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LE INFINITE VISIONI DI DAVIDE QUERIN

AG. RF. 16/10/2018 – di Sabrina Sciabica.

In un mondo di foto digitali, in cui si ordina ad un programma di sovrapporre Jpeg e si gioca con le immagini, Davide Querin, utilizzando la sua abile mano e il pennello, diffonde colori ad olio, creando profondità e trasparenze. E il risultato è eccezionale.

Alla Galleria Il laboratorio, in via del Moro n. 49, a Trastevere, fino a domenica 21 ottobre, è possibile ammirare la manualità di un Artista – nel significato più antico del termine.

«Arrivano come visioni notturne» confessa l’autore, che si lascia guidare dalla sua interiorità. Nasce, quindi, un bozzetto a matita e un primo progetto che si svilupperà sulla tela per giorni e per mesi.

Non c’è nulla di improvvisato, piuttosto una lunga riflessione dietro ogni opera.

La caratteristica di ogni dipinto è quella di avere diversi piani prospettici; la sovrapposizione delle varie stesure richiedere, oltre che i tempi tecnici per l’assorbimento del colore, un’elevata abilità manuale e un gusto sopraffine per la scelta delle tonalità. La velatura, le trasparenze, sono realizzate pazientemente dando un’idea d’insieme di leggerezza, armonia, profondità.

«Tema comune è la circolarità del tempo», spiega Querin, che ama sovrapporre le situazioni, come se fossero diversi livelli di coscienza. Sembra, inoltre, riferirsi all’inconscio collettivo con immagini simboliche e forme archetipe – i quadrati, gli specchi, le finestre, i gatti, i cani ne sono esempio.

Da questi quadri, si evince una pittura matura, frutto di un lungo e costante studio, oltre che di una raffinata creatività.

Nato tra i colori – la mamma era pittrice – l’artista romano li utilizza tutti, e con esiti ben riusciti. In queste atmosfere fantastiche, si avverte, certamente, l’istinto; eppure nulla è estemporaneo, ogni dettaglio è preciso, studiato, senza nessuna sbavatura.

Un lavoro minuzioso, in cui i rimandi e richiami sono innumerevoli. Ecco Frida malinconica che sogna un bacio con Diego, ecco gli impressionisti francesi, ecco il vignettista Beppe Mora, ecco un libro di Joice.

Talvolta c’è un suono, associato al movimento, come nel treno che irrompe in un interno borghese, come nel passante sulla neve, dalla finestra di un soggiorno.

I contrasti sono protagonisti, e sono ben equilibrati. Interni ed esterni, bianco e nero, femmineo – associato al potere libertario, all’indipendenza, alla percezione dell’altrove – e mascolino, inteso come materialità e concretezza.

Il pittore dal tocco delicato, formatosi presso l’ISIA di Urbino, vuole rappresentare «un istante all’interno di una storia», la tradizione, mischiata alle esperienze individuali, la quotidianità, nella minuziosità dei dettagli, come punto di partenza per partenza per arrivare a condizioni metafisiche, ad ambientazioni oniriche.

Queste opere dimostrano una profonda conoscenza di varie tecniche pittoriche, nonché una passione profonda per questo mestiere. Esso diventa strumento per esprimere uno sconfinato universo interiore, nonché catarsi per affrontare il grigiore della quotidianità.

All’estro dell’artista si deve la creazione di questi vivaci rifugi, nei quali è piacevole perdersi.

E, se il potere dell’arte è quello di farci viaggiare, Davide Querin ha il pregevole talento di mostrarci infiniti percorsi, tra i quali possiamo liberamente vagabondare.

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