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AL VIA GLI US OPEN: IL TENNIS CERCA NUOVI PADRONI

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di Valter Chiappa
(AG.R.F. 26/08/2017)

(riverflash)       Si tirano le somme. Al via gli US Open, ultimo Slam della stagione, e i giocatori sono chiamati a raschiare il fondo del barattolo, dopo una stagione che, mai come quest’anno, ha mietuto vittime illustri. Sono stati presentati i tabelloni: vediamo allora cosa ci offrono gli chef americani.

Torneo maschile

Dopo il clamoroso abbandono di Djokovic a Wimbledon, i top players sono caduti come le mosche. Saltano Murray, Wawrinka, Nishikori, per ultimo Raonic. Si vocifera che vogliano seguire l’esempio di Re Roger: passare al pit stop per tornare in campo rigenerati. Si impone comunque una riflessione su uno sport, le cui accelerazioni ormai iperboliche impongono una preparazione atletica spinta agli estremi e sollecitazioni sempre più severe al fisico dei giocatori.

Per contro, in prima fila nella rosa dei favoriti al titolo ci sono i grandi vecchi: Rafa Nadal (classe 1986), da poco tornato al numero 1 del ranking dopo 3 anni di anticamera, forte dei titoli conquistati a Montecarlo, Barcellona, Madrid e soprattutto della sua decima vittoria a Parigi e Lui, Re Roger Federer, che a 36 anni si è permesso di portare a casa 2 Slam (Australian Open e Wimbledon), bruciando un’altra serie di record. Per fare un confronto, la finale 2002, ultimo atto della epica sfida fra Pete Sampras e Andrè Agassi, venne all’epoca considerata una sfida fra due pensionati. Eppure Pistol Pete, che allora si aggiudicò l’ultimo Slam della sua carriera, aveva 31 anni; Andrè uno di più. Per via del ranking, Nadal (n° 1) e Federer (n° 3) si trovano dalla stessa parte del tabellone; neanche quest’anno quindi assisteremo nel torneo newyorkese ad una finale fra i due, che invece già 9 volte si sono contesi uno Slam.

Chi proverà a scalzarli dal trono? Fra i Next Gen un solo nome: quello di Alexander Zverev, il tedesco di origine russa che ha fatto irruzione come un panzer nell’Olimpo dei Top Ten (ora è n° 6), dopo aver vinto 5 titoli in stagione, fra cui i 2 Master 1000 di Roma e Montreal. Potente nel servizio, solido nei colpi da fondo campo, ancora da rivedere nel gioco di volo, il tedesco ha soprattutto mostrato fredda determinazione e mentalità vincente, armi che spesso sono più letali delle fucilate con la racchetta. Federer gli ha dato una lezione di tennis sull’erba di Halle, liquidandolo con un netto 6-1 6-3; ma nell’ultimo incontro, la finale di Montreal appunto, il tedesco gli ha restituito il favore, imponendosi 6-3 6-4.

Poi gli outsider. Per i sognatori c’è Nick Kyrgios (n° 18 ATP), sempre in bilico fra le vette del suo immenso talento e gli abissi di una sregolatezza autolesionistica; per gli esteti Grigor Dimitrov (n° 9 ATP), il bello e incompiuto. I due vengono dalla recente finale di Cincinnati, dove il bulgaro è finalmente riuscito a sollevare la coppa di un Master 1000. Da osservare infine il bambino canadese Denis Shapovalov, che nell’ultima Rogers Cup, dove era stato ammesso con una wild card, ha fatto strage di cuori e di nomi illustri, spedendo a casa personaggi del calibro di Nadal, Del Potro e Mannarino.

Poco da dire, come sempre, sugli italiani. Al primo turno un sorteggio beffardo propone lo scontro fratricida fra il miglior azzurro, Fabio Fognini (testa di serie n°22), sempre più oggetto misterioso, e l’unico reduce dalla mannaia delle qualificazioni Stefano Travaglia. Andreas Seppi è chiamato all’impresa contro il coriaceo spagnolo Bautista Agut (n°11 del seeding). Non facile anche il compito di Paolo Lorenzi contro il portoghese Sousa (n° 50 ATP). Possono invece dire la loro Thomas Fabbiano, che affronterà l’austriaco Smith (n° 202 ATP), proveniente dalle qualificazioni e Alessandro Giannessi, opposto al lettone Gulbis (n° 257 ATP).

Torneo femminile

Giunta al tramonto la dittatura delle sorelle Williams, si stenta a trovare una nuova dominatrice della scena. Rapidamente ridimensionata Angelique Kerber, fermate da tristi eventi Petra Kvitova e dalla maternità Vika Azarenka, fra le Top 10 regna solo l’incertezza. Traballante il trono attuale di Karolina Pliskova, insidiata nel ranking mondiale da Simona Halep, distante solo 5 punti. Ma la rumena sembra voler far di tutto per non raggiungere la vetta: dopo aver lasciato il podio di Parigi, per cui sembrava favorita, alla giovane carneade lettone Ostapenko, si è fatta travolgere nella finale di Cincinnati da Garbiñe Muguruza, da cui ha incassato un sonoro 6-1 6-0. E proprio la spagnola, attualmente n° 3 del ranking mondiale, sembra essere l’avversario da battere. La vincitrice di Wimbledon, per completezza del repertorio e varietà di gioco, si fa preferire alle fuciliere dell’Est; la vittoria di Cincinnati la qualifica poi sulla superficie veloce. Pimpante poi appare Elina Svitolina, dopo una stagione che l’ha vista portare a casa ben 5 trofei (fra cui quello di Roma); la vittoria nella Rogers Cup dona poi anche a lei i galloni di specialista del cemento. Di Caroline Wozniacki quest’anno si apprezzano la straordinaria continuità (6 finali conquistate) e l’inconcludenza (tutte perse). Attenzione infine a Dominika Cibulkova e Agnieszka Radwanska e, fra le padrone di casa, Madison Keys: potrebbero riservare sorprese.

Desta curiosità l’incontro al veleno, che il sorteggio ha voluto all’esordio, fra Simona Halep e Maria Sharapova; la tigre siberiana, tornata sui campi dopo le note vicende di doping, è stata assalita dai fendenti delle sue stesse colleghe ed in questo momento è la giocatrice più odiata del seeding. Vedremo se saprà tornare ad essere anche la più temuta.

Le italiane infine, capitolo ancora più breve. Roberta Vinci, in crisi di risultati, avrà il suo da fare contro la tonica americana Sloane Stephens, fresca delle due semifinali consecutive raggiunte a Toronto e Cincinnati. Osso duro anche per Camila Giorgi: Magdalena Rybarikova (n° 33 WTA). La marchigiana, si sa, può tutto e il contrario di tutto. Per battere la slovacca gli resta solo la prima opzione. Registriamo infine il canto del cigno della leonessa Francesca Schiavone, che potrà dire la sua contro la qualificata estone Kanepi. Le altre tutte fuori nelle qualificazioni. Tant’è.

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