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Come un virus cambia il mondo: “CONTAGION” (USA 2011) DI STEVEN SODERBERGH

di Marino Demata (RiveGauche)

(AG.RF 28.03.2020) – La inattesa e non gradita novità, tra la fine del 2019 e i primo mesi di questo 2020, costituita dalla abnorme diffusione del virus CoVid-19, chiamato anche più comunemente Corona Virus, ha creato, tra le altre cose, un grandissimo interesse per Contagion, un film del 2011 diretto da Steven Soderbergh. Il film, alla sua uscita, non ha attratto molto l’audience, malgrado il cast veramente stellare (Gwyneth Paltrow, Matt Damon, Jude Law, Laurence Fishburne, Marion Cotillard, Kate Winslet, Jennifer Ehle, Elliot Gould, Brian Cranston). Ingiustamente, perché il film, senza essere un capolavoro indimenticabile, ha un ritmo intenso che tiene incollato lo spettatore alla sedia dalla prima all’ultima scena e, senza strizzare l’occhio al genere catastrofista e un po’ fracassone degli anni ’70 e ’80, avvince senza ricorrere ad alcun espediente, che non sia la narrazione lineare e logica, e per noi decisamente interessante, del terribile ed esponenziale svilupparsi di un virus.
snapshot_dvd_00.56.13_[2020.03.17_18.47.57]Oggi, dunque, il film, assente nelle varie piattaforme, è diventato ricercatissimo in ogni angolo del pianeta perché tutti sanno che descrive una storia terribile che è diventata oggi attuale. Qualcuno obietta: “non basta viverla in prima persona questa storia? Dobbiamo anche vedercela in film?” Ma, realtà, la grande maggioranza è morbosamente a caccia di questo film. Forse per esorcizzare quanto sta accadendo oggi, oppure per la curiosità di vedere come magari “andrà a finire”, visto che la nascita e lo sviluppo del contagio sono descritti precisamente come si sono verificati oggi col coronavirus.
Il film ha indubbiamente inquietanti aspetti premonitori rispetto alla realtà che stiamo vivendo oggi: anche nell’opera di Soderberg il virus e il primo contagio nascono in Cina. La prima vittima del contagio è una donna di affari, Beth Emhoff (Gwyneth Paltrow) che ritorna in America da Hong Kong e poche ore dopo cade a terra in preda a un malore, che viene inizialmente diagnosticato per banale influenza. In ospedale la donna muore e subito dopo la stessa sorte tocca al primo figlio, mentre il marito (Matt Damon), dopo breve ricovero, viene diagnosticato immune dal misterioso male. In breve, il contagio si espande a macchia d’olio e le immediate ricerche e la stessa autopsia della prima vittima rivelano anomalie riconducibili inoppugnabilmente ad un contagio da un virus mai prima di allora conosciuto dalla scienza medica. Le autorità si muovono con tutte le misure che noi oggi, ai tempi del coronavirus, ben conosciamo, cioè il distanziamento sociale: evitare i contatti diretti con altre persone e le strette di mano, lavarsi frequentemente le mani, uscire il meno possibile da casa. Anche nel film, nella seconda fase si passerà alla chiusura delle scuole e dei locali pubblici. Il film ci mostra come il contagio, nel giro di poche settimane, coinvolge l’intero pianeta (esattamente come sta avvenendo oggi col CoVid-19).snapshot_dvd_01.08.32_[2020.03.17_19.07.26]
Soderbergh si serve di un rigoroso ordine cronologico nel descrivere il susseguirsi delle fasi di sviluppo del virus. Il film inizia dal Giorno n° 2, cioè il ritorno a casa, dopo il volo da Hong Kong di Beth, per passare via via alle altre fasi, tutte numerate con il numero dei giorni che trascorro. Unica anomalia nella rigorosa sequenza filmica dei giorni: vedremo il giorno n° 1, col misterioso iniziale attacco del virus al paziente 0 solo alla fine de film. E’ un legittimo espediente del regista per mantenere viva l’attenzione e la suspense sul problema di come e da cosa sia iniziata la sua diffusione (che noi, come sempre, non riveleremo per motivi di spoiler).
