Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

AL SECCI LA FILARMONICA UMBRA INCENTRA LA SERATA SULLE VARIE TENDENZE ROMANTICHE

di Francesco Angellotti (AG.RF 28.02.2020)

(riverflash) – La Filarmonica Umbra continua ad offrire, presso il Teatro Secci di Terni, eventi sinfonici sempre più interessanti, dando il giusto rilievo ai giovani che s’introducono nell’Arte, che son già arrivati ad un riconosciuto livello nell’affermazione internazionale.

   Le due ragazze che hanno iniziato la serata, hanno introdotto il discorso sul genere Romantico che ha avuto in musica  tendenze diverse, ma dal prestigio sempre determinante per le seguenti evoluzioni che son partite da questo bagaglio.

   Impetuoso è stato l’inizio con il brano “Pantasiestucke” (dieresi sulla u), che è stata l’ultima composizione realizzata a Dresda dal genio Robert Schumann (Zwickau 1810 – Endenich 1856), che reagì all’oscurantismo in cui si trovava represso in quella città, dando vita al conforto delle relazioni familiari, che viveva con la moglie che lo adorava ed i tanti figli; esprimendo il calore dell’intimità.

   Eleonora Testa al violoncello (15 anni) ed Elisa Serra al pianoforte (17 anni) , dopo l’esecuzione di questo brano appassionante, hanno eseguito anche “La Danza degli Elfi” op. 39 di David Popper (Praga 1843 – Baden 1913); oltre ad essere un virtuoso al violoncello, Popper arricchì la letteratura musicale anche con diverse trascinanti composizioni, come la Danza degli Elfi che abbiamo sentito (Elfentanz) che era stata ideata per violoncello ed orchestra, ma essendo stata arrangiata molto, Eleonora ed Elisa l’hanno potuta proporre con violoncello e pianoforte.

   Applausi scroscianti alle due ragazze, che hanno fatto ascoltare due diversità del genere Romantico con una classe ed una bravura, che in fondo trovava solo conferma nei tanti riconoscimenti che le musiciste hanno già ottenuto a livello Europeo.

   Subito dopo è entrato Alberto Miodini, che si è seduto al pianoforte, Ivan Rabaglia, con il violino sulla spalla, e Enrico Bronzi, con innanzi il violoncello. Signori: erano proprio loro.”Il Trio di Parma”.

   Nel dopo-concerto, intrattenendomi con Enrico Bronzi, ho trasmesso la mia ammirazione per una esecuzione che, avendo raggiunto la perfezione nella tecnica, ha proposto un’interpretazione d’insieme veramente passionale. Il Musicista ha sorriso, e ha risposto che non si può mai terminare d’imparare; e questa affermazione è merita di Lode.

   I 2 brani sono stati invertiti nell’ordine da come erano presentati nel programma; e forse il motivo è stato quello d’iniziare con un Brano appassionante, che avrebbe potuto trascinare tutta la platea; così, di Antonìn Dvorak (Nelahozeves 1841 – Praga 1904) è stato eseguito un “Trio in fa min.”, op. 65. È un brano ricchissimo di un susseguirsi di schemi che lanciavano temi ideati, poi ripresi, ma arricchiti dell’esperienza che si era svolta; un susseguirsi appassionante di diverse impostazioni, espressione di un discorso appassionante e quasi invadente. Come nel 2° tempo, in allegretto grazioso, in cui si inserisce quasi come intermezzo un’estrazione dal ritmo di melodie popolari.

   Il risultato porta ad una Vitalità Gioiosa, quasi come un composto per una danza paesana, riprendendo nel finale temi lanciati nel 1° movimento “Allegro ma non troppo”.

   Una breve pausa ci voleva, perché l’emozione era entrata nell’anima prepotentemente, ed è sembrato importante  raccogliersi un attimo per rientrare nella concentrazione, onde accogliere Brahms col dovuto equilibrio, di cui il musicista tanto ci teneva.

     Ultimo composto, quindi, il “Trio in Do magg.” op. 87 di Joannes Brahms (Amburgo 1833 – Vienna 1897), in cui veramente viene eseguito uno studio ammaliante su quanto di più ricco possa essere espresso dal genere Romantico; che è dolcissimo e leggiadro, anche se rispettoso di tutti i particolari che lo inquadrano nella specialità.

   Questo spartito in particolare fu steso quando l’autore già era maturo, tanto da poterlo inserire nella 3° fase della sua evoluzione musicale, che seguiva attentamente la precisione nella nobiltà. Appassionante notare l’inserimento di Variazioni, d’estrazione popolare e zingaresca; anche se il particolare viene proposto come sogno lirico di serenità. Si può dire che la tematica tendeva verso il fiabesco, il visionario, il notturno … come era caratteristico tra i romantici in Germania.

   L’atmosfera è tornata ad essere favolosa, portando tutto il pubblico ad avvertire gli impulsi del sentimento.

   Si è capito, inoltre, perché è stato modificato l’ordine delle 2 esecuzioni del Trio; il bis programmato era una prosecuzione del discorso appena svolto, dato che la tematica trattata era composta sempre da Brahms.

    Però, pur rimanendo nella stessa armonia, l’ “Andante Grazioso” III trio è stato un breve passo in cui s’è espresso in modo eccezionale il virtuosismo di tutti e 3 i musicisti, che hanno mostrato l’altissimo livello della loro bravura compiendo passaggi elaborati ed entusiasmanti.

   In un momento problematico come quello che stiamo vivendo, in cui il Mondo si sta fermando in tutte le sue attività, la Musica, e questa Musica, è veramente un’ancora di salvezza che ci offre la speranza di poter ancora avere la forza e lo spirito di trovare i Valori che abbiamo sempre cercato..

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*