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EASY RIDER e L’ IMPOSSIBILITA’ DI ESSERE NORMALI: ancora una voce verso il futuro

di Francesco Angellotti (AG.RF 22.09.2019)

(riverflash) – Difficile stabilire se certi avvenimenti sono positivi o negativi; nel senso che certi film, punti fermi nell’evoluzione storica e lapidari nel costume di un’Epoca, si continuano a vedere con interesse e passione, apprezzando il bagaglio che se ne potrebbe trarre, al quale mai però siamo arrivati. E merito vada a RAI 4 che ripropone contenuti ancora attuali, pur con pubblicità.

   È stato trasmesso il film “Easy Rider”, uscito nel 1969 diretto ed interpretato da Dennis Hopper con Peter Fonda, che ne è stato anche il produttore, e Jack Nicholson.

   Avendolo già visto, sarei voluto andare a letto , ma hanno trasmesso “L’ Impossibilità di essere normali”, uscito nel 1970, diretto e prodotto da Richard Rush, che ha rielaborato il romanzo di Ken Kolb; i principali interpreti erano Elliot Gould e Candice Bergen: a letto, sì, ma dopo, anche se tutto è terminato all’ 1 e 1\2.

   Sono film bellissimi che si rivedono sempre apprezzando l’attualità; ma questo crea anche dispiacere, perchè non si è capito il messaggio che così prepotentemente è stato denunciato.

   Argomenti diversi, ma univoco sarebbe il discorso; perché analizza il bisogno di Cambiare. La Società si muove su assiomi che non permettono all’Individuo di esprimere la propria personalità, che si nasconde fino a distruggersi, mirando alla realizzazione dei Luoghi Comuni che plasmano la vita della Comunità.

   Tu vedi quelli che sono i Valori che vengono imposti dal Sistema: sono perdenti, perché frutto del Consumismo e della Speculazione, che sono gli assi portanti con cui avviene lo sfruttamento della Classe Dominante. Ma pur essendo importante un Cambiamento dei Valori verso la Libertà, le eventuali scappatoie vengono manomesse dal Sistema Dominante, che rende la Libertà schiava di quel che impone il businness.

   Per esempio in Easy Rider, i protagonisti, avendo fatto un grosso affare per la vendita di un carico di cocaina, partono per una Vacanza che ha il solo programma di correre verso la Libertà. Un po’ come “On the Road” di Jack Kerouak, ed infatti questa era l’impostazione della Beat Generation sopratutto in America.

   Tu vedi la storia di coloro che cavalcavano verso la Libertà; rifiutavano quel che veniva imposto, non perché aveva un contenuto negativo, ma perché era imposto; quindi volavano verso la Libertà, senza vincoli, abrogando le regole che racchiudono in limiti l’espressione che deve manifestarsi in tutti i rapporti. Però senza calcolare che il gioco li rinchiude entro altre manifestazioni circoscritte, che sono sempre condotte da chi cercano di fuggire.

   Primo fattore sono gli stupefacenti, attraverso i quali raggiungono un’esaltazione della propria anima. Prima di tutto, dove li prendono? Non vogliono considerare che sono un giro losco attuato proprio da coloro che sono i rappresentanti del Mondo che contestano; solo perché i bracci che contattano direttamente sono molto vicini, come ambiente e pratiche di vita. Che non sono ne’ igieniche ne’ ordinate, ma in questo è racchiusa la presunta contestazione. Così viaggiano nel Mondo, ovunque trovino interesse a porre radici. Consumando benzina, prodotta dalle holding del petrolio; ma non fa niente, i loro rapporti sociali sono scevri da qualsiasi inquadramento settoriale; anche se non è vero, perché si possono esprimere solo in certi ambienti, con una serie di manifestazioni stabilite da chi trova “l’Utile” che avvengano.

   Come nel film proiettato subito successivamente, ” L’impossibilità di essere normali”. Il protagonista è un professore che ha capito ove cercare la sua Rivoluzione; non si trova realizzato nelle manifestazioni “controcorrente”, che vengono coordinate da chi le sfrutta, ma la sua alternativa è lo Studio. Perché più sai, più realizzi e quindi proponi. Sì, bellissimo, ed è anche giusto; ma il contesto verso il quale ti riferisci non capisce quel che è la Realizzazione Intellettuale, e si perde nell’alienazione, privata dal Senso Comune. La scienza e la conoscenza si scontrano con 2 barriere, che non le danno spazio. Da una parte coloro che si inventano “controcorrente”, a cui manca la materia ideologica per formare un contesto costruttivo; dall’altra c’è la Struttura Sociale che, oltrepassando la ricerca e la scoperta, tende ad inquadrare tutta la popolazione in un incasellamento condotto ed a-personale.

   Il finale del film abbrutisce tutto lo svolgimento della trama, perché si risolve in una maniera che non andrebbe bene neanche in una favola per bambini; ma era ovvio finisse così, il film è americano, allora: tutto è bene quel che finisce bene. Però il senso elude da una conclusione così macchiettistica. La Vita non si può arricchire del Bagaglio Alternativo, perché non si è capiti; e coloro che capiscono, hanno troppa paura dell’approfondimento dei concetti, e quindi avviene l’espulsione: drastica e senza possibilità di recupero.

   Questo quel che veniva denunciato dal movimento sorto nel famoso ’68; che adesso c’è chi lo vuol far passare come gioco da bambini, per annullarne il contenuto, superandone il messaggio che ancora viene esposto, per quanto “alla disperata”.

   Eppure dovremmo accorgerci delle cause che non possiamo continuare a perseguire. Accorgiamoci degli errori, che hanno annullato il valore di una Rivoluzione che non ha attecchito, ma si è sfaldata per contrasti nascosti ma evidenti (non è una contraddizione).

   Cerchiamo di trarre frutto da testimonianze che ci hanno lasciato coloro che certe esperienze le hanno vissute, ed hanno capito le Cause ed i Contrasti. Perché dobbiamo andare Avanti, non insistendo a voler infognarci nei sistemi che nulla hanno di nuovo e che si possono già definire perdenti.

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