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Conclusione a Carsulae: LE SUPPLICI ovvero L’ULTIMO DIO della Bolognini Costa

di Francesco Angellotti (AG.RF 03.07.2018)

(riverflash) – Ultima rappresentazione in programma al Teatro Romano di Carsulae, grande attesa di un folto pubblico che aspettava (ordinatamente come c’era da scommettere che avvenisse: siamo in Umbria, Regione splendente ed ordinata: anche troppo); si aprono i cancelli e presto arriviamo alle gradinate, ove si è atteso un poco, prima dell’inizio; in modo che tutto il pubblico trovasse il posto. Ma … come mai…?

   Giungendo per scegliere tra i posti a sedere, si nota un personaggio in costume, al centro: immobile, vagante solo con lo sguardo. Una cosa del genere non s’era mai vista, un’attrice che aspetta gli ascoltatori sul Palco.

   Ma la trama farà capire l’ovvietà del simbolo; l’immagine che attendeva gli spettatori, rappresenterà la Speranza; ed è quindi una nota d’affetto, l’atteggiamento col quale la Speranza accoglie la Moltitudine, accorsa a partecipare.

   Però il dubbio rimane: sarà una rappresentazione delle Supplici di Eschilo, che fu rappresentata nel 463 a.C.n., di Euripide, interpretata una quarantina d’anni dopo sulle stesse basi storiche ma con variazioni nella trama, oppure è corretto quanto scritto nella locandina, presentando un testo ex novo di Sofia Bolognini, che ha curato anche la regia? Ed in questo caso, che è il più probabile: quanto è un rifacimento e quanto una divagazione da lei elaborata?

   Tutte le supposizioni, sono state smentite dalla trama. Non che non si partisse dalle Supplici, secondo la commedia stesa e denunciata da Eschilo; ma il discorso riguarda la situazione che stiamo traversando.

   La Storia classica è risaputa; il Re Danao uccide tutti i figli, perché per presagio della solita Pizia, un nipote del Re, nato da una delle 50 mogli, lo ucciderà. Allora le Danaidi scappano tutte sole, traversano il deserto in condizioni e situazioni drammatiche, ed arrivano dal fratello del loro Re, Egitto; che guarda caso comanda in Egitto. Spiegando il dramma accaduto, le Danaidi si vedono rifiutare l’accoglienza; ma poi le vie diplomatiche lasciano intuire che certe regole non si possono infrangere, e le profughe vengono riconosciute del “diritto d’Asilo” (come si dice ora: allora erano altri termini, ma il significato è lo stesso). Sembra tutto pacifico, ma Danao si muove con l’esercito per recuperare il patrimonio di cui gli uomini non riescono a fare a meno (strano che le donne invece si). Così, stringendo molto gli avvenimenti proposti in scena, i due Despoti scendono a patti. Ma qua comincia la Baraonda, come se tutto fin’ora fosse stato tranquillo. Le donne, quando reinserite nel loro contesto, avrebbero dovuto svolgere la ruolo funzione, che in una Società ove il metro di comando è la Forza, le priva completamente d’espressione, impedendo alla loro Personalità di presentarsi; la situazione è tragica ma non si apre un discorso; quindi avviene una rivolta delle Donne (meno sobria e più radicale di quella di Lisistrata), che pretendono di esercitare la loro personalità: tra scontri ed omicidi, tipo quella del Comandante di una Civiltà così fondata e profonda come quella egizia.

   Tutto esprimendo recriminazioni di stampo femminista, che avvertiva di esigenze di cambiamento sociale, anche attraverso affermazioni Religiose sulle quali si aprirebbe un discorso per diversità concettuale e d’interpretazione. Ma lasciamo perdere, non disquisiamo sul concetto discutibile che è stata data anche alla parola Ateismo, ed alla funzione impropria che è stata attribuita alla Religione, perché non è il momento di certi discorsi.

   Avendo come fulcro lo sviluppo del parallelo con l’attualità, il Dramma di Eschilo è stato narrato fedelmente, ma non è bastato per presentare il rapporto dell’immutabilità della Storia. Infatti era solo la Premessa.

   Ci sembra il momento di introdurre una Pausa, e dire che i costumi, soprattutto nei colori e negli accostamenti, avevano un significato allegorico; ma l’interpretazione era libera, perché ogni spettatore poteva ricevere l’impressione che credeva più opportuna. Anche se, devo dire, son contento che la regista ha condiviso quanto a me sembrasse evidente, forse anche solo per compiacenza; ma non pretendiamo oltre.

