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CRISI ECONOMICA, ITALIA BOCCIATA DALL’OCSE: PIL IN CALO DELLO 0,4% NEL 2014

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“riverflash” – L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, (Ocse) ha evidenziato negative stime di crescita per il Paese, prevendendo che nel 2014, il prodotto interno lordo, crollerà dello 0,4% contro il +0,5 stimato nel mese di maggio. L’Italia dunque è ultima tra i Paesi del G7, poiché ha fatto registrare l’unico dato negativo e si avvia quindi al III anno di recessione. Si tratta di un calo mai ipotizzato prima, nonostante il -0,2 registrato dall’Istat nel secondo trimestre. Nemmeno Moody’s che già aveva ipotizzato l’anno scorso una diminuzione nella misura dello 0,1%, è andata vicina alla realtà che ora si presenta più negativa del previsto: la società che esegue analisi economiche e finanziarie, aveva “contato” sulle misure varate da Renzi, giudicate positive per un’eventuale crescita, quali gli 80 euro di bonus che avrebbero dovuto far registrare uno 0,3% punti percentuali in più, mentre ora si ritiene si possa arrivare al massimo allo 0,1%. Alla luci di questi nuovi dati, di fronte ad un così consistente calo del pil, che ha reso l’Italia, il fanalino di coda dell’Eurozona, c’è veramente poco da fare e il percorso verso la legge di stabilità, si fa sempre più difficile, se a tutto ciò si aggiunge anche la deflazione, diventa quasi impossibile: per la legge di stabilità servono 20 miliardi…. Da dove tirarli fuori? Tagliare ulteriormente la spesa, impedisce di uscire dalla recessione e la reazione negativa dei mercati può complicare la strada delle privatizzazioni, che si presenta già di per sé difficoltosa e come se non bastasse, potrebbero salire anche i tassi di interesse che il Tesoro deve pagare per finanziare il debito pubblico. . Per quanto riguarda invece gli altri Paesi, L’Ocse prevede, sebbene in una situazione di crisi precaria, un aumento del pil per Germania e Francia nel 2015, mentre la ripresa appare “solida “ negli Stati Uniti. Vista la situazione economica generale, c’è ora assoluta necessità di riforme e serviranno grandi sforzi da parte di tutti; alcuni Paesi stanno pensando di realizzare in fretta riforme strutturali, mentre altri più in difficoltà, debbono aumentare la competizione e l’occupazione, specialmente quelli che hanno un grande carico fiscale sul lavoro e dovranno quindi ridurre i contributi per la sicurezza sociale: ciò vale soprattutto per la Francia.

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