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L’ARTE DI HENRY MOORE ALLE TERME DI DIOCLEZIANO TRA SCULTURE E DIPINTI

12049373_505521622940442_7547401225677978374_nDi Maria Michela D’Alessandro (AG.RF. 01.12.2015) (river flash) – Fino al 10 gennaio 2016 le Grandi Aule delle Terme di Diocleziano a Roma ospitano settantacinque opere dell’artista britannico Henry Moore. La mostra, dall’omonimo titolo, è stata realizzata grazie a importanti prestiti di musei italiani e in gran parte dalla Tate, ed è articolata in cinque aree tematiche: “L’esplorazione del moderno”, “Guerra e Pace”, “Madre e figlio”, “Figura distesa” e “Scultura negli spazi pubblici”.

Le sezioni e il corpus presente in mostra propongono l’intero percorso creativo di Moore, considerato uno dei più importanti scultori del Novecento, dominando la scena mondiale della scultura. 

Nella sua carriera artistica sono tante le forme di espressione sperimentate, dai disegni ai dipinti, ma è la scultura che lo ha reso famoso e che lo contraddistingue: le sculture esposte, bronzee e imponenti, si adattano perfettamente all’aula X delle Terme di Diocleziano, riuscendo a dialogare con l’architettura romana. Non a caso lo stesso Moore, scomparso nel 1986, nutriva uno stretto rapporto con l’Italia ma anche con l’arte arcaica, come è rappresentato dall’opera la Donna in piedi. D’altronde, come lui stesso scrisse, «nell’arte di buona qualità hanno sempre convissuto elementi astratti e surrealisti, così come elementi classici e romantici, ordine e sorpresa, intelletto e immaginazione, conscio e inconscio». Tanti temi e vicende storiche lo incuriosirono e segnarono senza mai abbandonare la strada artistica: le sue opere sono state e vengono tutt’ora esposte in tutto il mondo; sono tante anche le opere realizzate su commissione, soprattutto progetti pubblici, e tanti furono anche i premi e riconoscimenti che ricevette che gli diedero la fama che a distanza dalla sua morte è ancora tangibile.

Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma, in collaborazione con Tate e con Electa, l’esposizione è curata da Chris Stephens e Davide Colombo. 

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