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«LIBERE DISOBBEDIENTI INNAMORATE» della regista palestinese Maysaloun Hamoud

libere_disobbedienti_innamoratedi Marino Demata (RiveGauche)

AG.RF 14.04.2017 – Libere disobbedienti innamorate è il titolo italiano del film di produzione israeliana che costituisce l’opera prima della regista palestinese Maysaloun Hamoud. Il titolo originale è quello col quale la regista ha voluto connotare la situazione reale e psicologica delle tre protagoniste: Bar Bahar, che significa fra terra e mare, cioè l’essere in una situazione di sospensione, come a metà di un guado tra tradizione ed emancipazione, tra fondamentalismo e libertà. Non siamo d’accordo col titolo italiano che si ferma su una tripla aggettivazione, perché l’aggettivo, per definizione propria, non fa che definire un aspetto specifico senza mai cogliere il tutto. In questo caso infatti i tre aggettivi banalizzano (come purtroppo succede spesso con i titoli italiani), e non rendono giustizia del vero pensiero della regista, come viene espresso attraverso il bellissimo titolo originale, che ci offre non aggettivazioni, ma, in una bellissima sintesi, lo stato reale e completo di tre ragazze, simbolo di tutti coloro che, nell’ansia dell’emancipazione, vivono comunque in un limbo, sospese come fra terra e mare.Libere...2

Laila e Salma sono due ragazze palestinesi che vivono a Tel Aviv, la moderna metropoli ove (quasi) tutto è permesso ed è possibile ed è l’unico luogo dello Stato di Israele  che odora di modernità e dove può maturare una storia di ragazze sulla via dell’emancipazione, come quella che Maysaloun Hamoud ci racconta.
Laila e Salva hanno scelto di vivere lì e di operare una sorta di strappo dalle patriarcali tradizioni che ancora sono fortissime a soli pochi kilometri dalla loro casa. Laila di professione fa l’avvocato, e riesce a tenere testa ad avvocati più esperti e consumati. Si innamora di un ragazzo e crede di aver trovato il vero amore. Ma ben presto il ragazzo si rivelerà per quello che è: pieno di pregiudizi e prigioniero di una famiglia patriarcale e conservativa. Così si fa portavoce di tradizioni che non possono tollerare una ragazza che fuma, che veste in maniera vistosa, che conduce una vita assai libera. Ma Laila non ce la fa a scendere a patti: sarebbe come rinnegare il modo col quale ha vissuto finora e ritornare al passato buio delle antiche tradizioni. Libere...4
Con Salva i discorso è ancora più complesso perché  oltre ad essere donna e palestinese è anche lesbica e quindi deve lottare per far cadere un pregiudizio in più da parte di chi la circonda. Si innamora di una ragazza e imprudentemente la porta nel suo paese natio a pranzo dai suoi genitori, che si accorgono del rapporto particolare tra le due giovani. Emerge nello scontro col padre tutta la radice conservativa e patriarcale di una cultura dura a morire, che porta perfino alla minaccia di rinchiudere la propria figlia in un manicomio “finché non sarai guarita da questa malattia”.
Nell’appartamento delle due ragazze si aggiunge una terza ospite, Nour, assai diversa dalle prime due: viene da una famiglia ed una società conservatrice. Indossa lo Hijab, il velo islamico, prega ogni mattina presto, è fidanzata con un ragazzo che intende andare rapidamente al matrimonio e che considera il rapporto con una donna come una sorta di possesso che consente di fare quello che si vuole. Nour è il personaggio chiave del quale possiamo, quasi come in vitro, assistere a tutte le fasi della emancipazione. La ragazza subisce uno stupro dal proprio fidanzato e, anche grazie alla vicinanza, all’esempio e all’aiuto delle altre due coinquiline, riesce ad affrancarsi della soffocante presenza del fidanzato e a sciogliere ogni legame con esso.Libere...3
Alla fine quello che emerge è il quadro esemplificativo di tre ragazze che vogliono vivere libere ed affrancarsi da ogni ipoteca soffocante, che vogliono amare come e quando vogliono, che fumano, consumano droghe, e bevono senza mai perdere del tutto il controllo su stesse, in una sorta di revival degli anni ’70, circondati dalla cultura del pregiudizio, alimentata da mille tabù. In una quotidianità forse un po’ ripetitiva, ma che rimarca e ribadisce, giorno dopo giorno, anche attraverso strappi ed episodi emblematici, la  voglia di libertà e di emancipazione alla quale nessuna delle tre amiche saprà mai più rinunciare.
Il film ha ricevuto consensi e premi ai Festival di Toronto e di San Sebastiano e al Festival di Haifa è stato premiato come migliore opera prima.

Fonte: rivegauche-filmecritica.com

 

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