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A Sangemini «EVOCATION» con le chitarre di LUCA PIER PAOLO D’AMORE e FABRIZIO PORRAZZINI

di Francesco Angellotti (AG.RF 22.07.2018)

(riverflash) – Se chiedessi a tutti coloro che si sono incuriositi, e si stanno intrattenendo a leggere queste righe, quanti sono quelli che non hanno mai preso una chitarra in mano, e non hanno cercato di strimpellare qualche canzoncina, casomai dagli accordi senza barré, quanti saranno quelli che mi risponderanno che non è mai capitato?

   La chitarra è lo strumento più facile da trovarsi tra le mani: la sinistra sulle corde dell’asse, la destra lanciata su quelle che lanciano il ritmo sulla cassa armonica, giro di Do e giro di La per iniziare, qualche motivetto chi non l’ha mai strimpellato?

   Quel poco che si è imparato, anche avendo seguitato fino ad imparare gli accordi, non è l’Arte di Suonare la Chitarra. L’elaborazione d’ambo le mani è qualcosa d’ inimmaginabile, e bisogna dire che la chitarra si può suonare in tante maniere: sempre ad alto livello.

   Per esempio, da quando esiste la Chitarra Elettrica, le elaborazioni sono molteplici, dando alla chitarra un significato personale; ricordo i Big che terminavano il concerto sfasciando la chitarra, per dare un senso di antitesi e distruzione, rivolti alla Società schiacciante ed opprimente; o le elaborazioni veloci, assurde e contraddittorie alla Jimy Hendrix, Frank Zappa, o altri maghi dell’elettrica.

   Se venerdì 20 luglio Pier Paolo D’Amore e Fabrizio Porrazzini avessero rotto anche una corda della chitarra che hanno suonato presso il Museo Calori, sarebbero stati passibili di denuncia, per oltraggio nei riguardi d’Opere d’Arte.. Gli strumenti che avevano erano storici; non solo perché uno degli anni ’80 e l’altro, quello di Luca, degli anni ’60; ma erano tutti e due stati del grande maestro Mario Jalenti. Ed i due Maestri son venuti per dedicare il concerto  al loro professore, che ha trasmesso presso l’Istituto Briccialdi la passione e la tecnica che…

…sareste dovuti venire allo spettacolo “Evocation” presso il Museo Calori a Sangemini.

   Luca Pier Paolo D’Amico è venuto dalla Francia, ove ha una cattedra al Conservatorio di Villepinte e di Rosny-Sous-Bois.  Fabrizio Porrazzini è invece titolare di chitarra classica della scuola comunale “A. Onofri” di Spoleto, oltre ad avere la cattedra presso la scuola media “De Filis” a Terni. Ampio il repertorio, genere tutto Musica Classica: ma di estrazione Spagnola.

   La rifinitura di come erano toccate le corde si espandeva con una delicatezza che aveva risvolti tenui ed anche travolgenti; con un arpeggiato che aveva un senso così armonioso, che non sembrava possibile che il suono fosse tirato fuori da 2 chitarre. Eppure Luca e Fabrizio erano là, e la bravura su come arpeggiavano era incedibile: la sintonia con cui le melodie erano articolate, sembrava fossero dei discorsi, dai quali si potesse assorbire il Contenuto: Assoluto e Bellissimo, perché era Musica!

   Il Senso Sublime che rende la musica Arte, che oltrepassa le circostanze umili e materiali, ma è esaltante: elevando verso un senso in cui si arriva a tangere l’Assoluto. Se vi sembra che stia esagerando, allora sareste potuti venire ad ascoltare il concerto: anche se posti a sedere erano esauriti.

   Gli autori suonati erano tutti dell”800, ed in fondo anche alcuni pezzi erano tra i più conosciuti; ma, scusate, non riesco a trasmettere l’armonia trasmessa dall’elaborazione su quelle corde, che ieri sera son state arpeggiate così artisticamente, che, a chi afferma che il Paradiso può attendere, io mi trovo discorde, perché invece trovo che è sempre l’ora per un’escursione, anche breve: ieri sera, alle 21,45, presso il Museo Calori, siamo stati tutti in Paradiso.

   Musiche di Enrique Granados (1867-1916), Gabriel Fauré (1845 – 1924), Claude Debussy (1862 – 1918), Isaac Albeniz (1860 – 1909), Manuel De Falla (!876 – 1946); poi sono stati acclamati 2 bis; un Tango di Albeniz e la danza n° 6 di Granados.  Da notare, che il più vecchio dei Compositori è stato Fauré, nato nel 1845; quindi tutti hanno passato il secolo, lasciando i loro spartiti nel secolo ‘900. Quindi han percorso la Vita a cavallo dei 2  secoli, ed è importante il rapporto col messaggio musicale, elaborato in un un periodo molto “focoso”. Ma forse, quel che hanno voluto portare, è studio e sentimento, anche se quando il calore d’animo si mostra,  non sempre incoscientemente, è importante sia filtrato attraverso la personalità, che trasmette l’emozione che bisogna inserire nel retroterra storico.

   Il significato della Musica non è racchiuso nel motivo della canzonetta, ma è un’espressione che sfocia, librando nel proprio animo: poi ognuno senta come vuole.

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