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AMA SENZA PACE: SMONTATE LE MARMITTE AI MEZZI: DENUNCIA DELLA RAGGI

AG.RF.(redazione).15.06.2019

“riverflash” – Lo stato di agitazione all’interno dell’Ama, non si placa e la Raggi avvia le procedure per fronteggiare questa situazione. La denuncia della Raggi arriva all’indomani dell’annuncio, da parte dei sindacati Fp Cgil, Fit Cisl, UilTrasporti, Fiadel, dell’avvio delle procedure per lo stato di agitazione, che precedono l’avvio dello sciopero. Il fatto è accaduto nel VII Municipio, dove i camion dell’Ama erano pronti per andare a svuotare i cassonetti. Durante la notte però, una ventina di camion su 27 che erano nel piazzale, sono stati manomessi: tutte le marmitte sono state smontate e i serbatoi sono stati svuotati. E’ la stessa sindaca a parlarne, dal suo profilo facebook: “non ci siamo persi d’animo e abbiamo trasferito altri furgoni da altre sedi”. La Raggi poi, è tornata a parlare degli atti di sbotaggio e vandalismo che vanno avanti da circa un anno: “ 270 i contenitori stradali (cassonetti e campane) Ama bruciati, con punte di circa 100 in ciascuno dei due municipi X e VII, centinaia di migliaia di euro andati in fumo. Comunque gli autori di tutti questi atti siano sicuri di una cosa: non ci fermeremo. Pensano di colpire questa amministrazione ma arrecano un danno a tutti i romani. Noi andiamo avanti”, puntualizzando anche quanto sia difficile farlo in questo contesto. I sindacati hanno così giustificato i motivi che stanno portando allo sciopero: “le condizioni di lavoro per strada e negli impianti peggiorano, l’azienda continua ad assumere decisioni unilaterali e in alcuni casi contrari agli impegni assunti, i progetti sull’implementazione della differenziata non prevedono risorse aggiuntive ma sono portati avanti tappando i buchi e creandone di nuovi in altre zone. La situazione è diventata insostenibile”. Nel frattempo in azienda vengono organizzati continuamente tavoli di lavoro nei quali però, sembra che i manager non siano in grado di dare risposte: ciò che si rimprovera all’ amministrazione della Raggi, è il fatto che non abbia tenuto fede agli impegni presi sulle delibere 52 e 58 del 2015, per scongiurare la privatizzazione di altri pezzi di servizio pubblico e permettere di sostituire con nuove assunzioni almeno il personale collocato a riposo.

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