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“Roma è un campo di battaglia perfetto per una guerra tra poveri”

di Francesca Romana D’Andrea (AG.RF 07.12.2016) ore 10:46

(riverflash) – Palazzi e palazzi interi, enormi, tutti nello stesso quartiere, perché i borghesi le case popolari vicino non ce le vogliono e forse neanche i “popolari” vogliono abitare vicino a loro.

Agglomerati popolari, dove è più facile creare punti di ritrovo per spaccio, violenze, battaglie.

E’ da sempre una guerra tra poveri, poveri accecati dall’ingiustizia, dalla rabbia, poveri che se la prendono con altri poveri solo perché quel giorno c’è chi ha ottenuto poco di più.

Questo è accaduto nel quartiere San Basilio di Roma, uno di quei quartieri dove se percorri alcune vie con la macchina ti ricordano che è meglio non tenere la mano con l’orologio fuori dal finestrino.

Quel quartiere, dove le stesse ragazze che ci abitano sconsigliano alle amiche di mettere una minigonna quando le vengono a trovare.

Stamani un gruppo di residenti ha impedito ad una famiglia marocchina, regolarmente assegnataria con tre figli, 5, 7 e 10 anni di prendere possesso di un appartamento.

Ad essere mandato via durante gli sgomberi, un signore abusivo, suo figlio e il loro cane, adesso dormiranno in un camper.

Da una parte abbiamo una famiglia straniera ed una domanda regolare con tutti i passi per ottenere una casa popolare, dall’altra un signore romano con evidenti problemi economici che forse non ha mai regolarizzato la sua domanda.

La polizia era pronta ad affrontare gli abitanti dello stabile pur di far entrare i nuovi assegnatari ma la famiglia marocchina ha rifiutato di abitare lì.

In questo caso non è ben chiaro come agirà la legge ma solitamente quando si rifiuta una casa popolare, non si ha più diritto ad ottenerne un’altra e quindi si riparte con una nuova domanda, altre file allo sportello, altri anni.

Ogni anno a Roma vengono liberati migliaia di appartamenti e ne vengono riassegnati solamente un centinaio, spesso a rimanere vuoti sono i migliori, ai piani alti con le serrande abbassate.

Oppure la storia dei bonus, per cui molte famiglie che hanno accettato sono state poi sgomberate perché hanno capito troppo tardi che nessuno affitta una casa a chi non ha garanzie, solo attraverso un bonus generato dal Comune di Roma.

Ma a Roma non si sa mai cosa conviene davvero fare.

Se si cerca di essere precisi e di fare domanda all’Ater, possono passare anche dieci anni, in quei dieci anni una famiglia intera può ritrovarsi a vivere in case di altri da ospite, a dormire in macchina, a Villa Borghese, in una tenda sul litorale.

Ci sono persone a Roma che hanno occupato, sostenuti da movimenti, e poi sono riusciti ad ottenere un appartamento.

Per questo ed altro c’è molta confusione e disperazione, talmente tanta che un cittadino in difficoltà non sa se muoversi secondo le regole, consapevole di poter morire mentre aspetta un appartamento assegnato per diritto oppure se reagire e arrivare ad occupare una casa vuota, senza riscaldamenti, con infiltrazioni e muffa.

A Roma quando esci dai quartieri popolari sembra che i problemi non esistano più, cambiano i palazzi, cambiano le strade, le macchine e cambia anche l’aria.

I quotidiani sembrano essersi svegliati, addirittura in prima pagina, titoli strepitosi per una realtà viva ogni giorno, spero sappiano almeno dove si trova Via Andersen, quando la si percorre in motorino non è strano pensare:

“E se partisse un proiettile in questo momento?”.

Perché è davvero tutto possibile in certe realtà.

Magari serve nascere in periferia per svegliarsi con la consapevolezza che ogni giorno è un giorno buono per assistere ad una guerra tra poveri.

Di articoli simili, che denunciano una realtà che rende esausti ne ho letti un’infinità, ho raccolto testimonianze di persone che nei Residence temporanei vivono in condizioni da terzo mondo ma non posso dire ancora aver visto cambiare una delle realtà più tragiche di Roma.

 

immagine roma

 

 

 

 

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