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GLI ARCHI DEL QUARTETTO DI FIESOLE per le musiche di Sostakovic, Schubert, Dvorak, Mozart

quartetto di fiesole i 4di Francesco Angellotti (AG.RF 08.06.2016)

(riverflash) – Il Direttore dell’Istituto Musicale Briccialdi di Terni, Gabriele Catalucci, che alla fine dell’anno terminerà il suo mandato, ha fatto pubblicare dalla Stampa (anche su questa testata e spero che abbiate letto) la sua richiesta alle Istituzioni di non continuare nel taglio dei contributi resi all’Istituto, che già è stato penalizzato gravemente. Catalucci non trascura la grave situazione che affronta l’Economia dello Stato, ma fa presente che privare ancora di fondi, ormai ridotti all’osso e sussistere per l’accondiscendenza degli organismi che reggono in piedi l’Istituto, vorrebbe dire cancellare un’Organizzazione che rappresenta un fiore all’occhiello del Comune di Terni. Cancellare una scuola culturale come il Briccialdi, non risolverebbe la situazione in nessuna voce, mentre sarebbe una catastrofe nell’assetto, non solo musicale, ma intellettuale, che da una decurtazione che si è voluta addurre qualificando Terni città dell’acciaierie, adesso soprattutto che queste industrie hanno segnato il passo, sta innalzando la sua affermazione nella Ricerca e nell’Espressione Culturale; ed il Briccialdi ne è un polo importantissimo, in quanto ha raggiunto traguardi che non si scorgono lontanamente in tutto il Centro – Italia, primeggiando ai vertici dell’erudizione culturale con Roma.

   Certo, a spender parole non ci vuole molto; ormai la dialettica è diventata l’unico appiglio a cui i poveri cittadini possono far riferimento, in quanto chiunque parli e sparli, con sorrisi d’intesa verso il pubblico, non è il caso venga indagato nel privato, in quanto le magagne vengono sempre fuori. Ma queste sono messe sul piatto solo quando qualche parte avversa trova opportuno mettere in cattiva luce leader che si vogliono mettere in mostra tra gente che brancola nel buio.

   Come sorgerebbe l’eventualità di credere che le intenzioni addotte siano credibili e non dette solo per pubblicità? Basterebbe eseguire i propositi che si afferma di voler conseguire, e per cui si cerca maggiore spazio. Possiamo ben dire che questa è la tattica dell’Istituto Briccialdi, condotta da Gabriele Catalucci e sostenuta da professori bravissimi, che si pongono come scopo del loro lavoro l’accrescimento culturale e musicale degli allievi, che son indotti all’espressione artistica dopo studi completi e rifiniti, di cui riescono ad esaltare la riuscita.

quartetto fiesole   Il significato di tutto questo lungo discorso, lo abbiamo ascoltato lunedì 6, significativamente presso la Sala Casagrande dell’Istituto, che, nonostante il nome, è troppo piccolina per accogliere l’auditorio che accorre all’ascolto. E, per di più, tra gli artisti che si sono presentati, solo una era professoressa presso l’Istituto; infatti il concerto, certo da camera perché eseguito in una stanzulella troppo –ella, è stato suonato dal Quartetto di Fiesole,  quattro musicisti giunti dal centro culturale sopra Firenze,  composto dalla violoncellista Sandra Bacci, Flaminia Zanelli alla viola, Simone Ferrari e Alina Company (la professoressa presso il Briccialdi) al violino. Abbiamo scritto i nomi dei 4 suonatori di strumenti a corda, perché se lasciati alla locandina apparsa affianco al testo, abbiamo fatto esperienza che la leggibilità può non essere facile.

   Non voglio esprimermi con vacua ed inutile enfasi, perché chi non era presente non può avere la dimensione della poesia e della spiritualità dell’esecuzione. Ma vorrei solo sollecitare ad andarli a sentire, quando vi capiterà di notare un concerto del Quartetto di Fiesole: perché l’emozione è stata grande, perché è stata raggiunta l’apoteosi del Sentimento.

   Erano in programma tre autori, molto importanti e conosciuti. Si è iniziato con Dmitrij Sostakovic, che era il più moderno perché nato già nel 1906, ed ha potuto comporre per 69 anni. Il Quartetto in do minore opera 110 è stato una sommossa di sensazioni alterne e varie, presentate in 5 tempi articolati con una alternanza di irruenza ed ascetismo stupefacente per la consecuenzialità.

   Di seguito il più trascorso autore, Franz Schubert, che prese luce già nel 1797 e restò al Mondo per soli 31 anni. Per me dire Franz Schubert mi ricorderà sempre un grigetto affettuoso e birichino, piccolino ma una palletta che scattava con furbizia; eppure in corsa metteva il cuore per andare sempre più veloce; mi ha insegnato tantissimo e mi ha fatto anche vincere in una corsa in cui si è affermato il suo coraggio. E’ stato un Gran Maestro. Ma a parte il grigetto peperino, è stato suonato dell’Autore il quartetto n° 12 in do minore D 703: un discorso sull’allegro in cui gli strumenti sembravano rincorrersi e giocare tra loro.

   Ultimo in programma Antonin Dvorak, una via di mezzo come età rispetto agli altri due compositori, che non conobbe nessuno dei due perché le sue date coprono dal 1841 al 1904. Il quartetto in fa maggiore opera 96, scritto dal compositore russo, è stata chiamato “Americano”. Si potrebbe indagare, ci potrebbe essere del losco. Come naturale nella serata entusiasmante, svelta anche questa composizione, ma di uno svelto molto articolato; sotto un certo profilo come le prime due esecuzioni, ma il discorso tra strumenti affrontava sempre tematiche diverse, spesso con pezzi di pizzicato.

   Concerto finito, ringraziamenti, saluti e uscita verso il camerino. Non si è mosso nessuno. Dopo aver esaltato gli animi a questo livello, potevano presumere i musicisti di gradire gli applausi, ed andar via? Figurati. Forse se lo erano già preparato; hanno eseguito ancora Schubert (di cui non starò a ripresentare il grigetto del mio cuore) di cui è stato suonato il minuetto Quartetto Rosamunda, in cui ogni strumento suonava dei passi in cui si metteva in evidenza. Bellissimo e trascinante. Ma si poteva andar via così? Nessuno si è mosso ed i musicisti hanno dovuto continuare l’esibizione. Però si sono trovati in difficoltà, perché non era stato preparato niente. Allora?

   Hanno suonato un pezzo di cui erano sicuri di non sbagliare. Per quanto articolato e difficilissimo, Amadeus Mozart è un compositore che si studia spesso; allora via col minuetto K 422. Vi devo raccontare di come è stato il pezzo scritto da Mozart? Sarei banale; dire l’Autore basta, non c’è storia. Diremo solo che abbiamo potuto afferrare le varie tonalità ed i cambi di tono con cui Wolfang osannava e derideva chi, poi, avrebbe applaudito.

   Mozart è un autore più moderno di quanto si voglia far stimare; perché lo si apprezza per i suoi giochi musicali, la leziosità e la brillantezza dei ritmi; ma l’attualità non viene rilevata, come adesso è costume; perché deridente di chi lo acclamava e la sua vita non è stata così superficiale come viene stimata. Ma nella nostra Epoca, effettivamente, si cerca di trascurare i contenuti dando spazio all’apparenza; quindi quel che viene lanciato per Sottinteso, non conta.

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