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LA STRAGE DI USTICA PER IMPEDIRE LA FORNITURA DI URANIO ARRICCHITO ALL’IRAQ

strage-di-ustica-400x215di Gianni Lannes (AG.RF 18.09.2014) ore 16:26

(riverflash) – Tra le numerose stragi impunite in Italia dal 1947 in poi, nessuno ci ha ancora detto cosa è accaduto il 27 giugno 1980 al DC9 Itavia e chi ha deciso di sacrificare 81 persone (tra cui due neonati) che erano a bordo per tutelare gli affari tra Stati. E sono trascorsi 34 anni.

Una storia dimenticata quanto indimenticabile. Sragion di Stati: il livello politico non è mai stato sfiorato dalla magistratura che infine ha graziato i militari. Prove su prove ufficiali. La data segreta del trasporto dell’uranio arricchito era proprio quella del 27 giugno1980 (fonte: International Atomic Energy Agency). Il governo francese, con i suoi servizi segreti, sapeva che il Mossad sapeva. Infatti, lo Sdece era al corrente che con ogni probabilità, i servizi israeliani avevano appurato la data in cui sarebbe stata effettuata la consegna dell’uranio arricchito all’Iraq. E allora? Temendo un attentato – dopo quello verificatosi il 6 aprile 1979, 48 ore prima che il carico nucleare partisse alla volta dell’Iraq, il commando del Mossad penetrò nei depositi della società Constructions navales et industrielles de la Méditerranée, a La Seyne-sur-Mer, e distrusse l’hangar numero 3, che conteneva la fornitura destinata agli iracheni – e l’omicidio del fisico nucleare Yahya el-Meshad a Parigi il 14 giugno 1980, chiesero al governo tricolore di collaborare per la buona riuscita dell’operazione di trasporto strategico. E che interessi aveva l’esecutivo italiano di Francesco Cossiga (depistatore fino alla fine)? Un affare complessivo di ben 2,5 miliardi di dollari: petrolio in cambio di tecnologia nucleare in grado estrarre rapidamente il plutonio per ordigni nucleari, nonché forniture militari.irak_3

A Washington e Tel Aviv temevano che l’Iraq potesse dotarsi in breve tempo della bomba atomica, grazie alle forniture dell’italiana Snia Techint e dell’Ansaldo Nucleare sotto la supervisione del CNEN (poi Enea). Gli israeliani, addirittura, ne erano terrorizzati dopo aver battuto invano la via diplomatica. E quale piano concordarono? Per non far capire agli israeliani qual era il velivolo da attaccare, caricarono l’uranio su un cargo camuffato in modo che apparisse del tutto simile ad un DC9, ritardando ulteriormente la partenza del DC9 Itavia di 20 muniti a Bologna, ma avrebbero potuto scegliere un altro aereo civile, in modo da far transitare entrambi i velivoli a breve distanza l’uno dall’altro. Ecco perché quella verità è inconfessabile. Dai tracciati radar è emersa la presenza di un velivolo bellico, proprio dietro al volo IH 870, e i periti l’hanno attribuita ad un caccia. Quel caccia tallonava il DC9, in modo da sembrare la sua scorta. E lo zio Sam in tutto questo, aveva ovviamente un ruolo. Ma come si giunse alla tragedia? Quando l’aereo radar d’oltralpe rilevò inequivocabili segnali di un’imminente azione israeliana, scattò l’allarme e da più siti di terra e di mare si levarono in volo aerei da guerra. Ecco perché il maresciallo Alberto Dettori operativo al radar AMI di Poggio Ballone parlò di quel rischio di guerra, e fu poi “suicidato” come tanti altri dalla solita intelligence. Quella sera ci fu una battaglia aerea e, nel corso di essa, fu colpito il DC9 Itavia. Perché proprio sul punto Condor fu consumata la tragedia? Perché lì in fondo al mare c’è un abisso di 3.600 mila metri, e perché all’epoca i radar del sistema NATO (NADGE) presentavano buchi neri, ossia vaste zone non coperte.

usticaScatole cinesi: un depistaggio che contiene un depistaggio che, a sua volta, contiene un altro depistaggio. Un depistaggio non solo temporale organizzato dal Sismi unitamente al Sios Aeronautica, ma anche con la sostituzione dell’aereo caduto con l’aereo che fu poi fatto trovare. Il depistaggio del cosiddetto “Mig” ha avuto una duplice caratterizzazione: la prima, volta a posdatare la caduta (18 luglio 1980) rispetto all’evento Ustica (27 giugno1980); la seconda, finalizzata ad occultare la verità sul velivolo effettivamente precipitato (Mirage/Kfir), il quale è stato sostituito col Mig libico, vale a dire col velivolo che s’è voluto far trovare.

La storia del Mig è stata inserita in un secondo momento dai nostri servizi segreti per confondere le idee ai magistrati. In realtà, a cadere fu un aereo diverso: un Mirage o un Kfir (traccia radar AJ 450), posizionato nei cieli a 37 chilometri in posizione sud est della Sardegna. E subito dopo la caduta, si levarono a turno dalla base aeronavale di Sigonella in Sicilia ben 5 velivoli P 3 Orion da ricerca e ricognizione, che setacciarono la Calabria per rintracciarlo e per impedire il diffondersi della notizia.