A mano a mano che passano le sequenze e il numero dei giorni, si accavallano i problemi legati alla diffusione sempre più massiccia del virus e all’esponenziale aumento dei contagiati e dei morti. Siamo solo ai primissimi giorni allorché un funzionario del dipartimento della salute del Minnesota avverte: “abbiamo 47 casi e 8 decessi ad oggi pomeriggio”. Si ipotizza che il virus possa espandersi attraverso “fomiti”, cioè col contatto attraverso le superfici. E ci si chiede: “ogni persona che si ammala quante persone potrà infettare?”
Da rilevare che, nell’ambito della diffusione del virus, c’è chi si muove pensando ai propri interessi. È il caso di Alan Krumwiede (Jude Law), un blogger ambiguo e senza scrupoli che si accorda con una casa di prodotti omeopatici ricavati dalla “Forsithia”, sostenendo che con lui stesso il farmaco ha funzionato alla grande.
La seconda parte del film è quella che più interessa a coloro che si chiedono cosa avverrà nell’immediato futuro. Secondo gli esperti, in soli 3 mesi si può arrivare, su scala mondiale, a un miliardo di ammalati. E poi. sempre nel  film, si  azzarda una previsioneche un abitatane del pianeta su 12 la possa contrarre.snapshot_dvd_00.48.16_[2020.03.17_18.36.21]
Dal 28° giorno in poi la situazione comincia a sfuggire di mano alle autorità. I supermercati che prima venivano frequentati da un numero sempre crescenti di clienti, vengono presi di assalto con violenza, così come le farmacie, mentre il numero dei morti negli Usa sale a 2.5 milioni; ma il dato centrale che Soderbergh mette in risalto è costituito dagli sforzi per la ricerca di un vaccino efficace, che alla fine viene trovato. Purtroppo, se Soderbergh e la importante equipe di studiosi e scienziati che lo hanno assistito nella lavorazione del film avessero ragione, i tempi previsti per la individuazione del vaccino e soprattutto per la sua sperimentazione e poi diffusione sarebbero di alcuni mesi.
Il film scorre col ritmo del thriller ed è impostato con grande serietà e verosimiglianza, come si addice a tutti i film di Soderbergh. Il grande regista, come suo solito, pone nel corso delle sequenze sull’evolversi del contagio, delle domande, che ritiene, come sempre, più importanti delle relative risposte. Tutto questo rende il film godibile e decisamente da vedere o rivedere, secondo noi anche indipendentemente dalla strana coincidenza della sua storia con quanto sta accadendo in questi tempi del coronavirus sul nostro pianeta. E’ quel genere di film dove vengono seguite, do volta in volta, storie  di personaggi diversi, in qualche modo intrecciate reciprocamente, il che ricorda I protagonisti di Altman o Magnolia di Paul Thomas Anderson.
snapshot_dvd_00.59.53_[2020.03.17_18.53.57]C’è da dire che non esiste un genere di film in qualche modo riferito al diffondersi di un virus fino a trasformare, come oggi da noi, una epidemia in pandemia. L’unico esempio che in qualche modo può essere richiamato è Virus letale (1995) di Wolfgang Petersen con Dustin Hoffman. Ove ricorre il tema della diffusione del contagio provocato da un virus prodotto da una scimmia. Lo stesso Soderbergh, solo due anni dopo, nel 2013, sarà autore di un altro film, Effetti collaterali, che ha qualche affinità con Contagion, senza ricalcare la grande escalation emotiva del precedente film.
In questi film il regista è stato, come sempre da alcuni anni a questa parte, assistito dal suo sceneggiatore preferito, Scott Z. Burns, che ha recentemente affermato che, rispetto alla situazione descritta nel film, resta molto ottimista che si possa uscire dalle conseguenze de CovId-19 molto più celermente rispetto a quanto descritto in Contagion. Un messaggio di ottimismo che a tutti noi fa bene ascoltare. Siamo certi che Burns ha ragione.

 

Fonte: https://rivegauche-filmecritica.com/

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