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EDITA RANDOVA E MOIRA MICHELINI INTERPRETANO BACH, VIVALDI E MOZART

di Francesco Angellotti (AG.RF 06.02.2019)

(riverflash) – Si era tutti in attesa del prossimo concerto organizzato dall’Associazione Culturale ARABA FENICE, perché il programma prevedeva l’esecuzione di 5 brani, composti da maestri classici che hanno fatto la Storia della Musica.

   Ma pochi giorni prima dell’esecuzione, sembrava che tutto andasse a monte; la mezzosoprano che era stata chiamata come protagonista delle esecuzioni, era stata colta da un malore. E allora? Tutto a monte, non c’è storia.

   L’impegno e la volontà hanno voluto che la mezzosoprano si riprendesse dal malessere e, senza aspettare un tempo anche breve per una giusta convalescenza, EDITA RANDOVA’ si è presentata di fronte al pubblico dell’Auditorium Gazzoli, e va indubbiamente riconosciuto il suo spirito ammirevole, che definisce un’interprete che rispetta la passione del pubblico che applaude alle sue esecuzioni.

   Così è avvenuta l’esibizione, in cui si è distinta la formazione da camera “TALENTI D’ARTE”; gli strumentisti hanno suonato tutti i diversi Archi, ed hanno rivelato quanto sia coeso il gruppo, per l’ armonia e la grazia trasmessa nei brani, che richiedono molta partecipazione emotiva. l’Orchestra era un’espressione “artistica” , risultato dell’interpretazione moderna di una musica immortale.

   MOIRA MICHELINI ha portato nella seconda parte il suono del pianoforte. La brava pianista giocava in casa, perché conosce l’Auditorium ove suonava fino all’ultima poltrona per spettatori. Per cui, sapendo della particolare acustica della sala, ha evitato di esprimere tante raffinatezze nei passaggi elaborati, ma ha lanciato il valore del suono con un impeto coinvolgente ed emozionante, poco usando i pedali, di cui è entrato in onda quasi solo il destro.

   Variazioni di programma hanno voluto iniziare la serata con lo “Stabat Mater” di Antonio Vivaldi (Venezia 1678 – Vienna 1741). Il lungo pezzo, anche se sintetizzato in 9 tempi, è molto servito all’Orchestra ed ad Edita per appurare che tante finezze non venivano espresse nella loro modulazione, e i temi ascoltati andavano terminando in calando.

   Tutto Vivaldi nella prima parte, in quanto dopo il colosso dello Stabat Mater, che è stato ridotto in 9 tempi ma avrebbe voluto un’esecuzione ben più lunga, essendo stata commissionata nel 1712 per 2 eventi religiosi, è stato eseguito il “Concerto per Archi” in sol minore; e qui già gli interpreti avevano capito un poco le caratteristiche a cui adeguarsi.

   Nel secondo tempo è entrata Moira Michelini, ed il pianoforte ha portato un’emozione alquanto appassionante. Moira sapeva bene che al piano avrebbe dovuto imporre la Musica, più che perdersi nelle raffinatezze che si sarebbero affievolite; così è sembrata sedere allo strumento col quale iniziò a comporre JOHANN SEBASTIAN BACH (Eisenach 1685 – Lipsia 1750). Il grande musicista iniziò avendo a disposizione il Clavicembalo; che è uno strumento su cui ancora si studia ed abbiamo riportato del concerto che quest’estate han fatto ascoltare sulla magnificenza della sua analisi a Polino. Ma appena uscito, stesso Bach trovò interessante l’evoluzione dello strumento nel “Fortepiano”, col quale era più elaborata la musica col pizzicato. Per questo, Moira al pianoforte, che è l’elaborazione attuale dello strumento, quasi non ha toccato i pedali, ed ha imposto una musica a cui è stato impetuoso partecipare.

   Iniziata la seconda parte, si è  data una caratteristica brillante alla serata, che con lo Stabat Mater sembrava dovesse prendere un’impostazione sul genere un po’ troppo imperativo. Ma il più giovane dei tre compositori (tutto è relativo) ha presentato la sua musica in modo, certo molto elaborato, ma particolarmente brillante e con passaggi veramente esuberanti. Non è un mistero quanto sia ricercato e rifinito nelle battute Wolfang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791), ed il suo “Ave Verum” è stato trascinante.

   Di Bach hanno concluso 2 esecuzioni che erano state programmate per l’esordio; la “Corale”, in cui Moira ha veramente portato tutta la Sala ad emozionarsi con passione, ed infine il “Concerto in fa minore” per pianoforte ed orchestra da camera, in 3 tempi. Veramente si è potuto apprezzare quanto Bach sia stato “Maestro” per tutti i generi che la musica ha continuato a produrre; non solo per la completezza degli argomenti, ma passa nelle varie espressioni con una dolcezza che sembra tutto conseguenziale; poi, ripensandoci ci si chiede: ma come ha fatto?

   Può essere soddisfatto il direttore DIEGO TERRENI, che ha avuto dei musicisti molto abili ed amalgamati, che seguivano la sua bacchetta con una destrezza ad alto livello; ed il maestro ha potuto trasmettere il suo messaggio musicale infondendo un’armonia che è entrata nello spirito dei presenti. Interpretare oggi queste musiche del ‘700 con la partecipazione a cui abbiamo ascoltato, rende solo Lode al Maestro, che ha coordinato con un’emozione che sprigionava dalla sua partecipazione, l’ascolto ad una musica che non c’è di più stupenda.

   Però, a concerto eseguito, un grave appunto ci è sembrato di poter volgere, e siamo andati dal maestro Terreni a presentarlo: perché, dopo gli applausi acclamanti, non è stato suonato neanche 1 bis? Il maestro ha sorriso ed ha detto che non era colpa sua, però è stato un vero peccato.

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