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L’IRAN MINACCIA IL BLOCCO DELLO STRETTO DI HORMUZ

AG.RF.(Claudio Peretti).08.05.2019

“riverflash” – Ci risiamo: stanno accadendo cose importantissime nel mondo, fatti che potrebbero portare un enorme cambiamento, in peggio, del nostro modo si essere e di vivere, del nostro stile di vita, e che cosa ci raccontano i nostri mass media main stream? Ci parlano della lite tra Salvini, Conte e Di Maio, sul fatto che Siri si deve dimettere ma, dico io, hanno i nostri supergiornalisti per caso pensato quanto importa questo agli italiani? Sei Siri si debba dimettere o no, è un fatto politico di scarsissimo interesse, anzi, direi che è solo un pretesto per mantenere l’opinione pubblica focalizzata su fatti inconsistenti e distrarla dalle cose che contano. Certo, siccome parlano solo di questo, alla fine gli italiani crederanno che la cosa li tocca, che è importantissimo! E se invece si raccontasse loro che siamo alla vigilia di una crisi spaventosa che potrebbe spazzare via tutto quello che finora ci ha dato benessere, cibo tutti i giorni, l’auto, le vacanze eccetera.. Ed ecco qui la notizia che dovrebbe farci tremare: l’IRAN sta minacciando di chiudere lo stretto di Hormuz.

La maggior parte del petrolio greggio di Saudi Arabia, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Iran e Iraq passa di lì, oltre a tutto il Gas Naturale Liquefatto (LNG) proveniente dal Qatar

Perché? Perché gli americani hanno vietato la vendita del petrolio Iraniano a tutto il resto del mondo e gli Iraniani come rispondono? “Se non potrà passare il nostro, non passerà neppure il petrolio degli altri”. Questo ha detto la scorsa domenica 28 aprile, il capo di stato maggiore delle forze iraniane, generale Mohammed Bagheri. Dallo stretto di Hormuz passa oltre un terzo del petrolio del mondo: quasi 18 milioni di barili al giorno e le distanze fra le due sponde dello stretto variano da meno di 33 km a meno di 60, con la via d’acqua percorribile dalle petroliere larga solo 3 km. Ma cosa sta succedendo nel mondo, e perché gli americani vogliono impedire all’IRAN di vendere il suo petrolio a India, Russia e Cina? Questo fatto dimezzerebbe la produzione di petrolio dell’IRAN, che è il suo maggior contributo al PIL nazionale. Forse non si sa, ma 50 milioni di barili di petrolio al giorno sono ad oggi sotto il controllo di IRAN, RUASSIA e CINA, il 50% del petrolio mondiale, che potrebbe di colpo essere cancellato come fornitura all’occidente. Tutto questo è quello che la crisi iraniana rappresenta: non è la così detta destabilizzazione dell’IRAN nel medio oriente, che non è affatto stata causata dagli iraniani, ma dagli americani, che hanno distrutto l’IRAQ, che contribuiva a bilanciare le potenze militari dei sunniti e degli sciiti.

Gli USA hanno destabilizzato l’area. Gli USA hanno creato l’ISIS per contrastare gli Sciiti in Iraq e marciare contro Al Maliki. La crisi Iraniana non ha nulla a che vedere con la destabilizzazione dell’area, ma fa parte della politica americana per sbarazzarsi dell’attuale governo Iraniano e rimettere al suo posto uno Scia burattino, con l’unico scopo di fare tornare lo stretto di Hormuz sotto il controllo americano. Tutto il resto è propaganda.

La chiusura dello stretto porterà immediatamente ad un incremento iperbolico del prezzo del petrolio e questo fatto, se inserito nell’attuale bolla speculativa mondiale, per cui l’economia drogata, basata sui futures e sui derivati è 31 volte il valore del PIL mondiale, comporterà una massiccia crisi economica dell’occidente, di cui si parla da molto, ma che non si era ancora capito da cosa sarebbe stata innescata.

Bene, anzi, male: se si chiude lo stretto di Hormuz, la Russia può farsi carico del petrolio necessario alla Cina, ma la chiusura dello stretto farà evaporare in un attimo 2.5 quadrilioni di dollari (1024 ossia 2.500.000.000.000.000.000.000.000 di Dollari) di derivati che oggi sono alla base dell’economia mondiale. E questo causerà la più grande e catastrofica crisi economica dell’occidente che si sia mai avuta nella storia, rispetto alla quale quella del 1929, che ha poi portato alla seconda guerra mondiale, sarebbe un piccolo bruscolino. A causa di questo, c’è un orribile spettro che si erge sul mondo da qualche anno, dovuto ad una specie di reazione a catena, a detta di Warren Buffet, che può presto essere innescata da una scintilla. L’ammontare dei derivati di 2.5 quadrilioni, comparato al PIL mondiale di 80 triliardi, è l’effetto della colossale manipolazione fatta a Wall Street, e dal suo braccio sistemico di trading, che rappresenta metà del volume degli scambi (stock exchange) visibile a tutti quelli che lo vogliono vedere.

