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LA POLITICA MONETARIA: QUALCOSA NON TORNA

AG.RF.(Claudio Peretti).26.11.2019

“riverflash” – Premetto che sono un ingegnere e non un economista, per cui qualche vocabolo usato in questo articolo potrebbe non essere appropriato per i puristi dell’economia. Tuttavia, per via del mestiere che ho svolto per qualche decennio, amo la logica e gli argomenti convincenti, supportati dal principio di causa – effetto, cercherò quindi di esprimermi al meglio ed in modo molto semplice, soprattutto per comunicare a chi non si intende di economia, i concetti della politica monetaria ad oggi attuata dai così detti paesi industrializzati dell’economia globale.

Innanzi tutto va ricordato che il denaro non esiste in natura ma è un’invenzione degli uomini e necessita della loro psiche per dargli valore (per la BCE, stampare una moneta da 5 € o da 500 € ha lo stesso costo di produzione). Pensate di a trovarvi nel deserto con una valigia contenente 10 milioni di Euro mentre state morendo di sete, a quel punto arriva il solito mercante arabo con una bella bottiglia di acqua minerale fresca e vi chiede la vostra valigetta in cambio… voi cosa fate, morite tenendovi i vostri 100 milioni o scambiate la valigetta con la bottiglia di acqua? Ora possiamo iniziare a capire che siamo noi, con la nostra psiche collettiva, che diamo al denaro il valore che pensiamo debba avere.

Il 15 agosto 1971, su decreto del presidente americano Nixon, il dollaro è stato svincolato dall’oro

Il sistema monetario globale contemporaneo, basato sul dollaro USA come valuta di riserva globale, rappresenta solo un’eccezione notevole, almeno per il momento, all’ovvio modello economico e storico che la moneta, così detta fiat (dal latino, ossia creata dal nulla), nel lungo periodo, è destinata a fallire.

Bisogna ricordare che il dollaro USA , come valuta di riserva dominante, è stato sostenuto dall’oro fino al 15 agosto 1971. Quel giorno il presidente degli Stati Uniti Nixon annunciò la decisione politica unilaterale di abolire la convertibilità estera di dollari americani in oro. Fino al 1971 lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale è stato garantito dall’accordo di Bretton Woods del 1944, un trattato internazionale che istituiva legalmente la convertibilità estera dei dollari statunitensi all’oro (al momento della conclusione dell’accordo USA, due terzi delle riserve d’oro del mondo). Gli altri paesi avrebbero potuto, dal momento che gli Stati Uniti erano stati obbligati alla convertibilità estera di dollari in oro, mantenere le loro riserve nazionali in dollari invece che in oro. Di conseguenza, il dollaro USA è salito allo status di valuta di riserva globale. È interessante notare che alla stessa Bretton Woods Conference sono stati istituiti il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (IBRD) oggi parte della Banca Mondiale. L’ex Unione Sovietica ha partecipato a una conferenza di Bretton Woods, ma non ha mai ratificato l’accordo.

Oggi, quindi, le banche centrali stampano moneta o emettono moneta (il 90% degli scambi non avviene con moneta cartacea, ma con scambi elettronici, tipo le carte di credito o trasferimento di denaro da banca a banca con bonifici ecc.) dal nulla. Ciò vuol dire che non occorre assolutamente che, a fronte della quantità di denaro emesso, vi sia qualche ricchezza reale a cui le banche centrali fanno riferimento.

Allora, direte voi, perché oggi ci ritroviamo in Italia con una simile scarsezza di moneta, visto che la Banca Centrale Europea potrebbe stampare e distribuire tutto il denaro che vuole?

La risposta degli economisti e dei ministri dell’economia è molto semplice: non si può versare sul mercato troppo denaro, altrimenti si causerebbe inflazione, inflazione dovuta al fatto che il denaro emesso oltre il necessario diluisce il valore del denaro già in circolo, causandone la svalutazione.

Questa è la ragione per cui le banche centrali emettono moneta secondo i dettami della politica economica. E qui interviene il nostro Mario Draghi, che ha usato un concetto già usato dagli americani: il Quantitative Easing, ossia, per far fronte ai periodi di crisi, ha messo in circolazione quantitativi enormi di Euro.