L’aereo di Castelsilano precipitato il 27 giugno non era un Mig. Solo che il governo italiano per non far trapelare le responsabilità di altre nazioni, provvide a recuperarlo in gran segreto e al suo posto fece ritrovare i resti di un Mig, modello 23 MF, decollato dall’aeroporto AMI di  Pratica di Mare. Un depistaggio con tanto di messinscena per posdatare l’evento, orchestrato proprio il giorno (18 luglio 1980) dell’esercitazione NATO Demon Jam(marmellata del demonio).

Insomma, in Sila il governo italiano ha mandato in onda il gioco delle tre carte. A Castelsilano non è caduto alcun Mig in connessione con Ustica. Quello che è stato rinvenuto è solo l’aereo che s’è voluto far trovare per nascondere una ben diversa realtà.

Quella, per esempio, che avrebbe fatto figurare altre nazioni, mai menzionate come nel caso di Israele, tra le principali protagoniste della battaglia aerea. E non a caso proprio su Israele, il 27 gennaio1998, l’allora presidente del consiglio dei ministri Romano Prodi, aveva opposto il segreto di Stato al giudice istruttore Rosario Priore.

Allora, i servizi segreti francesi (SDECE), d’accordo con quelli italiani (SISMI), avevano predisposto un programma ben preciso. Tale piano prevedeva che il trasporto dell’uranio dovesse avvenire proprio la notte della tragedia, per via aerea e con un cargo camuffato che doveva procedere sulla scia del DC9, ma a distanza di sicurezza per non dover correre i rischi che si è invece voluto far correre agli ignari passeggeri dell’Itavia. Era stata preventivata la possibilità che gli israeliani potessero colpire il DC9 per errore. I francesi e gli italiani sapevano che – quel che poi è accaduto – aveva un alto margine di probabilità che si verificasse. Lo sapevano e non hanno fatto nulla per impedirlo. Anzi, l’Italia ha ostacolato e ritardato i soccorsi, giunti soltanto dieci ore dopo, quando invece in loco stazionava l’incrociatore lanciamissili Andrea Doria. I governi francese e italiano sapevano e addirittura resero ancora più probabile l’accadimento quando, da diabolici professionisti del crimine, decisero di far scortare il DC9 da un loro aereo militare. E’ proprio questo che rende inconfessabile lo scenario. L’hanno fatto perché in tal modo, se gli israeliani, vale a dire i sabotatori, avessero attaccato, molto probabilmente sarebbe stato, com’è poi accaduto, proprio l’aereo civile italiano a rimetterci l’esistenza. Il DC9, non il cargo camuffato francese, che poi, dopo la battaglia aerea, passò indisturbato (il tracciato radar inequivocabile è agli atti giudiziari) e portò a termine la missione.

 Eppure la strage di Ustica andrebbe studiata nelle scuole di ogni ordine e grado – dalle elementari all’università – perché contiene la storia indicibile del Belpaese. In qualsiasi altra parte del mondo se 81 cittadini inermi ed innocenti fossero stati assassinati nella esecuzione del medesimo disegno criminoso, come minimo sarebbe saltata qualche testa eccellente, qualcuno si sarebbe dimesso, un ministro, un generale, un responsabile dei servizi segreti. In Italia nessuno ha pagato, nessuno è andato in galera né, almeno, ha pensato di dimettersi, anzi ha fatto carriera perfino qualche  magistrato denunciato nel 1990 con dovizia di prove al CSM.

Siamo l’unico paese al mondo dove pezzi dello Stato, ovvero delle Istituzioni, invece di cercare i colpevoli di una strage, hanno ostacolato la ricerca della verità, depistato, distrutto prove, mentito. Siamo l’unico paese al mondo dove i familiari delle vittime sono stati addirittura minacciati di querela per aver sostenuto una tesi che poi la Corte di Cassazione ha ritenuto vera (lo scenario di guerra).

Anche per questo motivo la strage di Ustica dovrebbe costituire materia di insegnamento. Perché alcune cose vanno raccontate anche a chi all’epoca non era ancora nato. Perché se conosci Ustica, conosci il Paese dove sei nato e dove vivi. Se ti facessero studiare la strage di Ustica a scuola, avresti la possibilità di capire perché il nostro Paese ha un così scarso credito a livello internazionale.

Le ottantuno vittime sono poco più che un numero, una statistica per lo Stato tricolore e i mass media. Invece erano esseri umani, erano uomini, donne, bambini, anziani. Ognuno con la propria storia, il proprio vissuto. Le loro foto andrebbero affisse in ogni scuola, con una breve biografia. Non fosse altro per chiedere loro scusa. Non fosse altro per ricordare a tutti che su quell’aereo avrebbe potuto esserci ognuno di noi e che le cose brutte non capitano sempre agli altri. Non fosse altro per ricordare che il diritto alla verità ed alla giustizia non riguarda solo gli altri, ma riguarda tutti.

Solo questo sappiamo: che è stato impedito ai familiari di seppellire in pace i loro morti, che sono anche i nostri morti. Ed allora da Ustica come si esce?In un solo modo: in piena luce. Spiegando esattamente cosa accadde quella notte. Costi quel che costi. Questo Paese lo deve alle vittime, ai loro familiari, lo deve a tutti, cittadine e cittadini, grandi e piccini.

 

Pubblicato da Nathan AlgrenR

Fonti: https://www.youtube.com/watch?v=Ea_dZ8zPZVw

http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=16804

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