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GIULIANA MUSSO PRESENTA IL SUO EROE AL TEATRO SECCI di TERNI

giulianamusso MioEroe422x596LRdi Francesco Angellotti (AG.RF 02.12.2016)

(riverflash) – Meno male che gli accertamenti di eventuali danni, non riscontrati, del complesso “Teatro Secci” si son conclusi da circa una settimana; così gli spettacoli sono ripresi ad andare in scena, e ieri sera abbiamo visto un’opera veramente molto importante: MIO EROE, composizione, regia, interpretazione di Giuliana Musso. Tutto lei, e solo lei; perché il testo si esprime in un monologo,  in un modo talmente coinvolgente, da avere come comprimari la Passione, l’Umanità, l’Inserimento dell’Individuo nel Contesto Sociale; tutto è un discorso parlato, in cui la comunicativa Giuliana riesce a coinvolgere il pubblico, eleggendolo a diretto interlocutore. Quel che trasmette nelle sue elucubrazioni mentali, conseguenza dello straripante amore di madre, lo confida direttamente con tutti coloro accorsi ad ascoltare la sua testimonianza, ed è esattamente un rapporto diretto tra Giuliana e il Pubblico.

   L’Artista ha la forza e la capacità di rinnovare l’impostazione del Teatro; infatti, non è più una rappresentazione alla quale si assiste, ma un evento al quale si partecipa. Infatti, non è lo stesso recitare seguendo una trama, e recitare rivolti al pubblico: esponendo ed illustrando il proprio animo. Così, la passione di Giuliana è entrata direttamente nel cuore di chi era andato a vederla.

   La trama si svolge in un Atto Unico, suddivisa, però, in diversi episodi, interrotti dalla musica e dall’uscita dal palco dell’Attrice, che subito rientrava. Importante rilevare che la tempestosità degli avvenimenti non aveva bisogno di apporti, anche naturali; come l’arredamento del Palco con cambiamenti, dialoghi tra interpreti, avvenimenti improvvisi e inaspettati per colorire, tutta quella che è una “messa in scena” che rende una Commedia assimilabile del concetto esposto.

   Niente di tutto questo, ma crediamo sia arrivata l’Epoca di una espressione essenziale: sono i Fatti ed i Temi che si trattano a dar senso alla Recitazione, non il Contorno o la passionalità tra dramma e la brillantezza, che a volte può scendere addirittura nel volgare. Il soggetto della Rappresentazione di ieri si è potuto definire in una Scenografia essenziale ed immutata; interventi musicali determinanti ed eloquenti, per introdurre la forma del discorso che Giuliana si apprestava ad esporre; un gioco di Luci limitato ma essenziale; un’articolazione dei gesti composto ed alquanto significativo; lei, la madre, che racconta con tutta l’Anima una storia che, senza voler negare, oltrepassa quelli che sono i limiti religiosi, istituzionali, convenzionali, statali, inerenti lotte specifiche e meschine; il protagonista non è in scena: è un figlio morto! Un giovane Alpino, partito come altre volte per la Guerra in Afghanistan, ove non si cura di tutte le diatribe che gli Stati si contendono, ma si trova ad esprimere la sua Umanità, in un contesto in cui la sua espressione era essenziale, perché frustrante la sua negazione.

   Non è l’argomento a lanciare Tesi, Impostazioni Politiche, Ideologie di Rivolta o Forme di Contestazione. Una Madre non si può infognare in questi concetti, che sono prettamente “normali”. Una Madre si astrae per cercar di raggiungere il contatto col figlio morto; che, anche se morto, lei riesce a raggiungere, perché è figlio suo, parte della sua anima e quindi mai scisso dalla sua personalità.

   Nella introduzione che si trovava in distribuzione all’ingresso, chiare erano le parole su questo concetto scritte proprio da Giuliana, che ha messo in luce la differenza tra “Teatro Civile” e “Teatro del Vivere”, che praticamente è la forma d’atteggiamento che abbiamo descritto: un contatto diretto tra attore e pubblico, con una forma di colloquio umano e coinvolgente. Però non è stato delucidato in modo sufficientemente esplicito, troviamo, perché gli appunti riprodotti erano dati profondi e delucidanti un diverso spirito, che comunica con il Pubblico; ma non investivano l’Impostazione Nuova che assumeva “lo spettacolo”. Perché il significato “Teatro del Vivere” cambia l’assetto della recitazione e porta l’attore a dialogare con lo spettatore, non più ad assumere un ruolo che viene valutato dalle sedie della platea o del palco.

 mio eroe  Il messaggio di Giuliana Musso mi ha portato in un Altro Emisfero, con una scarica elettrica a infiniti volt. Perché, molto più modestamente di chi è ad alto livello teatrale, quest’estate, accogliendo il gentile invito di “Archeologia Industriale e Vernacolo”, mi sono esibito durante le rappresentazioni al Campo Campacci, con una bellissima veduta sulle Cascate delle Marmore, ed ho presentato un’Opera che ho ritrovato in molti contenuti, presentati con Ottima professionalità.

   Anche se la commedia “Questo non me lo aspettavo” l’ho scritta io ed ho curato la regia, in scena non ero solo; perché un monologo di 1 ora e ½  non l’avrei saputo reggere; allora ero accompagnato da 2 giovini e belle collaboratrici, che hanno saputo svolgere il ruolo di interlocutrice e sogno, con un finale drastico; e la loro partecipazione è stata molto apprezzata nella Rappresentazione. Comunque, per dire, anch’io ho limitato molto la scenografia, i movimenti erano molto contenuti, la musica importante durante tutta la rappresentazione con un finale Bomba (Beethoven è quanto di meglio), gli avvenimenti affidavano il loro coinvolgimento alla particolarità della narrazione, che alternava tra contesti quotidiani ed il sogno. La Storia non è attinente a quella presentata da Giuliana, ma quel che è importante è stato il tentativo di far partecipare il pubblico, rendendo vive ed attuali le vicissitudini che presentavamo. Devo confessare che il risultato è stato più evidente quello di Giuliana; ma non potrei mai entrare in competizione con un’attrice così brava ed esperta, che sa quali sono le sottigliezze da far percepire a chi non si aspetta quel che viene rappresentato. Anche se, abbiamo notato, lo stupore e lo sconcerto per essere stati coinvolti in una rappresentazione che non aveva i Canoni Conosciuti, e rivoltava il rapporto tra attori e spettatori, l’abbiamo notato anche al Teatro Secci. Ma mi sono sentito sostenuto da Giuliana Musso nelle mie scelte, perché tale Interprete ha saputo affermare che la Forma della Rappresentazione è arrivata ad un punto di svolta; non negando o superando gli Autori che hanno composto Capolavori che non possono non essere presi ad esempio; ma la dialettica si deve aggiornare, perché stiamo entrando in un’Epoca in cui si sfaldano certe Scale, ed il Bisogno è quello di trovare dilagante l’espressione personale: non dogmatizzata, di chi sta lassù in alto a pontificare. Cerchiamo l’apertura, il dialogo; questo è il modo per arrivare alla Cultura, che non è suddiviso in Classi, ma cerca approfondimento nella documentazione, che non finisce mai.

   Abbiamo interpretato questo come messaggio, nel dramma che ha messo in scena Giuliana Musso; ed apprendere la tecnica da chi la porge da tale altezza, ci sembra importante nell’attualità.

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