Lo stesso avevano fatto gli USA ai tempi della grande crisi del 2008, col fallimento della Lehman Brothers (il più grande fallimento, per il valore dei soldi distrutti) avvenuto ad oggi nel mondo).

Gli Stati Uniti, al fine di evitare il crollo immediato della loro economia, hanno emesso sovvenzioni di emergenza senza precedenti, per un importo di oltre 700 miliardi di dollari al settore finanziario privato. Ben Bernanke, che  nel 2008 era presidente della FED  degli Stati Uniti, ha pronunciato la seguente frase per giustificare gli enormi aiuti di Stato al settore finanziario privato: “Se non lo facciamo, potremmo non avere più un’economia il prossimo lunedì” (New York Times, 2008).

Le sovvenzioni di emergenza senza precedenti degli Stati Uniti al settore finanziario privato nel 2008 hanno impedito l’immediato collasso del sistema monetario globale. Tuttavia tali misure non hanno fermato il declino economico generale. La crisi, ad eccezione della Polonia, si diffuse letteralmente in tutto il mondo occidentale. Quando è diventato chiaro che la ripresa non sarebbe arrivata, la US Fed ha iniziato a emettere, come pubblicamente noto per la stampa, somme di denaro senza precedenti. Hanno chiamato questa politica monetaria pericolosa con un nome interessante: Quantitative Easing (QE).

Lo stesso ha fatto Draghi con la BCE, che negli scorsi anni ha emesso Euro al ritmo di migliaia di miliardi di € (Nel 2012, la BCE raggiunse la massima espansione dell’attivo, mai avuta nella sua storia: 3.000 miliardi di euro.) Il 22 gennaio 2015, il governatore Mario Draghi ha annunciato al World Economic Forum che la BCE avrebbe acquistato titoli di debito pubblici e privati a partire da marzo 2015 almeno fino a settembre 2016 al ritmo di 60 miliardi di euro al mese, e comunque fino a quando il tasso di inflazione nell’eurozona sarebbe tornato ad avvicinarsi al 2%.

Le norme a livello europeo non vietano l’utilizzo del quantitative easing per finanziare spese militari, né richiedono un’autorizzazione preventiva in merito da parte delle istituzioni politiche.

Ed eccoci arrivati al punto, visto che ci sono questi concetti che si contraddicono:

  1. Non si possono mettere sul mercato troppi soldi perché ci sarebbe inflazione

  2. Nonostante tutte le migliaia di miliardi immesse sul mercato negli ultimi anni in Europa, non c’è stata inflazione, anzi, siamo quasi in recessione.

  3. Dove sono finiti tutti i soldi messi sul mercato visto che l’economia in Europa continua a peggiorare?

A queste domande contradditore c’è qualche minima risposta.

Una delle spiegazioni del fatto che il Quantitative Easing non ha migliorato l’economia dell’eurozona è che le banche, in Italia ed in Europa, hanno preso i soldi dalla BCE e non li hanno investiti in attività produttive, ma in “derivati”, una brutta roba che oggi è considerata dai più il vero cancro dell’economia. Va qui ricordato che il valore totale dei derivati scambiati nel mondo ammonta oggi, come minimo, ad oltre 13 volte il PIL mondiale, ossia il valore, dichiarato come utile attivo dalle banche è solo spazzatura (mediamente 1/13 della ricchezza vera), e questo è il motivo per cui oggi Deutsche Bank sta per fallire.

Allora, visto che il QE emesso dalla BCE in valori astronomici non ha causato inflazione, come mai non si continua ad emettere QE? Come mai non si finanziano le aziende che potrebbero rimettere in moto l’economia? Come mai le aziende non possono fare ricorso al credito bancario per ripartire? Una volta, ai tempi della lira, lo stato italiano stampava lire, le prestava alle aziende, c’era una forte inflazione, ma le aziende lavoravano, anche per via del fatto che la svalutazione della lira portava i nostri prodotti ad essere più competitivi sul mercato internazionale. A quei tempi l’Italia era la quarta potenza economica mondiale, oggi ce la battiamo fra l’ottavo ed il non posto.

