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LA FILARMONICA UMBRA CHIUDE LA STAGIONE E ANNUNCIA «LE CORRENTI DEL NERA»

di Francesco Angellotti (AG.RF 09.04.2019)

(riverflash) – Ultimo concerto della Stagione Lirica organizzata dalla Filarmonica Umbra. Ma qui in Umbria c’è gente di cuore, ed in una situazione grave, come accaduta per eventi naturali, ci si è riuniti e si è cercata la via per ritrovare lo spirito che porti a riaffermare i Valori di un Popolo che cerca l’Umanità nella Cultura.

   Ciò ha comportato che, nelle zone disastrate dal Terremoto, si reagirà cercando di portare avanti contenuti reali, che non si perderanno in chiacchiere e illusioni, ma si realizzeranno nel contenuto che esalta il cuore con un impegno concreto e produttivo. Così, dal 14 aprile al 15 giugno, le “Correnti del Nera” hanno organizzato un Festival Musicale che lancerà il discorso di rinascita (gratis: prego notare) ad Arrone, Cerreto, Ferentillo, Montefranco, Polino, Scheggino, Spoleto, Vallo di Nera.  Ed alle difficoltà pratiche, si risponderà con 23 concerti, dimostrando di errere pronti a ripartire.

   Quel che mai sarà abbastanza apprezzato, è lo spirito innovativo che sprona le Organizzazioni made in Umbria. Il concerto conclusivo della Rassegna è stato eseguito  da grandi interpreti, che hanno imposto la loro Arte in tutto il Mondo.  Ma uno spazio essenziale è stato dato agli allievi, che ci  si impegna per farli arrivare ad un livello in cui possono essere applauditi di fronte al pubblico.

   Quindi, prima del duo violino e pianoforte, si è esibito, per la sezione Young,  il Coro da Camera del Liceo Musicale Angeloni di Terni. Il professore che li conduceva ci ha tenuto a sottolineare che non erano stati scelti i più bravi, ma coloro che ad alto livello maggiormente si coordinavano, per eseguire composizioni corali riuscite. Infatti il Maestro nella prima esecuzione ha solo diretto le voci, non impostate da nessuno strumento; nei  brani seguenti dirigeva il coro sia con le mani, che con il pianoforte; non si può dir che lo suonasse, ma coordinava gli attacchi degli allievi. Sono state cantate soprattutto musiche sacre (Palestrina, Bruckner, Poulenc, Gjeilo, il più moderno di tutta la serata, nato nel 1978, con gli auguri di lunga vita).

   Indubbiamente l’esecuzione è stata molto tecnica, ma possiam affermare che i ragazzi hanno formato un gruppo molto amalgamato, indubbiamente grandi promesse come “Coro da Camera”.

   Riscaldati gli animi dai i ragazzi del Coro, ai quali non si può attribuire un banale ruolo di spalla, ecco che entrano i due protagonisti: al violino Anton Sorokow con al pianoforte Luca Monti.

   Due interpreti dalle origini molto diverse, ma ambedue, dopo esperienze ed affermazioni internazionali ad altissimo livello, hanno fissato la loro residenza a Vienna: basta dire questa città, e tutti zitti.

   Vien da credere che, frequentando la stessa accademia, per lo meno vivendo nella stessa città, le prove siano state lunghe di studio, onde perfezionare l’assieme dei passaggi e l’accostamento dei timbri. Dico questo perché i due musicisti sapevano perfettamente quale tema sarebbe intervenuto, e la continuazione era  la più lineare. Quando si discuteva botta e risposta, quando ad un accordo l’altro strumento interveniva con un arricchimento della tematica, quando sul tema si facevano rilevazioni diverse, pur sullo stesso motivo …  come faccio a spiegare: Emozionante.

   La serata è iniziata con un autore che è nato lontano dalle diverse origini dei due musicisti, ma ha terminato la sua carriera nella città ove ambedue hanno trovato adatto il contesto per abitarvi: Johannes Brahms, che nato ad Amburgo nel 1833, per poco non ha visto il ‘900 perché ha terminato la sua carriera a Vienna (appunto) nel 1897. Dalla Sonata F.A.E. è stato fatto ascoltare lo “Scherzo”, che ha messo subito il pubblico in una lunghezza d’onda predisposta all’entusiasmo.

