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HOTHELLO – una retro Tragedia Politicamente Scorretta a Carsulae con Stefano De Majo e Mariavittoria Cozzella

di Francesco Angellotti (AG.RF 06.08.2018)

(riverflash) – Presso il Teatro Romano di Carsulae era in programma, domenica 5 alle ore 21, lo spettacolo teatrale del Hothello, un colosso di William Shakspeare che è un Emblema nella “Commedia Tragica”. Cosa può aver adattato il giovane Riccardo Leonelli destava curiosità, anche perché un’Opera di questa portata non si può sfasciare in “ammodernamenti” o “rielaborazioni del Testo”; verrebbe fuori una Pecionata. Però, solo 3 interpreti; già questo destava un’attesa nel ruolo delle Parti; perché Shakspeare è stato un Grande Autore, nato nel 1564 e rimasto tra i vivi fino al 1616, precursore del Romanticismo, espressione del Teatro Elisabettiano, che fu una Regina che di problemi a William ne creò parecchi; anche , o soprattutto, perché cercò di essere esponente della riconversione alla Religione Cristiana, ma con tutti i problemi economici che causarono una discesa nell’economia della classe Aristocratica, perché storicamente trovavano strada nuovi sbocchi, soprattutto dalle Colonie.

   Insomma, Shakspeare è stato un Autore che non s’è distinto solo in 1 genere, ma molto ha scritto; e l’influenza trasmessa in tutta la Letteratura non ha potuto prescindere dalla sua Nuova Impostazione: anche se è difficile stigmatizzarla. Allora, quest’Opera presentata dall’Associazione “Povero Willy”, che dal nome già è un po’ paradossale, con 3 attori in scena, come possono rappresentare un’Opera “liberamente interpretata da William Shakspeare”, presentata con un titolo un po’ artefatto? Quell’avanti in rosso è un’acca? E perché un’altra acca dopo la T di Otello? Sarà un’allusione politica, visto l’Opera “Politicamente Scorretta”?

   Qua mi sa che il Regista ed Interprete Riccardo Leonelli si è inventato una digressione dal Testo Originale che, per lo meno, desta molta curiosità. Anche perché, scusate, se volete dare una personale interpretazione di Shakspeare: datevi una Misurata (e non dico cosa sarebbe da misurare).

   Il pubblico ha preso posto molto ordinatamente, ma qua in Umbria è costume quasi abituale; anche se la gente si trova assiepata sulle gradinate come questa volta, dato che i posti erano esauriti. Mi è stato, però, dato di verificare che anche persone con difficoltà locomotorie, giunte tardi, sono state aiutate da tutti i vicini per potersi accomodare nel miglior modo. Qui saranno dalla mentalità un po’ schematizzata: tipo che quando in auto si scorgono le strisce pedonali bisogna rallentare onde verificare se si aggirano pedoni, che non possono aspettare; però si è molto più Umani, e l’accoglienza verso il Prossimo nasce spontanea.

   Presi i posti quasi tutti, esce fuori in Costume Riccardo Leonelli che si scusa con il Pubblico del piccolo ritardo, ma alcune difficoltà tecniche hanno ritardato l’allestimento. Però, tranquilli, tra breve Tempo lo Spettacolo inizierà.

   Esce, si spengono le Luci, brevi attimi d’attesa, entra Stefano de Majo nelle vesti del Moro Otello e la commedia inizia.

   Devo dire che Stefano, col parrucchino e tinto con pelle scura, era veramente irriconoscibile; eppure io ben lo conosco, e l’ho apprezzato tante altre volte, in cui le sue interpretazioni con entusiasmo ho riportato.

   L’ esecuzione non è facile, perché i personaggi sono impegnati in un Testo impegnato e drammatico; ma il ruolo lo tengono bene tutti; Stefano de Majo, come detto, Otello (depenniamo le H), Riccardo Leonelli un perfido Jago, Mariavittoria Cozzella un’affascinante, ed ignara del dramma, Desdemona.

   Bravissimi tutt’e 3 gli interpreti, che riescono a reggere una scena, pur molto essenziale nello svolgimento. Il Dramma entra a coinvolgere tutto il pubblico, che entrano nelle parti dei Protagonisti; disprezzando Jago che è perfido autore del dubbio che assale Otello, che non riesce ad avvertire la Purezza di Desdemona, che per amor suo già ha mentito al Padre; quindi può investire il ruolo di Mendace anche con Otello: come insinua Jago per interessi personali, lasciati nascosti, ma costruiti in modo perfetto pur aberranti nella loro falsità.

   Un “Otello” presentato in modo corretto: nella trama e nell’interpretazione. Vien, quindi, da trarre paralleli con coloro che potreste immaginare, che non riescono ad arrivare all’abilità di Jago; perché William espone l’attenta meditazione che sfocia nei piani del Personaggio; attualmente ci si affida unicamente all’emotività, anche se si è palesemente Falsi e Contraddittori.

   Attuale anche il ruolo di Otello, che Stefano impersona con una naturalezza impressionante, immedesimando il personaggio nel Dramma; tanto che verrebbe da alzarsi ed andare sul Palco (alto da 20 a 40 cm.) per andare ad avvertirla delle costruzioni mentali fatte sospettare da chi ne traeva vantaggio.

