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Gioco d’azzardo e le sue conseguenze, se ne parla oggi a Roma (ore 17:00)

di Stefano Celestri (AG.RF 21.10.2019) ore 12:02

(riverflash) – Il gioco d’azzardo cresce in Italia, anche se è meno visibile. In crisi i casinò e anche le bische illegali, che erano il regno degli strozzini. Stanno scomparendo le agenzie ippiche, dette comunemente “Sale Corse”. Negli anni ’70 a Roma ha chiuso il cinodromo dove, stando alla vicinanza, andava a chiedere riscatto alla disperazione chi aveva svuotato le tasche all’ippodromo di Tor di Valle. Come mai, allora, un settore in crisi strutturale ha ricavi in crescita? Dove giocano d’azzardo gli Italiani?

Alcune risposte arriveranno oggi, ore 17:00, dall’Assemblea Pubblica sul Gioco d’Azzardo presso la ex-sala consiliare del Municipio V, a via dell’Acqua Bullicante 2 (piazza della Marranella) zona Pigneto. Previsto dibattito e, quindi, è possibile fare domande. Presiederà Augusto Pascucci, presidente UNIAT aps, ed è in programma l’intervento di Giovanni Boccuzzi, presidente V Municipio di Roma. I relatori saranno il sociologo Maurizio Fiasco, presidente di ALEA (Associazione per lo Studio del Gioco d’Azzardo e dei Comportamenti a Rischio), e Alfonso Pascale, esperto di sviluppo locale e presidente del CESLAM (Centro Sviluppo Locale in Ambiti Metropolitani).

Proviamo a rispondere noi. Il gioco on line ha svuotato le Agenzie e chi scommette oggi lo fa con fretta, senza studiare i cavalli. Più facile e immediato abbassare la leva di una slot machine, spesso presente nelle zone d’ombra delle tabaccherie. La compulsività del gambler, inoltre, piace allo Stato che ci guadagna. Ad esempio le estrazioni del Lotto, che fino all’inizio degli anni ’90 si tenevano solo il sabato, hanno triplicato la frequenza settimanale obbligando a una triplice spesa chi insegue i numeri ritardatari. Il Totocalcio, che per anni ha finanziato lo sport olimpico italiano, adesso ha un volume di gioco di circa 300.000 euro a schedina aggiungendo gli introiti del Il9, mentre nel 1990 il montepremi arrivava a superare i 32 miliardi di lire. Funzionava quando la concorrenza era limitata al Lotto e alle corse dei cavalli. Negli anni ’50 i gestori delle Sale Corse non avevano i diritti civili, cioè non potevano votare come i gestori delle Casa Chiuse e come quest’ultime non potevano mettere insegne all’entrata del loro esercizio. Le cose sono cambiate e, fino alla scorsa stagione, i programmi calcistici di Sky avevano come main-sponsor agenzie di scommesse. Adesso le agenzie di scommesse dettano le date e gli orari al calcio. Poche partite in contemporanea perché le tipologie di gioco sono molteplici e lo stesso giocatore può giocare più eventi nella stessa giornata. Il movente sempre lo stesso, la compulsività alimentata dalla voglia di riscattare le perdite.

 

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