La cosa non poteva che preparare quel che di meglio non c’è; dicono che come brano non sia tra i più noti, e forse è vero; ma la Sonata in Sol magg. Op96 di Ludwig van Beethoven è di una completezza trascinante, che ogni volta che la sento mi emoziona fin alle lacrime. Abbiamo già detto tante volte della breve vita di Ludwig (Bonn 1770 – Vienna non per caso nel 1827), e ammesso che qualcuno li abbia letti, non voglio ripetere discorsi oramai stantii; ma quel che doveva essere composto, è tutto sugli spartiti, e la grandezza di van è illimitata. Non starò qui a descrivere i passaggi così estasianti delle note, se no mi tornano le lacrime; dico solo che quel che c’è da  ammirare è la completezza di un’opera eseguita quando ormai l’udito del compositore faceva cilecca. E per chi si mette a far musica, esser sordo è impossibile; ma non per Ludwig !

Dopo un brano così stupendo, con l’emozione partita per altri emisferi, non si poteva scadere nel presentar brani “non all’altezza”. Ed allora un compositore super era necessario. Wilhelm Richard Wagner, che nato a Lipsia nel 1813, ha amato talmente l’Italia da venire a concludere la sua splendida carriera a Venezia nel 1883. Allora forse gli album ancora non avevano la fisionomia che conosciamo, ma dall’Albumblatt, è stata riproposta una “Romance”, seguendo l’arrangiamento di A. Wilhelmj che ha svolto un tema appassionante.

Un’esultanza della musica spagnola è stata fatta ascoltare, proponendo Manuel de Falla, che nacque a Cadice, appunto in Spagna, nel 1878, per cessare l’attività nel 1946 ad Alta Grecia.  Ma quel che è stato suonato è un pezzo classico spagnolo, da “La Vida Breve”, travolgente “ Danza Espanola n° 1” arrangiata da Fritz  Kreisler .

   Fine del programma, 6 Danze Popolari Rumene, per rimanere vicino alla tradizione del violinista, che si è indubbiamente scatenato in giri virtuosistici prorompenti, con il pianista italiano che lo prendeva anche bonariamente in giro, proponendo attacchi strepitosi; che Anton accoglieva e svolgeva in modo straordinario.

   Qui finisce il programma, ma poteva finire così tutto il concerto? Nessuno lo ha immaginato, ed infatti le repliche sono state 3; ed alla fine i musicisti hanno detto basta, perché dovevano tornare a casa.

   Si è iniziato con l’austriaco Fritz Kreisler, di cui già era stato messo in onda l’arrangiamento alla musica dello spagnolo de Falla; di cui è nato 1 anno prima a Vienna ma ha avuto una durata più lunga, terminando 18 anni dopo (1962) a New York. Il brano “Schone Rosemarie” era veramente bello, non solo Mariarosa..

   Tutti si aspettavano un altro bis; il pianista ha dovuto specificare che l’autore che si preparavano a far ascoltare probabilmente non era a lui legato da parentela;  e così si è offerto all’audio, di Vincenzo Monti, una “Acciarda”. Però il nome è usuale nelle terre meridionali, infatti il compositore ha trascorso tutta la sua vita a Napoli, dal 1868 al 1962, iniziando la sua arte presso il conservatorio San Pietro a Majella.  E questa Acciarda aveva tutta Napoli nelle note. Inutile dire altro.

   Si è concluso, ma veramente, con un’autrice che nessuno conosceva; ma i signori musicisti, che abitano a Vienna, non possono non averne mai sentito parlare; anche perché, se componeva brani come quello sentito, era  bravissima. Di Maria Theresa von Paradis, che è stata sempre a Vienna dal 1759 al 1824, si è ascoltato: Siciliene. La nostra bellezza non può essere trascurata da chi a fatica scorge il sole nelle lande innevate; in Sicilia c’è anche il mare … ! Ma non scherziamo, la finale è stata bellissima e poetica.

   Ultimo appunto, che ci vien spontaneo quando ascoltiamo concerti di questo livello con interpreti  eccezionali in quest’Arte, è che le esecuzioni finiscono troppo presto!

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