma adesso l’Ambiente sotterraneo è solo una testimonianza Storica.

   Nella vicina chiesetta di S. Maria Impensole, ci si è potuti raccogliere per ascoltare lo Stabat Mater, lasciatoci da Giovan Battista Pergolesi. Tocco da rilevare, la musica la creavano solo una Soprano (dalle origini orientali), un altro soprano drammatico (arrivata dalla Finlandia) e 4 strumenti ad arco (viola violino, violoncello con un pianoforte). La direzione di Lorenzo Porzio (del quale abbiamo scoperto che conquistò alle Olimpiadi di Atene la medaglia d’Oro di Canottaggio) ha coordinato il gruppo di Musica da Camera in una maniera dalla delicatezza esaltante; anche indotti dall’ambiente mistico e raccolto, alla luce delle candele.

   Questo Stabat Mater è stato commissionato a Pergolesi, perché si intendeva sostituire quello di Scarlatti, ormai troppo vecchio. Allora il giovine autore si è inventato un’impostazione diversa nella strumentazione, dando vita a note per soprano, contralto, archi e basso continuo.

    Ma le condizioni del fragile Gian Battista peggioravano; allora cercò, pur di finire l’Opera commissionata, un’aria salubre, per riacquistare un po’ di salute.

   Così si trasferì a Napoli, in particolare nel convento dei Cappuccini di Pozzuoli; e li, nel 1736, riuscì a concludere il composto, pur con qualche dimenticanza nel 4° tempo riguardo le parti delle viole.

   Felice di aver concluso lo spartito, chiuse i fogli scrivendo: “Finis Laus Deo”. E morì.

   Si dice che la morte avvenne il giorno dopo il termine della composizione, ma non si può sapere; forse si è cercato di dare un’impressione Romantica. Però Pergolesi morì veramente a 26 anni, e l’ultima sua composizione fu proprio questa.

    Ebbe subito un grande successo, e fu  ascoltata in tutta Europa. Ma attirò anche molte critiche dei (soliti) detrattori, i quali vollero definire il Composto “più Musica Operistica che Musica Sacra”, perché certi particolari non sembravano riportare allo Spirito Divino.

   In effetti vi sono dei passi in cui la musica è più emotiva, soprattutto nel 4° tempo ove la morte di Cristo porta a presagire la sua Resurrezione, Ma la contesa alfine si smorzò, riconoscendo effettivamente la sublimazione mistica di tutta la Composizione. Infatti la musica delicata e lontana dall’impetuosità, che sovente sollecita il Dramma della Morte, ha fatto definire al maestro Porzio l’emozionante definizione di questo capolavoro come “Dramma Interiore”.

   Con tutto il rispetto per le musiche da Film.

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