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Una staffetta intergenerazionale che si colloca nel solco del lavoro di cittadinanza

steffetta-generazioniAG.RF 04.06.2017

(riverflash) – L’esperienza di chi ha smesso di lavorare prima della pensione per formare i giovani che il lavoro non ce l’hanno. Un problema non facile da risolvere che verrà trattato nel Convegno del 20 giugno 2017 “Il BES nel DEF – Staffetta intergenerazionale – Lavoro di cittadinanza”.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente documento preparatorio:

In un quadro abbastanza confuso per non abusare del termine “liquido” si rincorrono le proposte, tra formazioni politiche, per contrastare la povertà la disoccupazione giovanile e l’uscita dal lavoro. Si parla di sostegno attivo all’inclusione, reddito di inclusione, reddito di cittadinanza, reddito minimo, reddito di partecipazione e non da ultimo di sussidio di disoccupazione. Quella che si appresta ad essere presentata da un raggruppamento di Associazioni da anni impegnate nel volontariato, ha l’ambizione di mettere insieme “giovani” e “anziani” in un progetto di staffetta intergenerazionale che si colloca nel solco del lavoro di cittadinanza. Le Associazioni che hanno lavorato alla proposta nel recente passato hanno studiato a fondo i temi dell’inserimento del valore sociale nel bilancio degli enti locali, del degrado delle periferie, della mancanza di sicurezza nei territori urbani decaduti, della lotta alla criminalità, del contrasto alle povertà, fenomeni che piagano a fondo la società attuale. I proponenti intravedono nella staffetta intergenerazionale un dialogo tra la generazione fordista, vicina all’uscita di scena, e la generazione digitale, che stenta ad alzare il sipario. Le due tipologie di cittadini in comune hanno il presente fortemente gravato dalla disoccupazione, l’assenza di futuro e i bisogni di cure delle persone e della cosa pubblica. Attingendo al modello del servizio civile la staffetta emanciperebbe l’attuale esperienza ad una forma più funzionale ai bisogni ”culturali/pedagogici”della società attuale: 12-24 mesi di servizio civile (retribuito con valori non inferiori a quelli della povertà assoluta) per i giovani di età compresa tra 18- 29 anni, gli junior, e identico periodo valido ai fini di anticipo pensionistico per gli occupati o disoccupati over 55, i senior, che vogliono e possono trasmettere saperi e conoscenze a chi si appresta ad entrare nel modo del lavoro. Non vi è dubbio che ci sono dei costi da sostenere ma da stime nemmeno tanto approssimative possiamo quantificare in 0.70 % del PIL tale esborso da rendere strutturale per una platea di circa 1,4 milioni di cittadini presi a riferimento. I campi su cui agire per trovare le risorse sono molteplici e il Bilancio dello Stato ci informa che sussistono dei margini per agire sia sul versante della spesa sia su quello della crescita. Inoltre andrebbe aggiunto il contributo economico da parte delle imprese private interessate ad aderire al progetto intergenerazionale in una ottica di CSR, ovvero di responsabilità sociale. I progetti verrebbero analizzati e gestiti con lo staff amministrativo che già opera preso il consiglio dei Ministri per il servizio civile e gli aventi requisiti possono inviare la propria iscrizione ad una singola anagrafe che misurerebbe anche il livello di sensibilità della società civile ai progetti di cura e di professionalità sia rivolti alla persona che alla cosa pubblica. Imprese private e il mondo del terzo settore saranno i soggetti che invieranno i progetti per una riqualificazione della società civile consentendo alla staffetta di consegnare il testimone.

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