Ed ecco come le due cose si collegano: chiusura di Hormuz vs. 2,5 24 di derivati.

La mancanza di una grande quantità di petrolio, diciamo il 30% di quello attuale, comporterà un considerevole aumento del valore del barile. Se poi venisse bombardato anche il porto di Janbu sul mar Rosso, si perderebbe la fornitura del 50% di petrolio mondiale, la qual cosa, col prezzo del petrolio a 100 US$ al barile, si rifletterebbe in un costo totale del petrolio di 3,65 triliardi di $, pari al 4,5% del GDP mondiale. Mentre, se il prezzo del barile dovesse raggiungere in 1000 $, il costo del petrolio sarebbe pari al 45% del GDP mondiale. Ora non occorre essere super scienziati per capire che un fatto come questo farebbe immediatamente implodere il mercato dei derivati (ripeto: 2.500.000.000.000.000.000.000.000 di Dollari) portando in brevissimo tempo l’attuale sistema economico e bancario al lumicino, lasciandolo in completa rovina. Ovviamente, siccome il sistema bancario ed economico attuale, anche quello dei derivati, si basa sul PIL (o GDP) mondiale, per cui, se questo dovesse succedere, le banche, per rifarsi dei debiti dovuti al mancato pagamento dei derivati, trarrebbero a sé tutti i depositi ed i risparmi dei correntisti, per cui non ci sarebbe più circolazione della moneta. I bancomat smetterebbero di funzionare, le carte di credito sarebbero inutilizzabili ecc. ecc. Se dovesse avvenire una cosa simile, è ovvio che l’unica soluzione per evitare rivoluzioni e scontri di piazza, sarebbe quella di statalizzare tutte le banche.

Da quanto si capisce, non sembra che il segretario del tesoro USA Steven Mnuchin abbia consegnato al presidente Trump un’analisi che evidenzi come le sanzioni all’Iran per stroncare il loro export causeranno la chiusura dello stretto di Hormuz spingendo sia gli USA che l’Europa verso una specie di Armageddon. Una catastrofe che farà sì che i danni previsti da Trump per l’Iran si ritorceranno come un boomerang sulle teste degli americani e degli occidentali.

Qualcuno dirà: si, ma gli americani non si faranno chiudere lo stretto, la loro 5° flotta ha sede a Bahrain dal 1995 ed è lì proprio per garantire il passaggio dallo stretto di Hormuz.

Ed ecco cosa possono fare gli Iraniani alle navi americane. I russi hanno rifornito l’Iran con grandi quantità di missili Sunburn, capaci di volare a 3 metri dal pelo dell’acqua a 2500 km/h con capacità di schivare gli ostacoli. Possono essere lanciati da un normale semirimorchio da qualsiasi posizione. Sono perfetti per lo stretto di Hormuz, che non supera le 40 miglia in larghezza. Questi missili, sparati dalla sponda nord dello stretto, possono, in frazione di secondi,  aprire una falla grande come una stanza su qualsiasi nave che transita nello stretto. Il missile supersonico SS-N-22 Sunburn è descritto da tutti I trattati di armamento come il missile antinave più letale al mondo ed è in grado di passare inosservato al sistema radar Aegis impiegato dalla flotta americana. Inoltre le coste dell’IRAN che si affacciano sul golfo Persico sono difese dal Sistema missilistico russo SS-NX-26 Yakhont (velocità mach 2,9).

Per questi motivi, come afferma il generale americano Barry McCaffrey, gli Stati Uniti non possono mantenere aperto lo stretto di Hormuz se l’Iran decidesse di chiuderlo. Questo perché non possono proiettare sul posto un numero considerevole di soldati, come invece possono fare l’Iran e la Russia.

In caso di conflitto con l’Iran, quindi, la quinta flotta USA dovrebbe essere subito allontanata da Bahrain per non essere distrutta.

Morale: la notizia di questi giorni è molto grave e semplice: il divieto all’IRAN di esportare il suo petrolio, strangolando la sua economia, è un atto di guerra.

Per chi capisce l’inglese, è interessante questa trasmissione di Al Jazeera: https://youtu.be/w9ISoyekpr0

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