di Fuzuli Mammedov (Vice Presidente del congresso degli azerbaigiani europei)
AG.RF 12.07.2017 – Oggi la politica mondiale è molto occupata con la Siria, per cui altre zone di conflitto bellico rimangono fuori dalla vista e per questo non diventano la notizia più importante del giorno per i mass media. Uno di queste zone di conflitto è nel Nagorno-Kharabakh. Un problema è evitare di chiamare tale conflitto con il suo autentico nome che è l’aggressione dell’Armenia contro l’Azerbaigian. Come conseguenza dell’aggressione continuata in 25 anni, un milione di persone sono diventate rifugiati e si sono sistemate nelle altre regioni dell’Azerbaigian. Il 20% del territorio azerbaigiano è sotto occupazione. Vengono uccisi civili azerbaigiani, vengono saccheggiati monumenti storici. Finora l’Azerbaigian ha subito danni per 6 miliardi di dollari.
La questione di Nagorno-Kharabakh si sta definendo erroneamente il «conflitto congelato». Questa, però, è un’espressione errata perché questo conflitto può degenerare da un momento all’altro, come dimostrano gli avvenimenti successi nell’aprile dello scorso anno.
La parte più esecrabile della questione è che le forze armate armene bombardano continuamente la popolazione civile. A giustificare ciò non troviamo l’applicazione di alcuna norma o regola. Durante il cessate il fuoco dell’Azerbaigian numerosi civili sono stati uccisi dalle armate armene. Inoltre, durante la tregua, 32 bambini sono stati vittime del terrorismo armeno e 13 di loro sono morti, altri 13 sono feriti. Alla schiera delle vittime va aggiunta Gulieva Zahra, di soli 2 anni.
L’ultimo incidente è avvenuto il 4 Luglio del 2017 al villaggio di Alkhanli della regione di Fizuli dell’Azerbaigian. Il villaggio è stato colpito con le granate che ucciso due abitanti del villaggio: Sabina Guliyeva nata nel 1967 Zahra Guliyeva, una bambina di 2 anni.
Questa azione armata dello Stato armeno nega palesemente le convenzioni internazionali ratificate dall’Armenia nel 1990.
Se il mondo intero, le organizzazioni internazionali comprese le istituzioni europee e i paesi europei resteranno in silenzio riguardo a tale problema, vorrà dire che la minaccia continuerà e la regione del Nagorno-Kharabakh vivrà un altro periodo di guerra, con conseguente uccisione di bambini.
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