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EQUITALIA DOVEVA CESSARE L’ATTIVITÀ IL 1 GENNAIO 2012, MA CONTINUA A CHIEDERE SOLDI AGLI ITALIANI

AG.RF  15.11.2013  (***)

(riverflash) – Equitalia continua a seminare il panico. Dal 13 novembre arrivano agli italiani avvisi di cartelle da pagare. Cartelle che arrivano anche a persone decedute, che trovano multe non pagate ventennali, che non si dovrebbero più esigere. Eppure dal Decreto Sviluppo del 12 luglio 2011, convertito in legge, il Parlamento aveva stabilito che dal 1 gennaio la società Equitalia Spa cessava di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione delle entrate, tributarie o patrimoniali, dei comuni e delle società da essi partecipate.

Allora perché continua a vivere senza rispettare le decisioni del Parlamento? Ci sono i difensori degli esattori di tasse, che cercano di passare sopra alle leggi. Per dare loro un volto ci sono i sindaci, che temono di non poter pagare i lavoratori comunali e perdere voti. C’è il vice-ministro dell’Economia Stefano Fassina, vetero comunista che cerca voti da scambiare con posti di lavoro, vecchia tattica del PD per sopravvivere senza riuscire mai ad avere una sua maggioranza per eleggere il Presidente del Consiglio. Non è questo lo spazio per chiedersi cosa ci faccia in un governo dalle larghe intese un comunista, ma è curioso, perché il comunismo non c’è più nemmeno in Cina.

In questo spazio vogliamo spiegare perché Equitalia, che doveva chiudere il 1 gennaio 2012, continua a tormentare gli italiani, sempre più poveri, a quasi due anni di distanza.

Il 22 dicembre 2011 tale termine è stato posticipato al 31 dicembre 2012 ai sensi dell’art. 10, comma 13–octies del Decreto Legge 201/2011, convertito nella Legge numero 2014 del 22 dicembre 2011. Un altro anno di vita ai persecutori economici dell’ex-Bel Paese, sotto la spinta del governo Monti.

Ci sono le emozioni politiche, cade Monti. Non si riesce a eleggere il Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, a 88 anni, reclama il diritto ad andare in pensione, ma gli viene chiesto di restare e resta. Con lui inamovibile dal Quirinale nasce il governo delle larghe intese sulle ceneri del governo dei tecnici.

Equitalia sopravvive ai governi. Un ulteriore rinvio, questa volta al 30 giugno 2013, della data di entrata a regime della riforma della riscossione dei tributi locali, stabilito invece dall’art. 9, comma 4, del Decreto Legge 10 ottobre 2012, numero 174 (c.d. Decreto salva enti). Termine a partire dal quale sarà operativo il nuovo sistema di accertamento riscossione delle entrate dei comuni (art. 7, comma 2, lettere da gg-ter ) a gg-septies), come dal Decreto Legge numero 70/2011. Di conseguenza viene prorogato alla medesima data (30 giugno 2013) l’operatività delle vigenti disposizioni in materia di gestione delle entrate locali, contenute in particolare nell’art. 3, commi 24, 25 e 25 bis, Decreto Legge numero 203/2005. Ormai è passato 1 anno e mezzo dalla decisione di chiudere Equitalia, sarebbe ora di arrivare al passo d’addio.

Invece no, le cartelle continuano ad arrivare agli italiani perché è scattata l’ennesima proroga per Equitalia prevista dalla conversione in Legge del 6 giugno 2013 numero 64 (G.U. 132 del 7 giugno 2013) del provvedimento relativo agli emendamenti al testo del decreto pagamenti 8 aprile 2013, numero 35 , presentati il 4 giugno, che proroga di altri sei mesi fino al 31 dicembre 2013 il mandato ad Equitalia. Questo in breve il comma 2 ter dell’art. 10: “I  Comuni  possono  continuare  ad  avvalersi  per  la riscossione dei tributi dei soggetti di cui all’articolo 7, comma  2, lettera gg-ter), del decreto-legge 13 maggio 2011, numero 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, numero 106, anche oltre la scadenza del 30 giugno e non oltre il 31 dicembre 2013” che peraltro è accolto positivamente dai sindaci dei Comuni. Cosa voglia dire la norma con “tributi” è fonte di dubbi ed incertezza.

Adesso manca un mese e mezzo alla chiusura definitiva di Equitalia. Ci saranno ancora proroghe?. Noi speriamo di no.

 

equitalia

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