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NOVE LUNE E MEZZA, GLI INFINITI MODI DI ESSERE FAMIGLIA

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di Sabrina Sciabica (AG. RF. 12.10.2017)

(riverflash) – Un film audace, questo di Michela Andreozzi, che fa subito colpo con idee originali, temi profondi affrontati con ironia e un cast eccellente.

Soggetto e sceneggiatura sono di Michela Andreozzi, Alessia Crocini e Fabio Morici, che nella trama affrontano il tema della genitorialità, soprattutto da un punto di vista diverso dal concetto canonico di famiglia.

Livia (Claudia Gerini) decide di aiutare la sorella Tina (Michela Andreozzi) a concepire un bambino; la forza e la sinergia della “sorellanza” è, quindi, altro argomento della pellicola, nel confronto continuo tra donne che si supportano, si sopportano, si affrontano schiettamente e maturano insieme, entrambe attrici perfette nei loro ruoli.

E poi ci sono i compagni, che a stento riescono a stare dietro a queste figure fiere e meravigliose: l’esilarante Lillo Petrolo è l’uomo fantacalcio-centrico di cui Tina si è innamorata; il dolce e paziente Giorgio Pasotti è colui che faticosamente sopporta Livia, musicista realizzata e sicura di sé.

Senza mai criticare la famiglia tradizionale, anzi, mettendone in luce l’affetto, la tenerezza, la fatica di mantenerla unita – ci sono molte scene in cui gli anziani genitori riuniscono tutti attorno ad un tavolo, come nella migliore tradizione italiana – la regia ci mostra anche famiglie alternative e felici, suscitando riflessioni su argomenti delicati e molto attuali.

In modo garbato e divertente, Stefano Fresi e Massimiliano Vado interpretano un nucleo familiare composto da una coppia gay con due figli, bimbi allegri e spensierati.

Gli sposi iper-religiosi (interpretati con simpatia da Claudia Potenza e Alessandro Tiberi) sembrano non aver altro da fare se non fare figli, mentre la bella Livia dichiara di non volerne e di stare bene così!

Michela Andreozzi, per la prima volta alla regia, spiega che il soggetto fondamentale della commedia è l’amore, e l’interrogativo su fino a che punto si possa arrivare per amore, in questo caso verso una sorella che può aver bisogno di qualcosa – tant’è che Livia presta il suo utero a Tina, nascondendolo alla famiglia e provocando una serie di situazioni spassose.

A completare l’opera c’è la partecipazione di Arisa, nel ruolo della strampalata e solitaria partoriente (oltre al fatto che canta “Ho cambiato i piani”). Qualche minuto di swing – con Piji e la sua band – basterà a ricordare a Livia che la musica è un sostegno e sarà anche la migliore compagna durante queste nove lune di tempo.

Il messaggio finale è affidato alla grinta di Paola Tiziana Cruciani, nei panni dell’ostetrica. Soddisfatta del suo compito, subito dopo un parto, comunica, guardando direttamente la cinepresa, l’idea fondamentale di tutta la pellicola: l’importanza, la forza, la bellezza, la dolcezza delle donne, che sono prima di tutto tali, e poi (eventualmente e non obbligatoriamente) mamme, sorelle, amiche, lavoratrici e quant’altro.

Un film come Nove lune e mezza, che esalta l’altruismo e la femminilità, che fa ridere e riflettere allo stesso tempo, è certamente un film da vedere!

 

 

 

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