Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

Libia: l’Occidente è a est

di Giulia Cavola (AG.RF 29.05.2015) ore 17:40

Cosa resta della Libia? Cosa resta di questo ricco, desertico territorio sul nostro uscio, che si affaccia ogni giorno nelle nostre cronache sotto forma di barche cariche di disperazione? Ma soprattutto, chi lo governa?

Immagine1Uno Stato, secondo il diritto internazionale, è un organizzazione che controlla un territorio, con dei confini precisi, entro i quali esercita il monopolio legittimo della coercizione. Dunque, qual è il vero stato in Libia? Per rispondere a questa domanda c’è bisogno di una certa sintesi storica.

Il 20 Ottobre 2011, dopo  quarantadue anni, cade il regime autocratico di Gheddafi

È il 19 marzo 2011, e una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autorizza e mette in campo un intervento militare internazionale che tuteli la popolazione libica, in teoria. In pratica sono bombardati tutti i simboli del regime di Gheddafi: infrastrutture militari (e non) e soprattutto, truppe governative. Il 20 ottobre cade Sirte, e il Rais stesso. Finisce la Prima Guerra Civile libica.

Il 7 luglio del 2012 si svolgono le prime elezioni parlamentari

Prime elezioni democratiche, che l’8 agosto 2012 convincono il Consiglio Nazionale di Transizione a cedere (finalmente) il potere al Congresso (GNC). Obiettivi: Governo e Costituzione, raggiunti con una forte prevalenza delle componenti partitiche islamiche, considerate però pericolose dal generale Khalifa Haftar, che richiede nuove elezioni “democraticamente”, minacciando cioè un colpo di stato.

Il 26 giugno del 2014 si svolgono le seconde elezioni parlamentari

Vi partecipa solo il 18% della popolazione, i partiti filo islamici risultano sconfitti e si attesta una certa prevalenza delle forze liberali e federaliste, che scelgono Tobruk come base per il nuovo Congresso, con il beneplacito del generale Haftar. I risultati elettorali non vengono riconosciuti da “Alba della Libia”, l’unione delle milizie con base a Tripoli, che sfrutta la situazione di incertezza per “liberare” l’aeroporto internazionale di Tripoli (fino ad allora era controllato dalle truppe di Haftar).

libia-guerra

I “due” governi

Viene formato a Tripoli un nuovo governo, che raccoglie militanti armati e una parte dei partiti islamici perdenti, i quali si proclamano continuazione del precedente Parlamento, sconfessando così quello di Tobruk. Qui inizia la situazione di vera e propria incertezza governativa perché la Libia si trova spaccata in due: l’islamica Tripoli a occidente, controllata da milizie dalle sfumature radicali, più o meno marcate; la liberale Tobruk, a est, occidentale e dagli Occidentali riconosciuta. Come se due governi fossero pochi, il potere si frammenta in vari gruppi armati, secondo il principio che chiunque possiede una pistola può dettare la propria legge. Se la ricerca di denaro e potere sono i comuni denominatori delle milizie, religione, territorio e ideologia sono elementi di conflitto.

Tra le più note, oltre ad Alba Libica, la coalizione che ha sostenuto la formazione del governo di Tripoli, abbiamo Ansar al-Sharia e The Islamic Youth Shura Council. Il primo è stato riconosciuto come il più pericoloso dei gruppi islamici sul territorio libico, controlla Bengasi, forse perché ha assicurato il proprio appoggio alla battaglia degli jihadisti di Isis. Il secondo, poi, costituisce una vera e propria costola del Califfato.

Dunque, governa anche Isis?

Is ha sfruttato il caos che c’è in Libia per avvicinarsi al Mediterraneo, in un paese in cui petrolio, armi e migranti sono traffici decisamente redditizi. Se si è inserito nelle pieghe dei conflitti tra milizie, non sempre l’ha fatto con successo e comunque attraverso movimenti radicali collegati (alcuni gruppi già presenti sul territorio libico hanno dichiarato la loro lealtà al Califfato). Di tutti i movimenti jihadisti presenti in Libia, al momento, Is non è uno dei più radicati. Ciononostante si appropria sempre più di territorio e consensi, soprattutto nel momento in cui la seconda guerra civile non sembra prossima ad una soluzione.

Quindi, chi governa la Libia?

Tutti, o nessuno. Ecco dov’è il problema. Dalla caduta di Gheddafi si sono alternati nel paese circa cinque governi (in quattro anni!), espressioni legittime o meno di tutto ciò che il regime “ombrello” aveva tenuto sopito. L’inviato ONU, Bernardino Leon, ha sottolineato più volte che se non si riuscirà a formare un governo di  unità nazionale (uno e uno solo), la guerra civile continuerà, ampliando sempre più il rischio che il paese cada interamente nelle mani di Is.

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*