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Antonio Giagni racconta la saga dell’inganno nel libro “GENERAZIONE TRADITA”

generazione traditadi Francesco Angellotti (AG.RF 10.04.2016) ore 23.01

(riverflash) – Diversi erano gli impegni che potevo assumere venerdì 8 aprile; mi è dispiaciuto mancare ad una rappresentazione in Teatro, di cui sono appassionato così radicalmente tramite legami familiari di vario genere. D’altra parte in Teatro ho anche lavorato, per quanto amichevolmente (per ora !), che partecipare a certe commedie mi fa rivivere alcuni momenti che m’hanno appassionato.

   Ho scelto, invece, la presentazione del libro “Generazione Tradita” per due motivi; è stato scritto da un giornalista che usufruiva della presentazione dei più affermati giornalisti che si trovano nella zona; e poi la trama del libro ha come soggetto vita ed esperienze che noi, non più ragazzini, abbiamo vissuto prima senza accorgercene, adesso con rammarico.

   Non è che potevo partecipare gli avvenimenti della fine della Guerra, dal 43 alla proclamata Repubblica: non esageriamo. Però certe cose posso parteciparle direttamente, dal boom economico a tutti gli effetti causati nelle varie direzioni. Vorrei solo sottolineare che se Raimondo D’Inzeo ha dovuto eseguire la carica di cavalleria con i carabinieri a Porta San Paolo, lo ha fatto perché, da militare, doveva rispettare gli ordini e questa è la mentalità che lo ha condotto a lanciare alla carica i cavalli della Caserma Pastrengo, in cui effettuava il ruolo di ufficiale. Per chi lo vuole sapere, dirò che Raimondo D’Inzeo era un uomo simpaticissimo, accogliente anche nei riguardi di sconosciuti e profondamente umano.

   Comunque tanti sono gli episodi narrati nel libro; non mi dilungo a citarli perché ne mancherebbero troppi; si concludono, comunque, con la narrazione di Tangentopoli, la caduta dell’Avanti e la nascita della seconda Repubblica, programmata da coloro che han dovuto riconoscere fallita la prima: per cause “a definirsi”.

   E’ stato offerto un appunto all’ingresso, che molto succintamente offriva qualche spunto di riferimento alle tematiche trattate; molto schiaccianti anche se alcune non evidenti; vorrei però fare la precisazione ad una frase espressa in modo improprio: dopo il terremoto dell’Irpinia e Basilicata (il centro, quel che è stato l’ho sentito anch’io a Roma), i quasi sessantamilamiliardi non son stati impiegati per una grande abbuffata a Napoli, perché sono stati diligentemente privatizzati, lasciando i poverelli ‘int’’o vico a cantare ‘O Sole Mio. E per favore.

   Interessantissimi son stati gli interventi, svolti da preparati e documentati relatori, che nel racconto dei vari aspetti messi in luce dal libro di Giagni, si sonoj dovuti evidenziare nella loro conoscenza dei fatti, acquisita in anni di Giornalismo svolto col massimo impegno.

   E’ importante, dobbiamo riconoscerlo, che ci siano professionisti che riescano a riportare lucidamente, e senza curarsi di non guastare il gioco di sfruttamento a nessuno, notizie che si cerca di far passare anonime o distorte, solo per poterci speculare.

   C’è da dire che tutti gli Intervenuti erano di diverse estrazioni, ma tutti si sono ritrovati aderenti ad una Politica di Sinistra: una Sinistra che non esiste più, perché adesso ogni politico afferma di non badare alle direzioni, ma di voler solo propendere verso la Soluzione dei Problemi. Ma il Problema è proprio questo: come si possono risolvere situazioni gravi, senza un’Idea di un’Impostazione, che abbia uno schema da seguire? Non si fanno le cose neanche a vanvera, come capita e senza preoccuparsi delle contraddizioni, come sarebbe ovvio. Questo perché ogni intrallazzo viene eseguito per speculare e rubare con le mani in tasca.

   Allora i giornalisti presenti gridavano tutti allo scandalo, perché i soprusi nazionali ed internazionali, descritti e denunciati nel libro, sono gravi perché causati dalla mancanza di serietà nelle manovre riformatrici, questione di Etica personale, d’Onestà Intellettuale, di Sincerità nelle proposte, di Umanità.

   Ma tra i Giornalisti si è rizelato l’umore, perche non è giusto mollare la barca, con tutti i marinai. Bisogna svolgere quel che è il compito essenziale per sviluppare qualsiasi cambiamento strutturale, in quanto la denuncia è necessaria per arrivare alla creatività.

   Solo un particolare, però, mi è sembrato ci sia da rilevare.

   Le considerazioni che bisogna svolgere riuscendo ad osservare le problematiche in tutte le sue sfaccettature, sono troppo limitate se si fermano a considerare il neorealismo, l’accanimento della censura su Visconti e Pasolini, il Maggio Francese e l’idillio del ’68, quest’aria di vita e rivoluzione che adesso si vuol far passato come ragazzinate di giovani immaturi (l’ho sentito io in TV Vittorio Feltri  ), il caso Moro che a mio avviso ha molto d’oscuro nascosto, i cambiamenti politici di nazioni dominanti e i falsi dossier del Kgb, Tangentopoli e tutto quel che di nascosto non si dice… basta, abbiamo detto all’inizio che non avremmo elencato i punti  focali, quindi non ci contraddiciamo.

   Il discorso che vorrei considerare, è quello che non possiamo cercare di lottare per un cambiamento, se non ci soffermiamo su cosa e come dobbiamo cambiare. Dobbiamo un attimo renderci conto che, proprio per lezione di un filosofo che viene tanto citato a proposito ed a sproposito (tal Niccolò Machiavelli), non dobbiamo inquadrare gli avvenimenti in Un individuo, perché è questione di Sistema. Nel senso che i cicli storici si ripetono; i soprusi che commettono gli intrallazzatori, sono causati dall’Impostazione che si è infognata nella Società.  Certe manovre violente ed assassine, distruttive e causa di sfruttamento, sono condotte da singoli come espressione dell’andamento temporale. Anche nel Medioevo, facciamo un caso eclatante, ci stavano i poveri Renzo che girava con i polli in mano, e i don Rodrigo che, nel suo enorme Castello, era il Capo indiscusso che decideva la guerra e la pace. Poi c’è anche l’Innominato, il quale è un  inserito che approfitta della sua posizione per fare il magnanimo e ricever grazie da parte degli umili; adesso ce ne sono anche troppi, ma è un altro discorso.

   Non si possono personalizzare le Colpe, credendo di sconfiggere il Colpevole. E’ tutta una questione sovrastrutturale. Andremo avanti così, finché la situazione avrà la conformazione attuale. Non si può credere che, chi può, sia onesto per rispetto dei principi morali e perché volto verso il Bene.

   Bisognerà cambiare la situazione, avendo osservato nella Storia che certi effetti, sempre attuati per imporre cambiamenti nella Giustizia e nell’Equilibrio Sociale, mai hanno funzionato: come la Violenza, le Guerre (che poi sono violente), i confronti tra le Classi, l’elemosina che tende a mantenere la miseria… altri particolari di cui parleremo un’altra volta: se no direte che sono esagerato.

   In fondo, se andassimo avanti così, non è proprio al benissimo, ma si può anche fare.

 

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