Cosa è successo? Cosa ci ha bloccato? Di chi o cosa è la colpa?

Con tutti i premi Nobel per l’economia in circolazione mi rifiuto di credere che questo sia avvenuto per caso o per errore! Penso piuttosto che sia un piano ben orchestrato e messo a punto dai potenti dell’economia, ed ecco come (anche se non ne capisco, per ora, il vero scopo).

Se si riduce il denaro per le aziende, queste, piano piano vanno in crisi e arrivano sull’orlo del fallimento. A questo punto arriva un compratore straniero e le compera per quattro soldi. É quella la vera ricchezza, non sono i soldi, che sono carta o numeri sui conti correnti: la ricchezza vera è nelle case, nei terreni, nelle fabbriche di prodotti importanti, tipo la Ducati, la FIAT, Motta ecc. tutte finite in mano a grossi gruppi stranieri.

Non va dimenticato che sia la FED americana che la BCE sono in mano ad azionisti privati, grossi gruppi finanziari e banche d’affari internazionali, come JP Morgan, Rothschild, Goldman Sachs ecc. e, alla fine sono queste che dettano l’agenda alla politica, ossia fanno fare ai governanti quello che vogliono loro

(Qual’è la regola d’oro? Chi ha l’oro fa la regola).

Siamo così arrivati ai tanto menzionati “poteri forti”: coloro che hanno in mano il mondo e quindi anche i mass media main stream, che ci convincono di quello che vogliono e quindi anche di chi votare nelle nostre così dette democrazie. Dico così dette perché non hanno più nulla a che vedere con la democrazia inventata dai Greci…

Negli anni ’30, Henry Ford ha dichiarato che era una buona cosa che la maggior parte degli americani non sapesse come funziona davvero il settore bancario, perché se lo sapessero, “ci sarebbe una rivoluzione prima di domani mattina”.

Per cui quello che non si capisce nella logica della politica monetaria europea è questo:

  • se il denaro si può stampare e creare senza spesa o quasi, perché l’Italia, la Grecia ecc sono tenute a stecchetto?

  • Perché non si finanziano le imprese e la parte produttiva, visto che, almeno in Italia ci sono le capacità, per fare ripartire l’economia?

Abbiamo capito che il denaro è oggi rilasciato come denaro a debito, per cui si deve lavorare sodo per ripagare il prestito. Non dimentichiamoci che in Italia, solo di interessi sul nostro debito, paghiamo oltre 178 milioni di € al giorno, milioni che tornano alla BCE che, come già detto, è un’istituzione privata. Due secoli fa i Rothschild avevano finanziato l’Inghilterra per la guerra contro la Francia, e, siccome il re inglese non poteva ripagare il debito, i Rotschild gli hanno chiesto di gestire (si fa per dire) il sistema bancario inglese. Macron era un dirigente del gruppo Rotschild, chissà come mai, senza avere un partito, è diventato il presidente della Francia. Nel 19° secolo Cavour, per conquistare il regno delle due Sicilie, che erano 4 volte più ricchi del regno dei Savoia, si è fatto prestare i soldi dai Rotschild: chissà se li abbiamo restituiti o se la Banca d’Italia, messa in piedi dopo l’unificazione non apparteneva ai Rotschild come già avvenuto per la Banca d’Inghilterra? Ora il potere economico si è globalizzato e le grandi famiglie hanno inaugurato le banche centrali FED e BCE che fanno il bello ed il cattivo tempo. Comprano i governanti che, al termine della scadenza del loro mandato, diventano loro grossi dirigenti e direttori, per poi tornare a coprire i posti importanti della politica e dei governi.

C’è una cosa che ancora non mi torna: che vantaggio hanno a fare morire una nazione come è successo alla Grecia e potrebbe succedere all’Italia? Persino le zecche ed i parassiti animali non hanno interesse a far morire la vacca a cui succhiano il sangue.. A meno che non sappiano che, una volta morta la bestia su cui campano, si possono poi trasferire su un’altra dello stesso gregge: che sia questa la così detta globalizzazione?

Appena ne capirò di più su questo dilemma, non mancherò di farvelo sapere.

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