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The Japanese House al MAXXI

Sou Fujimoto Architects, House NA, Tokyo, Japan, 2011. Photo by Iwan Baan

Sou Fujimoto Architects, House NA, Tokyo, Japan, 2011. Photo by Iwan Baan

di Sabrina Sciabica (AG. RF. 15.11.2016)

(riverflash) –  Oltremodo attuale, dopo i terribili terremoti che hanno subito sia il Giappone sia l’Italia, The Japanese House, architettura e vita dal 1945 a oggi, suggerisce un gemellaggio culturale tra i due paesi ed è il risultato di una proficua collaborazione tra il MAXXI di Roma e la Japan Foundation di Tokyo  – è stata coprodotta da Japan Foundation, MAXXI, Barbican Centre e National Museum of Modern Art di Tokyo.

L’esposizione, visitabile al MAXXI di Roma fino al 26 febbraio 2017, interesserà non soltanto gli esperti del settore, ma anche gli amanti della cultura orientale e soprattutto un ampio pubblico interessato ad un tema fondamentale dell’esistenza umana, ovvero il luogo in cui viviamo.

La curatela di Pippo Ciorra, Kenjiro Hosaka e Florence Ostende, ha selezionato, in un periodo storico che abbraccia 70 anni, i lavori di Kenzo Tange, Toyo Ito, Kazuyo Sejima e molte altre archistar nipponiche, spesso accomunate da elementi fondamentali dell’estetica orientale ovvero la sobrietà scintoista, il minimalismo, la linearità e la trasparenza, la leggerezza e l’uso del legno.

Dalle opere esposte apprendiamo che la casa, in Giappone, è simile ad un dispositivo in cui si assorbono e si riconciliano i contrasti tipici di questa cultura: tra la tradizione e la modernità, tra la natura e l’artificio, tra i materiali antichi e quelli tecnologicamente evoluti.

Esiste, inoltre, uno stretto legame e un continuo confronto tra l’architetto e il committente che si conoscono bene e dialogano parecchio – al contrario di quanto avviene in Italia dove, rovinosamente, architetti ed ingegneri non si consultano neanche!

Esiste, ancora, un rapporto profondo tra l’arte e la casa. Anzi, tramite la sua ideazione e costruzione, il progetto permette all’architetto di stabilire un buon rapporto con la società.

Altre costanti di questi progetti sono l’attenzione e il riguardo verso l’altro, che, in questo ambito, sono esplicitati nel rispetto reciproco del vicinato. Si suggeriscono, addirittura, esempi di co-abitazione con gli appartamenti di Yokohama, definiti un progetto di trasformazione sociale, in cui si trova un ampio spazio comune con i servizi (nel piano terra con soffitti di 5 metri), e, nei piani superiori, i 4 appartamenti separati.

In questa grande mostra di ricerca troviamo disegni, immagini, modelli originali, come la ricostruzione di una casa in misure reali, in cui possiamo entrare. Tutto in un percorso espositivo in cui si intrecciano cultura, politica, storia e relazioni istituzionali.

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