   Desdemona è appassionante ammirarla nelle vesti di Donna, così Bella ed Innamorata, che non può capire i tormenti di Otello, che si strugge fino all’ allucinazione. Mariavittoria Cozzella cerca di esternare tutto il suo Cuore, ed assume una figura così Estetica, che fa quasi rabbia che non venga capita, che non le si lasci spazio per far verificare le situazioni che vengon fatte supporre.

   Al massimo dell’Aprensione… si spengono le Luci; i personaggi fuori di scena e viene recitato un Testo che chiarisce la motivazione della Pausa. Il Buio dura pochi secondi, il tempo per mutare un poco il costume, soprattutto Desdemona; per quanto si sono attuati i soliti trucchetti del sopra e sotto, facili da mettere e da togliere.

   La scena riprende subito, ma tutto è cambiato; eppure Riccardo Leonelli ripete le scuse che aveva chiesto all’esordio: i piccoli disguidi tecnici, presto messi a posto, per dar immediato inizio alla Commedia.

   Avviene un cambio di soggetto, adottando un cambio di luci, in cui la scena è nei Camerini in cui gli attori si raccolgono quando non sono in scena, inframmezzata proprio dalla scena che continua nella Trama; in siffatto modo si mettono in mostra le conseguenze che si sono costruite nel Camerino, anche se certo dal palco non possono essere notate, perché manca il presupposto. Quindi il soggetto non è più il Dramma di Otello, per la verità molto ben presentato; ma il retroscena per cui si crea tutta la Commedia.

   A questo punto, permettetemi tutte le considerazioni che possono venir a galla: perché non sono solo Fantasie.

   Allora, abbiamo partecipato all’inizio di un Dramma; come viene recepito sempre, in ogni luogo. Ma la Rappresentazione viene interpretata; il Retroscena non corrisponde ed ogni Attore deve essere bravo nell’immedesimarsi nel Personaggio, ed in effetti l’abilità professionale consiste nel saper “entrare” nel Ruolo.

   Certo, la divergenza delle Situazioni è fatta molto brillantemente, perché sono molto divertenti le scene che presentano le 2 situazioni differenti: la scena della Commedia e la Vita che scorre nei Camerini.

   Qualche volgarità mi è sembrata inutile ed esagerata; però trovo importante il Senso che si può trarre da una traslazione di una Commedia, di un Dramma, così lapidario come l’Otello.

   Così rimane stampato e indissoluto il valore della Rappresentazione, che ha contribuito con tutte le altre Opere di William a creare un’Ambiente Teatrale Unico, che vorrei chieder ad ogni lettore se saprebbe uniformarlo sotto una Corrente o un Genere stilistico; però il significato, ampliando sempre il discorso alla ricerca di un Senso, è quello che ogni Personalità si divide tra quella che si espone, e quella che si elabora nell’intimo.

   Siamo tutti persone sincere: vero? Però dobbiamo presentarci, in certe circostanze, nella maniera Adatta; non possiamo fare una figura che viene disprezzata, ne vale la nostra Dignità. Allora, è consono mostrare e presentare quel che della Nostra personalità crediamo sia il caso di mostrare; che non è la Personalità di un altro; è la Nostra; però la plasmiamo in modo che piaccia, per essere accettata, così potrà imporsi. Non dico come Jago, ma…

   Un atteggiamento del genere, però, crea lo stimolo all’altro lato della personalità Repressa, che si mostra quando le Circostanze lo Permettono. E quando lo permettono? Quando si è lontani dall’Ambiente Comune, quando le nostre Espressioni non comportano un Giudizio, che deve rimanere Apparente. Quindi quel che nascondiamo di Noi Stessi può venir fuori nelle situazioni in cui possiamo render conto solo alla Nostra Intimità.

   Quest’atteggiamento provoca spesso sorprese: “da lui proprio non me lo aspettavo!”. Direi che quel che è Grave, è che mistificare (questo è il termine adeguato) la propria personalità, porta alla necessità di Sfogo; per cui ne patiscono coloro che non son parte in Causa nelle vicende Sociali. Avrete capito che mi riferisco a quel che devono patire i Figli, il contesto Familiare, gli Animali se ne abbiamo da tener in cura costantemente, al limite i Passanti con i quali si riesce ad essere scostumati, assimilando quel che è un comportamento revulsivo ed accidioso nei riguardi del Prossimo. Eclatanti, quindi, anche se spiegabili, alcuni Casi di Violenza, frutto di Reazioni Allucinate. Quante volte si arriva a scontri, cercati e non provocati?

 

Ci scusiamo per il ritardo dovuto a una nostra errata lettura delle abitudini delle persone. In piena estate, con le città bollenti per l’afa, avevamo pensato che ci sarebbe stata una meritata pausa per chi ha lavorato tutto l’anno. Ad agosto chiude il Parlamento, è fermo il campionato di calcio, sono chiusi molti teatri. Non pensavamo che a Terni, in piena estate, si esibissero attori professionisti. Li immaginavamo stanchi e in vacanza a ricaricare le batterie in vista della prossima stagione. Per cui  non  abbiamo considerato nel piano ferie la vivacità dell’estate ternana. Ci scusiamo per il ritardo, dovuto ai nostri errori. (La Redazione)

 

 

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