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LA RICOSTRUZIONE PSICOLOGICA DOPO IL TERREMOTO

terremoto post arquatadi Francesco Angellotti (AG.RF 14.10.2016)

(riverflash) – Si è conclusa la 6 giorni che in tutta l’area umbra ha portato profonde testimonianze di psicologia; gli argomenti sono stati molto vari, ma tutti riguardanti lo svolgimento della vita quotidiana, in cui questa materia entra, perché la psicologia non è, come sempre meno è tacciata, “la medicina dei pazzi”, ma coinvolge, studiandoli, quelli che sono i comportamenti istintivi, e cerca di portarli ad essere razionali e coscienti: non indirizzati da enti esterni, ma frutto d’elaborazione personale.  Si sono svolte conferenze sull’influenza della psicologia nel Cinema, Ambiente Urbano e benessere, Concepire nuove famiglie, Il superiore interesse del minore, aspetti psicologici della prestazione sportiva, quando la relazione aiuta: la Pet Therapy… ma di questo argomento abbiamo parlato; tanti altri temi, visti dal punto di vista più scientifico.

   Conclusione degli Eventi con un tema importantissimo e più che attuale: “La ricostruzione interna: interventi psicologici nel terremoto 2016”. Ci avevate mai pensato? Un disastro che ha dimensioni Naturali, che costringe ad un cambiamento di situazioni radicale, che comporta ostacoli e dolori fisici momentanei o duraturi, la perdita della vita di familiari ed amici, un disastro del genere… a ben pensarci sarebbe strano che non abbia influenze psicologiche; ma non viene a mente, la distruzione è talmente grande, che le problematiche sono nella salvezza immediata, e nel riuscire a riordinare l’ordine delle cose una volta terminata la Bufera.

   Eppure è normale che le persone che hanno subito un trauma del genere, non sono in condizione di ricominciare dai presupposti lasciati: punto e a capo.

   Le paure, i condizionamenti, le psicopatologie, le reazioni nervose, gli scatti d’ira o di paura, l’aggressività come l’assenza mentale, la diffidenza di tutto e di tutti… che posso dire? Menti alterate che non seguono l’ovvia linea di principio, ma sono condizionate dalla forma di trauma ricevuto, che può essere diversa a seconda dell’esperienza, che non è catalogabile. I morti, per fortuna, non sono tantissimi, anche se basterebbe uno per dir che sono troppi; e qua andiamo sulle centinaia. Ma quelli che restano, tornano a casa tutte rose e fiori? Sì, magari.

   Prima di tutto a casa non ci tornano, perché molti devono andare sotto la tenda o in ricoveri di fortuna; per poi essere sistemati in alloggi provvisori: già la perdita della casa è un avvenimento grave, che crea il complesso, a chi ce l’ha ancora, d’essere stato fortunato, quindi di sentirsi ingiustamente privilegiato. Ma tante altre particolarità che bisogna saper affrontare, eppure sconvolgono anche le menti meno suscettibili.

   Riconosciuto quest’evento negli ultimi anni del secolo scorso (1980, meno di 30 anni fa), accaduto quel che è accaduto nelle Marche, Abruzzo ed Umbria, i soccorsi sono partiti subito. Il terremoto è avvenuto il 24 agosto, il 25 si sono organizzati, il 26 le truppe della Protezione Civile erano là. Lo ha confermato Mariano Pirro, un ufficiale che svolge la sua attività come militare presso quest’Arma. Ma avendo studiato tanto da essere Comandante presso il corpo della Protezione Civile, è sua materia portare soccorso nei  terremoti; quando avvengono è lesto nel soccorrere le zone colpite. Certo la sua impostazione è netta da militare: nell’agire, nell’organizzare e nel coordinare. Ma in simili casi, è anche positivo avere uno schema immediato da dover rispettare, perché i soccorsi sono arrivati subito. Bisogna saper essere attenti nei rapporti umani, ma Mariano, che ha studiato il comportamento in simili circostanze, sa quanto può impostare l’ordine militare, che semplifica e semplifica le operazioni, e quanto deve essere comprensivo dei casi che hanno perso l’equilibrio.

   Il discorso di Mariano è seguito alla presentazione del presidente dell’Istituto di Psicologia David Lazzari, che già presentammo nell’altro articolo, ed è stato anche stavolta brillante.

