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LAVORO NERO

LAVORO NERO

(riverflash) – I telegiornali continuano a mandare in rete i dati della disoccupazione e soprattutto di quella giovanile, che continuano a peggiorare. I nostri politici ci continuano a dire che penseranno soprattutto a risolvere il problema del lavoro, ma non ci dicono come. Mettiamocelo bene in testa, con queste tasse e questi oneri sociali non si va da nessuna parte: le nostre imprese non ce la fanno a mantenere il passo con quelle di altri paesi meno tassati perché i costi del lavoro sono troppo alti e non riescono a vendere, per cui mettono la gente in cassa integrazione per poi chiudere. Forse le uniche imprese che vanno bene sono quelle che lavorano in nero. Ma che significa nero? Grazie a Dio queste imprese, soprattutto al Sud, producono e danno lavoro a molti. Se non fosse per loro forse ci sarebbe già stata una rivoluzione: con i minimi sindacali e tutti i lacci del lavoro normale (vogliamo chiamarlo bianco?) al sud non ci sarebbe proprio nulla, mentre così, qualcosa si fa. Non è giusto, si dirà, ma neppure sporgersi troppo dal balcone per poi cadere di sotto non è giusto, ma si muore lo stesso. Ora, il fatto di considerare il lavoro in Italia nero o bianco è la stessa cosa: giusto o non giusto, se si applicano tutte le regole non si lavora più e si finisce in miseria, mentre, se si permette il nero, si sopravvive. Ma ci siamo mai chiesti perché il problema del lavoro nero non è mai stato risolto? Perché il concetto stesso di lavoro nero è sbagliato. Negli USA uno può fare tutti i lavori che vuole, i contributi per la pensione se li paga lui, le grosse imprese danno, come benefit, un contributo pensione, ma non si curano affatto se il loro dipendente, fuori dall’orario di lavoro, ne fa un altro o altri. Da noi no, è tutto ingessato, sclerotizzato e, stando così le cose non se ne viene fuori. Forse dobbiamo rivedere a fondo il nostro modello di lavoro dipendente, addirittura si pretende di avere il lavoro garantito per tutta la vita e si lanciano anatemi contro la precarietà. I governanti ci dicono che invoglieranno le ditte ad assumere a tempo indeterminato, ma non ci dicono come. Come si fa a costringere un’azienda che, per tirare avanti, deve vendere beni o servizi, ad assumere perché gli lo dicono i politici’? Se non rivediamo a fondo il nostro modello di lavoro dipendente, pensionistico e dei rapporti sindacali non usciremo mai dal tunnel!

AG.RF di Claudio Peretti 21.02.2013

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