   Con le premesse traslate da Eschilo, è venuta fuori la tematica che Sofia Bolognini voleva denunciare. Perché le situazioni si ripetono, dopo 2500 anni. Riguardo alla situazione in cui la Donna viene inserita in Società (che cercano di mistificare con diversi modi nel farla apparire, ma di cui le Donne dovrebbero assumersi maggior responsabilità, se le tante proteste, durate secoli e millenni, non sono state efficaci).

   Ed inoltre quel che rappresenta la situazione degli Immigrati, periodicamente avvenuta ma sempre causata per usufruirne come avvenimento su cui avvengono enormi speculazioni, se pur dobbiamo verificare che non potremo mai emigrare dal Mondo.

   Tutte le accuse formulate sono frutto di rifiuto ed emarginazione che costringe ad una condizione, che per cercare di superare, si è indotti solo alla violenza: ed a questo proposito sono molto bravi quelli che offrono soluzioni dalla magnificenza ancestrale, ma in un’altra Vita che si può raggiungere solo attraverso il Suicidio, assassinando un nemico presunto ma sconosciuto. Sembra frutto d’allucinazione questo ragionamento, ma è divulgato d’anzi tempo.

   I paralleli delle due situazioni sono evidenti, anche nelle battute che si ripetono, perché a impostare la Situazione, non è la Politica o l’Organizzazione Sociale, che sono solo gli strumenti per raggiungere il risultato a seconda delle circostanze storiche; ma gli Eventi si ripetono, perché ampi e rifiniti sono gli strumenti per sfruttare la Collettività; secondo il concetto furbescamente indotto che impone l’immutabilità del Fato.. Ma non importa come si evolve il Particolare, basta che non si scardini la (dis)organizzazione, la quale sta portando il Mondo verso una brillante Evoluzione Involutiva. Ed è inoppugnabile che le situazioni si ripetono nella Storia, cambiando vesti ma non fisionomia: per quanto riguarda la situazione della Donna, le Emigrazioni causate e sfruttate, l’Ordine Imposto.

   Sarebbe interessante la disquisizione sulle tante Religioni; quelle che sono state – quelle attuali – altre se verranno, utilizzate per dare un senso all’Inconoscibile, e quindi placare gli animi nella Ricerca, che non arriverà mai a completare la Conoscenza, perché siamo nell’Infinito, che forse è solo uno dei possibili Infiniti. Ma non facciamo un discorso sulla strumentalizzazione religiosa, perché ci porterebbe troppo lontano: dalle forme ascetiche dei Guru, alle imprese belliche ed azioni distruttive compiute per volere Divino. Sarebbe troppo: le tante forme, nella Storia.

   Consideriamo, invece, che Belle e Grandi sono gli apporti che l’Umanità riesce a raggiungere, sviluppando la sua situazione Esistenziale, nel periodo di vita su questa Terra, in cui ha sviluppato molte funzioni accessorie; che ne esaltano la realizzazione Esistenziale ed Intellettuale. Ma tutto è causato da principi distorti ed autolesionisti, evolvendo la commercialità e la speculazione secondo il metodo che imprime una scala, se pur fittizia, di Potere, quindi dispotica e distruttiva.

   Pensare che la Compagnia Bolognini Costa ci presenta queste drammatiche realtà, prendendo spunto da grandi opere Teatrali di 2500 anni fa, spinge a considerare quanto abbiamo saputo sfruttare l’evoluzione intellettuale che i singoli individui son riusciti ad elaborare: nella Scienza, nelle Arti, nell’Intellettualità.

   Ma la forza viene dal fatto che tutta la Compagnia è composta di giovani attori, che hanno un’arte recitativa e un’organicità d’assieme veramente ammirevole; ma non hanno alle spalle una Vita vissuta, ed ormai sconfitta, per cui son ridotti a decantare i trascorsi temporis acti. Sono tutti bellissimi, entusiasti, che portano al Mondo un messaggio essenziale, almeno come io l’ho voluto interpretare.

   Abbandoniamo le Lotte di Potere, le Guerre per supremazia, la Violenza per l’egemonia, l’Aggressività per emergere su altri… cerchiamo di realizzare la nostra Condizione Umana, che dovrebbe seguire tutte le fasi di crescita secondo Natura.

   E, se permettete la conclusione, cerchiamo di prendere esempio dagli Animali, che non hanno intaccato minimamente il rapporto evoluzione-natura, pur avendo capacità e raffinatezze a cui arriviamo solo ora a capire, con studi fino a poco fa ignoti, ma che non ne siamo lontanamente capaci di sviluppare e concepire nella nostra povera situazione Umana, che credevamo superiore ma trovo sia depressa nella falsità.

   Anche se quest’ultimo concetto, scusate, ma è tutto mio.

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