   Ma a questo punto noi ci chiedevamo: va bene l’organizzazione e l’inquadramento necessari nell’immediatezza, onde salvare da una situazione improvvisa e drammatica; ma per quanto riguarda gli interventi psicologici necessari per il riacquisto della serenità e l’equilibrio comportamentale di menti sconvolte, chi viene a raccontarcelo?

   Ed ecco arrivare Giada Maslovaric, la dottoressa che arriva da Milano, ma che ha risolto tante volte situazioni gravissime in tutt’Italia. La dottoressa è nata a Bologna, ma svolge la sua attività professionale a Milano; il nome slavo le viene dal padre, che ebbe la felice avventura d’innamorarsi di un’italiana che l’ha trasportato negli ameni lidi soleggiati. Però Giada rimpiange di non conoscere affatto la lingua slava, eppure l’italiano è abbastanza una lingua espressiva e colorita.

   L’intervento della dottoressa è stato lungo ma succinto; non pensate sia una contraddizione, perché temi da discutere ne aveva anche troppi, pur rendendoli solamente come un enunciato. Le situazioni di difficoltà sono tante e di genere che a volte neanche si suppone. A parte quelle ovvie per i disabili e gli anziani, pensiamo anche ai bambini, che hanno fenomeni che fanno subire gli eventi, e superarli, molto particolari; crediamo che non si possono standardizzare perché, delle menti giovani, hanno molti canali di apprendimento, quindi possono incamerare in modo soggettivo; eppure troppe volte si giudica l’apparenza, perché certe immagini si sono radicate nell’animo.

   Ma tanto altro ancora; sulle difficoltà di quelle povere centinaia (se non migliaia) di persone costrette d’improvviso a cambiare vita partendo da 0; eppure, quelli che dopo la tragedia partono e vanno ad appoggiarsi da amici, o parenti, lontani da casa distrutta, quando tornano hanno maggiori difficoltà d’inserimento; perché la mente ha seguito dei processi che li fa sentire in colpa e sono diventati non-integrati.

   Non dite che vi siete stupiti, perché i casi che ho riportato sono solo un piccolo appunto, riguardo una situazione ben più complicata che si crea; è facile dire: tutti uniti, ricostruiamo. Voglio vedere come fare, e poi è matematico l’avvento di stati d’animo incombenti ed opposti, che non conciliano ma tolgono la personalità: che si aveva o no.

   La mia esperienza con la psicologia è nata quando avevo 18 anni ed ho consigliato Giovanna a sceglierla come materia universitaria. Poi, finita con Giovanna (ed è stato il 1° dramma, ma non mi sono abituato), tempo è passato; poi ho frequentato un bravo psicologo che aveva studio presso il quartiere San Lorenzo; ma il mio ricordo più profondo e più affettuoso lo conservo per il dott. Codispoti, che allora era coordinatore della USL Psicologica vicino p.zza Bainsizza.

   Dico tutto questo solo per volgere la mia ammirazione verso l’Umanità e la Competenza di Giada; anche se la psicologia è una materia che non ho approfondito (anche se quel che detesto è che quando si vuol fare un riferimento, si citi Freud: il 1°, il Grande, ma della metà dell”800); però porgo ancora stima a coloro che ho conosciuto e mi hanno illuminato con la loro umanità (Giovanna con la sua femminilità, ed era affascinante).

   E’ stata una finale veramente che ha colto nel segno; adesso i problemi, in Italia, vertono verso i Terremotati. La serata ci aiuterà a dare una precisa dimensione al problema, perché, salvato il salvabile e rimesse a posto più o meno le situazioni, i problemi sono ancora molti. Ma diceva bene Mariano, che i turni nei posti di soccorso non possono durare più di 4 giorni; altrimenti si rischia di far entrare in crisi anche coloro che dovrebbero portare aiuto; e inoltre, non trascuriamo, si potrebbero creare casi di attaccamento e dipendenza tra una parte e l’altra, tra gli assistiti e gli assistenti; e questo comprometterebbe molto l’equilibrio psichico, farebbe sorgere troppi casi di dipendenza affettiva: anche se qualche volta in proposito è andata pure bene:ma son cose da film.

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